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mercoledì 16 dicembre 2015

Fantascienza: sostantivo femminile


Lois Lowry, Suzanne Collins, Veronica Roth.
Che cos’hanno in comune queste tre donne di età e di storia differente?
Sono autrici di saghe fantascientifiche di enorme successo. Tre saghe distopiche in cui delle donne lottano per far prevalere i valori positivi dell’umanità.



Dal libro al cinema abbiamo visto tornare con prepotenza alla ribalta un genere che si pensava esaurito.
Si tratta però di una fantascienza differente da quella dell’immaginario collettivo, non è esasperazione tecnologica bensì un tuffo nel futuro in cui introspezione e la tecnologia viaggiano di pari passo.
Il sentire comune fa credere che questo genere, sia letterario che cinematografico, sia ad appannaggio maschile eppure, se pensiamo alle grandi saghe cinematografiche, il ruolo della donne è di primo piano. Dalla muscolare Ripley di Aliens, la cui sfida finale è tutta femminile tra lei e la regina aliena, alla Sarah Connor madre guerriera talmente fiera da distruggere il Terminator-Schwarzenegger e dare il là a una fortunatissima serie televisiva.



Dopo Ursula Le Guin non sono mancate donne che si siano cimentate nella scrittura fantascientifica, alcune come la stessa Le Guin, hanno dovuto utilizzare degli pseudonimi maschili per raggiungere il successo, ma ora i tempi sono maturi per accoglierle a braccia aperte e il caso di Suzanne Collins è emblematico.
Se i maestri incontrastati del genere rimangono i grandi nomi di Dick, Asimov, Wells, Bradbury, Golding, Ballard, Orwell, Matheson in questi ultimi anni la presenza femminile la fa da padrona. Sia in termini di lettori, che di entusiasti spettatori delle trasposizioni cinematografiche.

Il successo planetario di Hunger Games e di Katniss, che ha coinvolto anche la brava attrice che la interpreta fino a farle vincere l’oscar, sono la dimostrazione che le donne, le ragazze guardano avanti e ci sono più nerd di quante non si crederebbe.




Sono molte le donne che leggono fantascienza, alcune attingevano da bambine alla nutrita libreria Urania dei loro padri, altre sbirciavano le letture dei loro compagni, fidanzati, amici. Esisteva forse una forma di pudore nel rivelare questa passione per mondi altri, alieni e futuri. Una passione che ora si esprime liberamente, senza pregiudizi e che ha trovato una sua strada nella distopia. Sono sempre di più le appassionate del genere e sono sempre di più gli uomini che si avvicinano a una scrittura fantascientifica femminile.
Anche grandi nomi di scrittori contemporanei come King e Palaniuk hanno ceduto alla tentazione distopica. Il fatto che così tanti scrittori e scrittrici in questo momento storico sentano così fortemente il desiderio di mostrare le deviazioni possibili in cui può incorrere l’umanità fanno pensare fortemente al desiderio di rivedere il mondo in cui viviamo. Un’ulteriore espressione di voglia di cambiamento e di miglioramento di cui spesso scrittori e scrittrici sono i precursori.

E le regine di questa spinta verso il futuro migliore e possibile sono proprio giovani scrittrici. A ben guardare non è poi così strano, non dimentichiamoci che un nutrito gruppo di critici ritiene che il primo romanzo di fantascienza sia stato lo straordinario Frankenstein scritto dalla diciannovenne Mary Shelley.


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