Cronache di Gaia prende il nome dalla saga fantascientifica di Claudia Tonin. Ma è anche un blog in cui parlare di libri, film, mare, natura e ogni cosa le passi per la testa.
Cronache di Gaia.
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lunedì 10 gennaio 2011
Le ore
Michael Cunningham
Le Ore
"La bellezza di questo libro sta nella sua conoscenza del cuore, del sesso, della vita, della inafferrabilità della vita, tutto. Erano anni che non leggevo un romanzo così bello, così profondo, provvisto di tale qualità letteraria."
Giorgio Montefoschi
Solo la letteratura può restituire un senso alle nostre vite confuse e sghembe. Anzi, la letteratura è il solo specchio dentro cui la vita, riflettendosi, giunge per un momento a dire se stessa. E' l'idea centrale di questo romanzo misteriosamente bello. Tre donne lo abitano. La prima è una donna famosa, una scrittrice famosa: Virginia Woolf, ritratta a un passo dal suicidio, nel 1941, e poi, a ritroso nel tempo, mentre gioca col demone della sua scrittura. Le altre due sono donne che abitano luoghi e tempi diversi. Clarissa Vaughan, un editor newyorkese di oggi, colta nel giorno in cui darà una festa per Richard, l'amico amatissimo, forse l'unico vero amore, che adesso sta morendo di Aids.
E Laura Brown, una casalinga californiana dell'immediato dopoguerra, bella e inquieta, desiderosa di fuggire via per un giorno, un giorno soltanto, via dalla noia di un matrimonio ordinario, così ordinario. Che cosa lega il destino di queste tre donne? All'apparenza poco, Virginia è alle prese con la creazione della sua "Signora Dalloway". E signora Dalloway è il nomignolo che Richard ha inventato per Clarissa. Ed è ancora quel romanzo che Laura porta con sè nella sua fuga breve dal mondo.
Ma dietro a questo tema narrativo, quasi la spia di qualcos'altro, un secondo e più nascosto motivo attraversa e annoda il destino delle tre protagoniste. Cunningham fa pensare a un ventriloquio: usa la voce di Virginia Woolf come fosse la sua. Però stranamente è lì dentro che sentiamo risuonare un'eco. E' un'eco inconsueta ma pure familiare: la voce di un vero scrittore.
Mario Fortunato
Le ore
Il tragico scorrere del tempo e l’ansia che ne consegue.
Come una ruota che gira vorticosa, riproponendo la stessa realtà da svariati punti di vista.
Apparentemente sembra questo il senso del romanzo, ma alla fine della lettura non ne sono certa.
Tre ritratti, tre momenti della storia del Novecento, tre donne.
L’inizio mirabile, di stupefacente bellezza, è la narrazione del suicidio di Virginia Woolf, probabilmente la parte del romanzo meglio riuscita.
Poi partono le tre storie.
Virginia nel 1921 inizia a scrivere Mrs. Dalloway, Laura nel 1949 inizia a leggere Mrs. Dalloway, Clarissa vive ai giorni nostri, veramente anni novanta ormai, e chi la conosce bene la chiama signora Dalloway.
Sembrerebbero loro le protagoniste del libro, invece mi ritrovo alla fine ad avere conferma della spiacevole sensazione che fin dall’inizio mi aveva pervasa, senza avere una spiegazione concreta.
Il colpo di scena finale, che rimette ogni tassello al suo posto, mi fa tirare un sospiro di sollievo.
Non sono tre donne che narrano se stesse ma, bensì, un uomo che narra le tre donne importanti della sua vita.
Fin dall’inizio la sua figura campeggia come un’ombra impalpabile, nelle pagine di Mrs. Dalloway.
Non vorrei essere fraintesa è un libro superbo, scritto benissimo, con diversi piani di interpretazione e con delle frasi da incorniciare, letteralmente.
Eppure, eppure i personaggi non mi convincono.
Soprattutto Laura Brown, è così lontana dalla reale situazione psicologica di una donna nella sua situazione da risultare fastidiosa. Clarissa è ben descritta, ma sono così banalmente eterosessuale da non riuscire proprio a comprendere il suo logorio. Virginia è la grande scrittrice che lotta contro la malattia mentale e forse è il ritratto meglio riuscito.
Solo Richard è perfetto, splendido e crudele.
Una frase di Virginia mi ha molto colpita e la cito :”Oh, se gli uomini fossero i bruti e le donne gli angeli – se fosse così semplice”.
Già se fosse così semplice il libro sarebbe un capolavoro immortale. Ma non è così semplice, e benché l’autore sia bravissimo, e si compiaccia della sua bravura, troppi punti sono fragili tanto da risultare affettati.
Ecco anche questa volta ho confuso le carte e creato una non-recensione, ma per fortuna questo è il mio blog e posso scrivere quello che voglio. Proprio come Richard nel suo illeggibile romanzo da novecento pagine.
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Tendo un po' a confondere libro e film, che in verità hanno bene o male le stesse cose.. però non sono del tuo stesso parere, 'stavolta. Perché secondo me Laura Brown è perfetta, o almeno io la capivo benissimo e mi ci ritrovavo davvero molto.
RispondiEliminaVirginia è virginia, e senza questo libro non l'avrei mai amata.
La scrittura... beh, la scrittura la invidio molto.
Sì, la scrittura è strepitosa, le descrizioni sono mirabili, ma Laura, non so. Ora che ho letto il libro guarderò il film, so che la sua parte è stata recitata da una delle mie attrici preferite Julianne Moore, vedrò se lei me la rende più "vera".
RispondiEliminaPerò, è la prima volta che ci troviamo in disaccordo...uhmmm, prima o poi doveva accadere ^__^
Di questo autore ho letto e apprezzato moltissimo "Carne e sangue" e "Al limite della notte". Ora mi hanno regalato "Le ore" e mi appresto a leggerlo. Spero mi piaccia come i precedenti :-D
RispondiEliminaAllora aspetto il tuo commento a fine lettura!
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