Cronache di Gaia prende il nome dalla saga fantascientifica di Claudia Tonin. Ma è anche un blog in cui parlare di libri, film, mare, natura e ogni cosa le passi per la testa.
Cronache di Gaia.
Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!
venerdì 30 luglio 2010
Libro da ombrellone n.1
Passata la furia di ieri, sì sono abbastanza volubile, e in genere non resto mai arrabbiata a lungo ^^, rieccomi a parlare dell’ultimo romanzo che ho letto.
Si tratta di un grazioso libro da ombrellone.
Nel gergo di Daisy, dicesi “Libro da ombrellone”,un libro dalle dimensioni ridotte, portabilissimo nella sacca da spiaggia, leggero, sia come numero di pagine, sia come contenuto, che posso leggere mentre fisso l'orizzonte e controllo i pupi, grandi e piccoli ;)
"L'orribile karma delle formica" di David Safier.
aNobii lo presenta così :
Da affascinante conduttrice televisiva a formica! E tutto per colpa della sua sfrenata ambizione e del suo cattivo carattere. Una punizione tremenda per la povera Kim, che perde in un colpo il marito, la sua bimba e finisce a un livello infimo nella scala delle reincarnazioni. Ora per lei c'è un solo modo per correre ai ripari: tentare la difficile risalita da insetto a essere umano, passando per una serie di altre, certo orribili, forme animali. Riuscirà a rientrare nel corpo di una donna e a impedire che il consorte finisca definitivamente tra le braccia della sua ex migliore amica? Un esordio esplosivo, un romanzo scoppiettante, che la stampa ha classificato tra i più divertenti di tutti i tempi.
Media voti 3 e mezzo
Condivido la votazione.
Ora definirlo “tra i più divertenti di tutti i tempi” è un’esagerazione bella e buona, ma si sorride. Garantito.
Questa donna sfortunata passa da una vita all’altra accompagnata dalla reincarnazione di Casanova, il mio personaggio preferito, e cerca di riavere la sua famiglia. A tratti è pure commovente.
La visione religiosa non la prendo neanche in considerazione perché l’autore di certo non voleva scrivere un trattato sul Buddismo. Anche perché descrive Buddha in modo a dir poco irriverente…
Simpaticissimo invece il modo di presentare gli eventi attraverso gli occhi di esseri che di solito non consideriamo. Come le formiche.
Mie acerrime nemiche delle ultime settimane, ora, dopo aver letto il libro, mi sento quasi in colpa per averle schiacciarle, poveracce. Non penso per un attimo che siano la reincarnazione di mia nonna, solo che, constato che anche loro devono pur mangiare!
Ci sono riferimenti al nostro egoismo, agli esperimenti sugli animali nei laboratori, alla forza dell’amore.
Insomma un buon libro da portare nel week end sotto l’ombrellone!
Buon fine settimana a tutti!
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giovedì 29 luglio 2010
è un mondo difficile
È un mondo difficile.
Sono una lettrice, lo sono da trenta anni ormai. Adoro perdermi nelle immagini che la mia mente crea dalle parole che solleticano la mia corteccia cerebrale.
Fino a due anni fa non avevo mai pensato di scrivere un romanzo. Storie ,storielle, diari, interviste, altre piccole amenità sì, ma un intero romanzo no. Escludiamo ovviamente la tesi di laurea.
Più o meno tecnica, più o meno femminista, più o meno per tutti.
Di quella non parliamo.
Scusate la premessa. Era per dire: da due anni a questa parte mi si è aperto un mondo.
Un mondo di editori a pagamento, doppio canale, free. Grandi Editori. Blog, Forum, discussioni, magazine, aNobii! Luoghi splendidi con abitanti intelligenti, divertenti e colti.
Assieme a questo mondo però si è aperto il vaso di Pandora!
Opinioni e discussioni crudeli, invidiose, critiche e insulti gratuiti a tutto e a tutti.
Suvvia Signori stiamo calmi!
Non si salva niente e nessuno.
La povera Licia è una capra, i giovani pieni di speranza sono solo dei copioni, gli italiani sono incapaci di scrivere fantasy, o peggio, sono solo raccomandati. I vampiri sono il flagello della letteratura(ok, qui mi sa che un po’ di ragione c’è…). E ogni genere di giustificazione metafisico-filosofico-letterario-politico-matematica-architettonico-musicale, per dire che tutti sono stupidi se non leggono quello che leggo io, o meglio, quello che ho scritto io!
Suvvia Signori stiamo calmi!
Un anno fa scoprii Gamberetta e, per quanto ammirassi il lavoro monumentale che faceva per ogni recensione, il suo stile, volutamente acido, era troppo per me.
Da lei si sono diramati cloni, o ci sono sempre stati?
Il fatto è che il web è pieno, strafar cito di lettori arrabbiati, invidiosi, rancorosi.
Ma perché? E contro chi?
Si tratta forse di palestre dove gli autori si allenano a diventare grandi incassatori?
Visto che non si incassiamo soldi, almeno prendiamoci ‘ste sberle!
Suvvia Signori stiamo calmi!
Probabilmente sono io sfortunata.
Ma veramente non ci sono più ambienti virtuali fantasy dotati di self control…
Guarda caso poi, gli agenti di scompiglio, gli infiltrati agitatori sono sempre gli stessi.
“gira smissia”, come diceva mia nonna, si trovano sempre le stesse persone.
Vorrei dire “Mala tempora”.
Non ci sono più critiche costruttive, o se ci sono, sono minoritarie.
Nessuno dice che a tutti debba piacere tutto, ma un po’ di educazione.
Suvvia Signori stiamo calmi!
Su quelle parole che leggete gli autori hanno sognato, pianto e sperato. Ricordiamocelo.
Mi sa che siamo proprio a fine impero, la cometa è passata, siamo nella sua coda, con miriadi di frammenti luminosi, nessuno dei quali però potrà illuminare il cielo.
La cometa è già passata.
Suvvia Signori stiamo calmi!
p.s. gli errori di digitazione sono tutti miei, non ho riletto, altrimenti chissà che altro avrei scritto…
scusate lo sfogo ^_^
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lunedì 26 luglio 2010
Signore e signori
Signore e Signori
di
Alan Bennett.
Wikipedia ci dice di lui:
Alan Bennett (Armley, 9 maggio 1934) è uno scrittore e drammaturgo inglese. Figlio di un macellaio, dopo gli studi secondari ha vinto una borsa di studio ad Oxford presso l’Exeter College, dove si è laureato in storia e dove è rimasto per diversi anni come ricercatore e docente di storia medievale, finché non ha abbandonato il mondo accademico per dedicarsi al teatro.Al 1994 risale il film La pazzia di Re Giorgio, adattamento dell’omonima commedia di Bennett del 1991. Nel 2004 è avvenuta la prima rappresentazione della commedia The History Boys, da cui nel 2006 è stato tratto l'omonimo film vincitore di 6 Tony Award.
In italiano le opere di Bennett (soltanto alcune, tra la vasta produzione dell’autore) sono state pubblicate dalla casa editrice Adelphi.
• La pazzia di Re Giorgio (The Madness of George 3), 1996
• Nudi e crudi (The Clothes they stood up in), 2001
• La cerimonia del massaggio (The laying on of Hands), 2002
• La signora nel furgone (The Lady in the Van), 2003
• Signore e signori (Talking heads), 2004
• Scritto sul corpo (Written on the Body), 2006
• La sovrana lettrice (The uncommon Reader), 2007
• Una visita guidata, 2008
• L'imbarazzo della scelta, 2009
Adelphi ci dice anche che :
Alan Bennett ha esordito nel 1960 come attore e coautore di un fortunatissimo spettacolo leggero Beyond the Fringe. La sua prima commedia andata in scena a Londa, Forty Years On, è del 1968.
Alan Bennett, a proposito di Signore e Signori ci dice che:
“Questa raccolta contiene la prima serie di Signore e Signori, sei monologhi in tutto, e la sua Introduzione. Mi è parso opportuno includere anche Una donna come tante, un monologo che risale a molto tempo prima, passato in tivù nel 1982, per il quale avevo preparato questa introduzione”.
Io vi dico che Signore e Signori sono sei monologhi più uno, appunto.
Stranamente, a parte Una patatina nello zucchero, il cui narratore è un uomo,( ma scopriremo alla fine che è omosessuale) gli altri sei sono raccontati da donne. Non hanno tutti lo stesso ritmo, ovviamente, ma nel complesso non si può non riconoscere l’ironia amara del suo autore.
Sorrisi a denti stretti e molti pensieri sulla solitudine. Monologhi sono appunto.
Il compagno di vita o non c’è mai stato, o è morto, o se l’è data a gambe.
Lettura che consiglio caldamente, perché piacevole e nello stesso tempo seriosa. Spunti di riflessione sulle fobie e fissazioni umane e sulla religione. Presa in giro in modo elegantissimo, non tanto nella fede quanto nella professione offerta dagli esemplari dei credenti. Ci sono anche frecciate al mondo dello spettacolo, mirabile è la chiusa finale di La sua grande occasione: Recitare, in fondo, è solo questione di dare.
Dei sette però il mio preferito è Un letto fra le lenticchie, interraziale, interreligioso, interalcolico.
venerdì 23 luglio 2010
Le avventure di Matteo il cactus: un nuovo amico per Matteo
Un nuovo amico per Matteo
Matteo aveva caldo, cosa abbastanza insolita per un cactus, eppure l’afa e l’umidità di questo singolare giugno avevano colpito anche lui. Gli piaceva stare al sole ma dopo qualche ora iniziava la sofferenza, per fortuna le umide nottate gli davano l’acqua di cui aveva bisogno.
Fabio era andato lontano e la mamma aveva ricevuto severe disposizioni di non muovere Matteo dal davanzale e soprattutto di non dargli da bere. “Niente fa più male ad un cactus che troppa acqua!”
Matteo sentiva più la mancanza di Fabio e delle loro chiacchiere notturne, più che dell’acqua, mamma era gentile ma non lo capiva, forse è per questo che dopo due giorni di lamentele serali accadde qualcosa.
“Che brutto essere soli, ma non c’è proprio nessuno che mi sente?”
“Rispondete, grilli, lucciole, non c’è proprio nessuno che mi fa compagnia”
“Se ti canto un ninna nanna tieni chiusa la bocca?”
Gioia, giubilo, qualcuno, una voce nella notte!
“Chi sei vieni fuori, sarò felice di cantare, di parlare, di conoscerti”
“Uffa che noia – Miao “ e dal cespuglio usci un micino, grigio e tigrato dagli occhietti furbi e dalla coda in movimento.
“Evviva, amico peloso, come sono felice di sentire un miagolio amico!”
“Tu sarai felice io sono tre notti che mi subisco i tuoi piagnistei, ma è così difficile, rimanere senza quel tuo padrone... come si chiama il ragazzino...Fabio?”
“Ma allora lo conosci?”
”Certo ho già due mesi, cosa credi? Vengo spesso qui sotto a dormire lontano dal cane lupo.“
”E perché non ti se i fatto riconoscere ti avremmo invitato volentieri a parlare con noi.”
“Ma per carità -Miao- io non sono un amante della compagnia!”
“Daavvveerooo?” chiese tristemente Matteo “Io speravo che in queste due settimane mi avresti aiutato a far passare il tempo”. Il gattino sembrò sorridere e poi miagolò “Se vuoi possiamo giocare assieme ma tra un pisolino e l’altro e senza che tu mi faccio parlare troppo.”
A Matteo non sembrò vero e cominciò a parlare dei giochi che faceva con Fabio, ma non li poteva fare con il gatto così dopo l’iniziale entusiasmo si chiese che altro poteva fare con lui se non parlare.
“Potremmo giocare a nascondino, o a lacciolo, saltiamo qua e la” propose il micio.
“Ma io queste cose non posso farle” piagnucolava Matteo, così il gatto che non era stupido capì che l’unica cosa che potevano fare assieme era raccontarsi qualcosa.
“Tu che parli tanto, raccontami una storia”
“Va bene – disse Matteo tutto felice – ma tu prima dimmi come ti chiami, che ancora non l’hai detto”.
Il micino imbronciato non rispose e si stava per gettare di nuovo nel cespuglio così Matteo disse “Non so come ti chiami, io ti chiamerò Gedeone, perché è un nome importante e perché fa rima con gattone! Ti piace?”
“Gedeone il gattone... Si mi piace tanto” e il gattino iniziò a saltare attorno a Matteo miagolando felice.
Matteo iniziò a raccontare a Gedeone le tante storie di stelle che Fabio aveva raccontato a lui ed era felice di vedere che il suo nuovo amico peloso non si addormentava anzi gli chiedeva spiegazioni.
“Non vedo l’ora che venga sera per parlare con Gedeone” pensava ogni mattina Matteo.
E un giorno “Ciao Matteo!” disse entrando felice Fabio.
“Caspita sono già passate due settimane!” Pensò Matteo.
“Cosa hai fatto senza di me?”
“Ho conosciuto una nuovo amico” gli dissi subito.
“Ah si, chi?” mi chiese Fabio e non sembrava felice.
“Gedeone il gattone, è peloso, tigrato viene qui tutte le sere e ci raccontiamo le storie, verrà anche questa sera”.
“Che bello così adesso che sono tornato lo conoscerò anch’io” disse Fabio.
Ma quella sera Gedeone non si fece vivo e nemmeno quella dopo, se ne stava nascosto perché aveva paura di Fabio, le sue esperienze con i bambini era state proprio brutte e temeva di subire di nuovo tutte le cattiverie che aveva patito da Marco, il suo ex padroncino, da cui era scappato.
A Matteo dispiaceva proprio non rivedere il suo amico miagolante e la terza sera chiese a Fabio di stare nascosto.
“Gedeone, Gedeone” chiamava Matteo.
“Miao Matteo ciao,” miagolò il gattone.
“Eccoti qui, ma dove eri finito?” gli chiesi subito
“Mi sono nascosto, aspettavo, miao, che fossi solo” miagolò il gattino
“E perché? Volevo presentarti Fabio, sai è tornato”
“Lo so è per questo che sono nascosto, non ho una grande simpatia per i bambini” confessò Gedeone.
“Ah nooo! “e lo guardai come se avesse detto che ero un cactus viola
“Mi tirano la coda, mi lanciano contro i sassi con la fionda o peggio mi accarezzano e mi sbaciucchiano” e mentre lo diceva aveva l’aria molto preoccupata.
“Fabio non ha mai fatto delle cose del genere con me!” protestò Matteo.
“Per forza sei un cactus! Tu la coda mica ce l’hai? E poi chi ti sbaciucchierebbe con quegli aculei che ti ritrovi?”
“Hai ragione, ma Fabio no ti farebbe mai i dispetti, fidati è buono, pensa che quando mi hanno comprato volevano mettermi nello studio ma lui ha insistito perché c’era più luce e gli ero più vicino”
“Mah miao forse…”
“Dai prova e se non ti piace te ne vai”
Fabio sbucò da sotto la finestra e gli fece un gran sorriso dicendo:
“Ciao Gedeone!”
Fu così che Gedeone conobbe Fabio e soprattutto la cucina di sua mamma. Lui che odiava essere coccolato se ne stava tutte le sere sulle ginocchia della mamma di Fabio ed era diventato ormai parte della famiglia.
Aveva imparato che i bambini non sempre erano dispettosi e che non era poi così male avere una famiglia. Bastava solo fare i bisognini sulla cassettina, e Gedeone era un tipo sveglio, e vedendo subito il vantaggio, si trasferì molto presto per la gioia di Fabio e di Matteo.
mercoledì 21 luglio 2010
Lost
E' da un po' che ci penso e alla fine non ho resistito.
Visto che qui si parla di isole non posso non parlare della misteriosa-maledetta isola di Lost.
Ricordo perfettamente tutte le cinque stagioni precendenti e seguo con attenzione l'ultima su Rai Due. Certo, so che su Sky tutti hanno già visto tutto, ma io, Sky non ce l'ho, perciò in questi giorni per me si sta concludendo l'avventura dei poveri ammarati sei anni orsono su quella benedetta isola ^_^
A parte gli ovvi apprezzamenti sugli attori che compongono il cast, sulla natura e sulla regia, sono terrorizzata.
NO, non dal fumo nero, nemmeno dagli effetti speciali e nemmeno perchè sono impressionabile di mio.
Sono terrorizzata al pensiero che anche Lost termini in una bolla di sapone come Twin Peaks!
Vi ricordate di Laura Palmer? Ma soprattutto di chi l'aveva uccisa?
Una tristezza immensa scoprire il finale.
Le aspettative erano tali e tante che la delusione è stata una delle più cocenti della mia adolescenza!
Ecco, temo, e vedo già grandi segnali, che anche Lost potrebbe essere come il vecchio Twin...
Attendo con ansia di sapere che sarà il nuovo Jacob e chi il nuovo cattivissimo.
Ma soprattutto, sopra ogni cosa attendo di scoprire come ha fatto Ugo a non dimagrire!
venerdì 16 luglio 2010
Birthday
Un fettina di dolce a tutti quelli che passano:
Oggi è il mio compleanno!!!
Il concetto più originale ricevuto oggi in dono:
Lo scorrere del tempo è come lo scorrere di un fiume che nasce e si arricchisce di acqua fino ad essere imponente alla foce. Il problema sono gli scarichi di merda che arrivano assieme all'acqua!
giovedì 15 luglio 2010
Finchè c'è prosecco c'è speranza
Finchè c’è prosecco c’è speranza
In un assolato agosto, tra le colline del prosecco, viene ritrovato defunto il conte Desiderio Ancillotto.
Eccentrico nobiluomo votato alla purezza del vino con le bollicine, amante della vita, delle donne e dei piaceri.
L’ispettore Stucky, che si trova proprio in quei giorni a Cison di Valmarino, rimane colpito dalla personalità dello scomparso e stenta a credere al suicidio. Quando poi, un altro eminente personaggio della vita cisonese viene assassinato, le due circostanze diventano sospette.
Rieccoci nel mondo dell’ispettore Stucky, con l’oste Secondo, zio Cyrus, le sorelle di vicolo Dotti, la poliziotta veneziana, i due famigerati figuri che rispondono al nome di Spreafico e Landrulli, e prosecco, colline intere di prosecco.
Anche in questa indagine vi è l’irruzione di un personaggio sopra le righe che segue la narrazione esponendoci la sua vita. È il pazzo Isacco Pitusso. Un uomo che pulisce le tombe del cimitero e grattando via la ruggine, ci racconta la vita dei defunti a cui corrisponde la lapide.
Mentre il giallo segue il suo corso, noi conosciamo molti personaggi della vita di paese, iniziamo a comprendere che oltre al vino vi sono altri valori per il conte Ancillotto, ci lasciamo trasportare con leggerezza verso il finale.
L’autore insinua accuse sociali ben precise e ci descrive la situazione ambiente e territorio con il suo personale stile di scrittura. Pare proprio che il giallo sia solo una scusa per l’indagine sull’animo umano e sulle sue complicate articolazioni.
Per tutto il libro vi è una certa costante ironia nei confronti dell’arte del vino, un leggera e frizzante presa in giro per la sproporzionata serietà con cui viene trattato questo alimento, o almeno, a me così è parso.
Quasi volesse alleggerire, senza solforosa, un prodotto a cui viene dato spesso un peso eccessivo.
Luoghi a me noti sono descritti in modo impeccabile, ma sono le persone e le loro miserie la mie descrizioni preferite. Gradevole e leggero come il vino bianco di cui si parla.
Mi rimangono solo tre dubbi:
Cosa fecero veramente le signorine e l’ispettore quella notte di Ferragosto?
Le palme di banane crescerebbero a Cison di Valmarino?
Ma soprattutto, il più grande, quello che mi ha colto fin dall’inizio e che non avrà mai risposta: perché, se si parla di prosecco, in copertina il serpente stringe tra i denti un grappolo di uva nera?
lunedì 12 luglio 2010
Tentativi
Dopo la Piemme anche la Mondadori mi ha scritto un cortese rifiuto.
Sono piacevolmente stupita del fatto che mi abbiano risposto!
L'esito negativo era quasi scontato, ma la risposta no.
Quindi, anche se hanno mandato una delle solite risposte copia-incolla, li ringrazio.
Almeno non ci penso più.
Non mi resta nessun dubbio e nessun rimpianto.
Ci ho provato, è andata male, pazienza.
Magari ritento con un altro romanzo più avanti, chissà!
domenica 11 luglio 2010
Libri freschi
Gioco simpatico per ripararsi dal caldo torrido: leggiamo libri gelidi!
Storie e racconti in cui i protagonisti si muovano nel gelo, così ci sembrerà si soffrire meno il caldo!
Una mia personalissima lista di libri in cui anche il freddo è protagonista:
Il sergente nella neve
Il senso di Smilla per la neve
I guardiani della notte
Il dardo e la rosa
Uomini che odiano le donne
...
Magari se ve ne vengono in mente altri scrivetemelo!
sabato 10 luglio 2010
Desideri
Tra i tanti meravigliosi luoghi che ci sono sul nostro azzurro pianeta vi è un'isola a me particolarmete cara: Lombok.
Fa parte dell'Indonesia, è molto vicina a Bali, ma meno nota al grande turismo.
Al centro di questa isola sorge un vulcano, che la rende bellissima ma inquietante.
L'ho scoperta molti anni fa, nove per la precisione, e darei qualsiasi cosa per tornarci!
Nell'attesa ci sono andata con la fantasia, rapida dall'Esedion e nascosta nella tana del cattivo.
Certo che ho messo davvero una foto inquietante, o sbaglio?
martedì 6 luglio 2010
Arroganza medica
Uno dei motivi principali per cui mi piace la serie televisiva Dr. House è il realismo. Non certo nelle diagnosi fantasiose, né nelle dinamiche personali dei personaggi, quanto nell’atteggiamento del protagonista nei confronti dei pazienti.
È estremamente realista. Per grande sfortuna, ho conosciuto solo dr. House nella mia carriera di paziente e, doppia sfortuna, nessuno bello come il vero dr. House!
La psichiatria ha anche dato un nome a questo problema che colpisce molte persone, uomini e donne, con laurea in medicina e specializzazioni varie: delirio di onnipotenza.
I poveretti credono di essere Dio e di poter dare la vita e la morte, trattano tutti con malcelata sufficienza e credono che non si ammaleranno mai.
Un bellissimo film, che negli Stati Uniti hanno obbligatoriamente fatto vedere a diversi medici è “Un medico, un uomo”, la parabola discendente di uno stimato professionista della chirurgia, che ammalatosi di tumore, deve a malincuore saltare la staccionata e passare dalla parte dei poveri mortali malati.
Io capisco l’irrigidimento interiore indispensabile per preservare il proprio equilibrio mentale, specie nelle specializzazioni in cui i pazienti non hanno possibilità di salvarsi. Anzi ho una grande ammirazione per come riescano a mantenere rapporti umani semi normali.
Quello che non capisco è l’amore passionale, viscerale che questa categoria ha per il denaro.
Stuoli di ginecologi che intra ed extra moenia accumulano capitali che solo la loro moglie fedifraga potrà spendere(porella a casa tutto il giorno da sola!)
Cardiologi, urologi, otorini, gastronenterologi ... che si fanno pagare da i poveri mortali tanto quanto un mese di stipendio, e che trattano i malati come, o peggio, di una lumaca rossa sull’insalata dell’orto.
Per carità, ci saranno le eccezioni! I chirurghi plastici, of course. Gentilissimi con le loro pazienti, anche perché, torneranno di certo e loro devono comprarsi la barca più grande!
La forza di questa categoria è il loro essere indispensabili.
Ma non l’essere immortali.
Sì, un po’ li capisco, loro tengono in mano un cuore, fanno respirare i polmoni e prendono meno di un calciatore di serie B!
Per forza sono sempre arrabbiati!
Eppure qualche migliaio di anni fa un signore che si chiamava Ippocrate scrisse una delle pagine più belle della storia dell’umanità. Un giuramento che porta il suo nome. Vi è ancora qualcuno che lo professa?
Poi, per fortuna, e in ogni parte del mondo, vi sono gli eroi, quelli che sono i veri medici, e a loro va tutta la mia ammirazione.
giovedì 1 luglio 2010
Il calore del sangue
Nel primo giorno del mese più bello dell'anno voglio parlare di Irène Némirovsky, la mia scrittrice, colei che più di altri sa farmi sorridere e piangere insieme.
Oggi parliamo di un libriccino piccino piccino che così tanta bellezza da scaldare il cuore.
Il calore del sangue di Irène Némirovsky
È solo una mia opinione, ma ci sono delle persone che paiono toccate da quella scintilla di magia che è la genialità; Irène Némirovsky è una di queste. Quello che scrive è bello, ma della bellezza limpida della grammatica per cui non è incredibile solo ciò che racconta ma anche come lo racconta. Leggendola si gustano le parole, la meravigliosa struttura della sintassi e il teatro della grammatica. In questo palcoscenico si muovono li attori che lei crea. Uno più vero dell’altro. Che dire di questo meraviglioso racconto? Leggetelo!
Non sono capace di poter fare una recensione su di lei, perché come avete capito sono assolutamente di parte. Vi dico che è una storia di campagna in cui i protagonisti sono parenti e in cui la famiglia non sempre è come appare. Ci sono dei ritratti di contadini che, chi proviene da quel mondo riconoscerà, ci sono gli affetti e … la vita, semplicemente.
Lascerò parlare la scrittrice a voi la scelta poi:
“È più complicato di così. La carne ci vuol poco a soddisfarla. È il cuore ad essere insaziabile, il cuore che ha bisogno di amare, di disperarsi, di ardere di un fuoco qualunque… Ecco ciò che volevamo: bruciare lasciarci consumare, divorare i nostri giorni come le fiamme divorano la foresta”
“Povera bambina mia, non possiamo vivere al posto dei nostri figli(anche se a volte ci accade di desiderarlo)Ciascuno deve vivere e soffrire per conto proprio. Il più grande favore che possiamo fare loro è tenerli all’oscuro della nostra esperienza.”
“I giorni si trascinano, gli anni volano”.
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