Lois
Lowry, Suzanne Collins, Veronica Roth.
Che
cos’hanno in comune queste tre donne di età e di storia differente?
Sono
autrici di saghe fantascientifiche di enorme successo. Tre saghe distopiche in
cui delle donne lottano per far prevalere i valori positivi dell’umanità.
Dal
libro al cinema abbiamo visto tornare con prepotenza alla ribalta un genere che
si pensava esaurito.
Si
tratta però di una fantascienza differente da quella dell’immaginario collettivo,
non è esasperazione tecnologica bensì un tuffo nel futuro in cui introspezione
e la tecnologia viaggiano di pari passo.
Il
sentire comune fa credere che questo genere, sia letterario che cinematografico,
sia ad appannaggio maschile eppure, se pensiamo alle grandi saghe
cinematografiche, il ruolo della donne è di primo piano. Dalla muscolare Ripley
di Aliens, la cui sfida finale è tutta femminile tra lei e la regina aliena, alla
Sarah Connor madre guerriera talmente fiera da distruggere il Terminator-Schwarzenegger
e dare il là a una fortunatissima serie televisiva.
Dopo
Ursula Le Guin non sono mancate donne che si siano cimentate nella scrittura
fantascientifica, alcune come la stessa Le Guin, hanno dovuto utilizzare degli
pseudonimi maschili per raggiungere il successo, ma ora i tempi sono maturi per
accoglierle a braccia aperte e il caso di Suzanne Collins è emblematico.
Se i
maestri incontrastati del genere rimangono i grandi nomi di Dick, Asimov, Wells,
Bradbury, Golding, Ballard, Orwell, Matheson in questi ultimi anni la presenza
femminile la fa da padrona. Sia in termini di lettori, che di entusiasti
spettatori delle trasposizioni cinematografiche.
Il
successo planetario di Hunger Games e di Katniss, che ha coinvolto anche la
brava attrice che la interpreta fino a farle vincere l’oscar, sono la
dimostrazione che le donne, le ragazze guardano avanti e ci sono più nerd di
quante non si crederebbe.
Sono
molte le donne che leggono fantascienza, alcune attingevano da bambine alla
nutrita libreria Urania dei loro padri, altre sbirciavano le letture dei loro
compagni, fidanzati, amici. Esisteva forse una forma di pudore nel rivelare
questa passione per mondi altri, alieni e futuri. Una passione che ora si
esprime liberamente, senza pregiudizi e che ha trovato una sua strada nella
distopia. Sono sempre di più le appassionate del genere e sono sempre di più
gli uomini che si avvicinano a una scrittura fantascientifica femminile.
Anche
grandi nomi di scrittori contemporanei come King e Palaniuk hanno ceduto alla
tentazione distopica. Il fatto che così tanti scrittori e scrittrici in questo
momento storico sentano così fortemente il desiderio di mostrare le deviazioni
possibili in cui può incorrere l’umanità fanno pensare fortemente al desiderio
di rivedere il mondo in cui viviamo. Un’ulteriore espressione di voglia di
cambiamento e di miglioramento di cui spesso scrittori e scrittrici sono i
precursori.
E le
regine di questa spinta verso il futuro migliore e possibile sono proprio
giovani scrittrici. A ben guardare non è poi così strano, non dimentichiamoci
che un nutrito gruppo di critici ritiene che il primo romanzo di fantascienza
sia stato lo straordinario Frankenstein scritto dalla diciannovenne Mary
Shelley.
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