Poi non me la sono sentita di condividerlo con altri, così è rimasto nel portatile in attesa.
Oggi è il giorno giusto. Sono passati 40 anni da allora.
IL
MISTERO DELLE DODICI SEDIE
Il
pancione di Ivana entra per primo, seguito da Elio che ci sorride e ci saluta
tutti, iniziando a parlare con quella cadenza divertente che mi piace tanto.
La
mamma sta finendo di lavare dei panni in bagno, li saluta appena e torna a
tuffarsi nelle sue faccende; vuole finire presto per stare con gli ospiti.
Mio
papà li fa sedere con noi sul divano.
«Ci
avete fatto davvero una bella sorpresa!»
So
che a papà mancano i suoi vecchi amici, noi abitiamo lontano e con i suoi turni
di lavoro non riesce a trovarsi con loro la domenica.
«Manca
poco» dice Elio, mettendo la mano sulla pancia enorme di Ivana.
«Dovrebbe
nascere tra una settimana, se tutto va bene.»
«Una
bambina!» urla mia madre.
L’appartamento
è piccolo, appena 70 mq e, anche se noi siamo seduti sul divano in salotto, lei
ci sente bene e chiacchiera con noi.
Sono
in pigiama e guardo la televisione con i grandi. Sono contentissima, visto che
abbiamo visite posso restare alzata dopo il carosello e fermarmi con loro. Mi
sento grande anche io!
Ivana
mi fa i complimenti per i codini, io rido e le chiedo se posso toccarle la
pancia.
Papà
ed Elio guardano un film per i grandi e non capisco proprio tutto quello che
dicono le persone della storia. Non importa è bello essere qui tutti assieme.
Anche la mamma ha finito ed è venuta a sedersi vicino a me.
Dopo
però si alza, va a prendere qualcosa per gli ospiti.
Ivana
vuole alzarsi, ma mio papà le dice di stare comoda.
«Con
tutto quel peso, dove vuoi andare? » le chiede, ridendo con Elio.
Deve
pesare davvero tanto se non ce la fa nemmeno ad alzarsi!
Sono
accoccolata sulla pancia di Ivana, voglio sentire anche io questa bambina
piccola, nascosta, ma che dà calci forti.
Papà
ha appena messo il vassoio sul tavolo grande, quello tondo al centro della
sala, quando un rumore fortissimo mi fa alzare la testa.
«Che
succede?»
Elio
smette di guardare la tv e si gira verso mio padre.
«Il
lampadario!»
La
sua voce è tutta differente da quella allegra che conosco.
Ma
è quello che dice mia madre a far impazzire tutti i grandi.
«Il
terremoto!»
«Ciapa
a tosa! Via, via!» dice Elio.
Non
ha ancora smesso di dirlo che sento le braccia di Ivana attorno a me, mi ha
presa e si è sollevata senza sforzo dal divano.
In
un attimo siamo già fuori dall'appartamento, sul pianerottolo.
Scende
le scale a una velocità così grande che mi sembra di volare fuori dal palazzo.
Non
capisco, ci sono tutti i miei vicini che corrono in strada e sono tutti strani…
La
signora Maria è in vestaglia, l’Antonietta addirittura in camicia da notte!
Che
sta succedendo?
Dove
sono mamma e papà?
Ivana
ha il fiatone, mi guardo intorno in cerca della mamma, ho paura e anche tutti i
grandi intorno a me sono pieni di paura.
Vedo papà portare fuori la mamma tenendola per
mano, camminano in modo strano, o è il palazzo che si muove?
Le
dita di Ivana mi stringono fortissimo, mentre Elio guarda in su.
Tutti
i grandi guardano in su.
Mamma
mi prende in braccio, mentre Elio abbraccia sua moglie.
Papà
ci stringe tutte e due mentre un altro rumore forte fa gridare l’Antonietta.
Restiamo
lì tutti quanti, a guardare quel palazzo per molto tempo.
Per
fortuna oggi era caldo e anche se è notte e siamo mezzi svestiti, non si sta
male.
I
grandi hanno tutti l’aria persa, non ho mai visto papà così serio. Noi piccoli
abbiamo già iniziato a giocare.
«Via
da lì, distante dalla casa» urla Ida, quella del secondo piano, a Enrico che
voleva prendere il pallone che aveva lasciato sotto il portico di casa sua, che
è proprio di fronte al palazzo.
Ci
sediamo per terra, tra mia mamma e Ivana che si tocca la pancia e un po’ piange
e un po’ ride perché quella bambina, come dice mamma, le dà un sacco di calci.
Elio e Ivana restano con noi per qualche tempo ma alla fine montano in macchina
e gli faccio ciao ciao con la mano mentre se ne vanno. Resto in braccio alla
mamma che seduta sul marciapiede mi stringe forte, poi mi addormento.
La
luce del mattino ci trova tutti assonnati, i grandi non li avevo mai visti
così. Mio papà tocca una crepa sul muro del palazzo, proprio vicino al portone
d’ingresso; alla fine uno dopo l’altro i miei vicini salgono in casa.
Nell’appartamento
ci sono tante cose per terra, la mamma brontola un po’, ma sembra contenta. Io
vado a dormire e quando mi alzo papà non c’è, il suo turno in ospedale iniziava
alle due del pomeriggio e lui è già uscito.
Mamma
mi prende in braccio e ci mettiamo davanti alla televisione.
«Maria
Santissima» dice con una voce così strana.
Mostrano
persone in mezzo ai sassi, hanno delle divise e scavano, la voce della tv dice
che ci sono stati tanti morti.
Un
vecchietto con gli occhiali neri va a vedere tutto quel disastro e mia madre
singhiozza.
Alzo
la testa e vedo che piange.
«Mamma?»
«Stsss,
stsss»
«Che
è successo a quelle persone?»
«C’è
stato il terremoto e le case sono crollate.»
«E
noi? »
«Da
noi no, per fortuna»
La
sera papà torna tardi, ma lo aspettiamo tutte e due sveglie, siamo fuori nel
giardino del condominio assieme agli altri.
«In
Friuli che disastro, quanti morti!» dice Antonietta alla Ida.
«Per
televisione hanno fatto vedere Gemona, poretti» risponde lei, poi si volta
verso mia madre.
«No
sta mostrarghe a teevision a la tosa, se no a se impresiona» dice a mia madre.
«Perché
non dovrebbe guardare la televisione? È così piccola, non si ricorderà di
niente» la tranquillizza e mi accarezza la testa mentre guardiamo in alto,
verso le finestre del terzo piano, dove c’è il nostro appartamento.
Il
mio primo ricordo è la soddisfazione di fare qualcosa di straordinario come
guardare un programma alla televisione oltre l’orario consentito ai bambini.
Sono felice, tenuta in braccio dalle persone che mi amano. Una gioia piena ma
breve, perché tutto finisce con un boato. Il terrore si impossessa di chi ho
sempre pensato essere invincibile e una donna grossa, pesante e impacciata, che
aveva una bambina dentro la pancia, mi afferra e mi fa volare giù per le sei
rampe di scale del mio palazzo.
Erano
le 21.00 del 6 maggio 1976 e nella prima rete trasmettevano "Il mistero delle
dodici sedie". Non ho mai saputo come sia finito quel film.
Non ricordavo più cosa stessi vedendo in TV con i miei, quella caldissima serata a Tolmezzo. Grazie, anche se una parte di me vorrebbe poter dimenticare. E'anche scritto molto bene, complimenti.
RispondiEliminaSergio Cuzzi
Grazie Sergio per avere letto la mia storia e avere lasciato un commento. L'eco di alcuni ricordi è impossibile da dimenticare.
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