Oggi San Nicolò ha regalato al mio blog un'intervista.
Certo questo regalo non sarebbe stato possibile senza la gentilezza e la disponibilità di Daniele Nicastro
autore del libro La bambina con il basco azzurro
di cui ho parlato in questo post.
Ma andiamo a cominciare con 10 domande + 1 a Daniele Nicastro
Ciao Daniele!
Grazie per avere accettato di essere qui e di
rispondere alle mie domande.
Accomodati pure sulla mia poltrona
Grazie a te riprendo una rubrica che avevo accantonato e sono veramente felice di
poterti fare le mie 10 domande +1.
Per rinfrescare la memoria a chi legge ricordo che le
prime 6 domande sono quelle che faccio a tutti gli autori, le ultime 4 sono
specifiche sull’autore e i suoi lavori e la + 1, beh quella è la domanda
dell’autore!
1. Per
cominciare ti va di raccontare qualcosa di te?
Di me posso
raccontare che ho 33 anni, un lavoro, una casa e una famiglia. Come tutti. Ma
sotto la superficie c'è di più: un avido lettore, un raccontastorie nostalgico,
un osservatore del mondo e delle strane creature che lo popolano. Raccolgo i
miei personaggi sul lavoro, per strada o in televisione e li porto con me, per
trasformarli e renderli unici. Li accompagno nelle loro vicende finché non sono
in grado di camminare con le loro gambe, poi ritorno nel mondo reale.
2. Quando
hai iniziato a sentire la necessità di scrivere?
Quando le storie
che leggevo non mi bastavano più. Mi frullavano idee per la testa e le allevavo
con i giochi di ruolo. Poi ho capito che erano così diverse dalle cose che
leggevo, da meritare di essere messe per iscritto. E lo volevo fare a modo mio,
in una maniera che non avessero mai fatto altri. Ci sono voluti tempo, gioie e
tremende delusioni, il pane quotidiano di chi ha qualcosa da raccontare. Perché
si deve scrivere di quel che si conosce, che sia bello o brutto.
3. Quali
sono i libri e gli autori a cui senti di essere più legato?
Quando ero solo
un ragazzo in età scolastica leggevo i classici. Quindi le atmosfere dell'Isola
del tesoro e i buoni sentimenti di Pattini d'argento mi hanno segnato
profondamente, ma in tempi recenti la mia fantasia è stata presa in ostaggio da
quella letteratura per ragazzi che avevo saltato, a causa della fretta di
crescere e leggere le storie dei grandi. Nemmeno immaginavo che libri come Il
piccolo Principe, La storia infinita e La collina dei conigli sarebbero
diventati fondamentali per la mia creatività. In seguito Lemony Snicket ha
profondamente influenzato la mia visione della vita e il modo in cui intendo
raccontarla.
4. Ti
va di suggerirci un libro da leggere?
Suggerisco un
libro che mi ha tremendamente incuriosito, divertito e fatto riflettere
sull'amicizia e la diversità. Un libro a tratti grottesco in cui scopriamo che
si possono compiere cattive azioni anche senza volerlo. Gli incubi di Hazel,
scritto da Leander Deeny, autore dotato di una così fervida fantasia da far
diventare reali gli incubi e aiutarli a spaventare una zia con la complicità
della nipote. La dimostrazione di come il genere fantastico possa racchiudere
grandi tesori fra le righe.
5. Ci
sono altre forme di arte, come la musica o la pittura, per fare un esempio, a
cui sei legato? Influenzano il tuo scrivere?
Questa domanda mi
permette per la prima volta di parlare della mia passione per la musica. In
passato ho studiato e praticato con discreto successo il flauto traverso. Ho la
fortuna di possedere una cosa non comune, ma che non è veramente indispensabile
per un musicista: l'orecchio musicale. Se dovessi spiegare in che modo scrivo e
revisiono le mie storie, direi che è proprio grazie al mio orecchio musicale.
Gli errori grammaticali, ma soprattutto quelli di forma, sono stonature in uno
spartito altrimenti armonioso. Mi affido alla musicalità delle parole per determinare
se quel che scrivo è corretto oppure no. Anche la scrittura, come la musica, è
in grado di toccare corde profonde del cuore.
(Mi intrometto solo perché non posso non sottolineare la bellezza del
concetto che Daniele esprime e che leggendo il suo libro si avverte pienamente)
6. Come
scrivi? Cioè progetti, documenti e poi scrivi o ti siedi e poi cominci a
digitare parole al computer? Hai dei riti particolari?
Non so se si
possa definire un rito. Per me è un metodo di viaggio. Prima di scrivere anche
solo una parola della storia devo pensare a cosa voglio dire veramente, quale
personaggio è protagonista e quale invece secondario. Penso a dove andrà a finire
la trama e attraverso quali tappe dovrà farlo. Non lascio mai al caso queste
cose, sebbene decida al momento una gran quantità di altri particolari. Se i
personaggi che ho creato sono in grado di seguirmi nella storia e descrivere le
loro ambientazioni, allora sono pronti per essere raccontati. Altrimenti
restano solo delle scintille che, come molte idee, brillano per un attimo e poi
si spengono.
7. Hai
fatto la scelta difficilissima di scrivere per i bambini, c’è un motivo
particolare?
Ritengo che la letteratura
per ragazzi sia il genere più fresco e originale di questi ultimi anni. Risente
delle mode solo marginalmente e propone una gran quantità di titoli davvero
diversi fra loro, originali, pieni di sperimentazione e innovazione. Il mio
libro ne è senza dubbio la prova. Sono io stesso un avido lettore di tale
genere e mi piace lasciarmi stupire ogni volta che trovo piccole perle in grado
di farmi riflettere. Perché scrivere per ragazzi non significa solo raccontare
una storia, ma cercare di lasciare un segno nei cuori degli adulti di domani. I
ragazzi cambiano molto in fretta gusti e idee, ma danno grandi soddisfazioni.
8. Una
delle particolarità della tua storia è che il narratore spiega ai lettori il
significato delle parole complesse e degli stati emotivi. Mi chiedevo se era
una scelta narrativa per far passare dei messaggi importanti o se per te è
importante intendersi sul significato delle parole?
Entrambe le cose.
Sicuramente è un modo eccentrico per attirare l'attenzione dei lettori, giovani
e adulti, ma allo stesso tempo un tributo alla lingua italiana e a quei termini
spesso abusati o dimenticati. In una recente presentazione ho chiesto ai
ragazzi presenti se conoscevano il significato di guazzabuglio, situazione di
stallo, cipiglio e altri termini spiegati nel mio libro. Non ne avevano mai
sentito parlare. Quindi leggere le spiegazioni del narratore ottiene il duplice
effetto di scoprire qualcosa di nuovo e riflettere sul significato che
comporta.
9. Già ne accennavo nel commento, coniglio,
passero, gatto non sono nomi propri perchè? Quanto sono importanti per te i
nomi e perché bisogna meritarsi un nome? (ok, sono due ma facciamo finta di
niente…)
Pochi lo sanno,
ma nella Bibbia vengono cambiati i nomi a molti personaggi, dopo che hanno
compiuto determinate gesta. I loro precedenti nomi non li rappresentavano, così
avevano bisogno di nomi che gli rendessero giustizia. Mi sono ispirato a questo
particolare quando dico che bisogna meritarsi un nome. Per me i nomi sono
importantissimi. Costituiscono una specie di etichetta che ci portiamo dietro
tutta la vita e che qualcun altro sceglie al posto nostro, secondo gusti che
non ci appartengono. I nomi propri hanno bellissimi significati, ancor più i
nomi che prendono a prestito delle qualità. Nel mio libro sottolineo
l'importanza dei nomi lasciando nascosti quello della mamma e della bambina
fino alla fine. Sono due nomi che in una sola parola descrivono l'intero
personaggio. I tre animali della storia invece, non possiedono nomi propri, ma
sono evidenti le loro qualità, a dimostrare come sia il nostro carattere a
rappresentarci. Io sono decisamente un gatto.
10.
Ora conosciamo “La bambina con il basco
azzurro”, ma quali altre storie sta costruendo Daniele Nicastro? Quali nuovi
personaggi pensa di regalarci? Puoi parlarcene?
Ho diverse idee
nel cassetto, ma al momento sono impegnato nella realizzazione di un progetto
che cerca di affrontare il tema della diversità e dell'emarginazione. Non dico
molto altro, ma il tutto sarà ambientato fra i tendoni di un circo. Lì scopriremo
se un Mostro può diventare un eroe, se si può essere amici di un bambino che
attira i fulmini e che fuggire è solo una perdita di tempo.
La domanda +1 è la domanda di riserva.
C’è qualcosa che avresti sempre voluto che
qualcuno ti chiedesse, ma non l’ha mai fatto?
Ora è il momento giusto!
Suggerisci la domanda che desideri e poi
regalaci la risposta.
Perché nella storia della bambina con il basco azzurro non si parla
del papà?
In realtà sono
molto lieto che non mi sia mai stata fatta questa domanda, perché non sono
sicuro di avere una risposta da dare. Posso solo dire di essermi accorto del
particolare solo a storia conclusa. La narrazione è una sorta di ragnatela che
doveva attraversare determinate situazioni fino al culmine conclusivo. Non ci
stava un papà. È una storia che riguarda una bambina e la sua mamma, nel bene e
nel male. C'è senz'altro qualche altro motivo, ma ci sto ancora ragionando su e
nulla vieta che, in una storia futura, possa saltare fuori come piace a me.
Nascosto in bella vista.
Grazie per avermi
ospitato sul tuo Blog e avermi dato la possibilità di rispondere a domande
tutt'altro che scontate. Un saluto a tutti.
Grazie a te
Daniele per la tua disponibilità e per il tuo libro, le tue risposte sono state molto interessanti e ora non ci resta che aspettare le tue prossime splendide storie!
Mi permetto di lasciarvi alcuni indirizzi web.
Il sito di Daniele Nicastro
http://www.wix.com/beraniel/labambinaconilbascoazzurro
la fanpage di Facebook
https://www.facebook.com/pages/Daniele-Nicastro-Autore/158209100909230
Mi permetto di lasciarvi alcuni indirizzi web.
Il sito di Daniele Nicastro
http://www.wix.com/beraniel/labambinaconilbascoazzurro
la fanpage di Facebook
https://www.facebook.com/pages/Daniele-Nicastro-Autore/158209100909230
Interessante intervista. Interessante veramente... Adesso tra te e Chagall mi tocca leggerlo sto libro...
RispondiEliminaUn abbraccione!!!!
Eh sì, è obbligatorio Devis! Vedrai che non te ne pentirai ^____^
RispondiEliminaGrazie della visita e abbraccio a te!
Avevo scritto un commento lunghissimo e me lo ha cancellato
RispondiEliminaç_______________ç
il libro di Leander Deeny ce l'ho da tanto tempo sul comodino, quindi ora sono davvero curioso.
Per quanto riguarda la musica, io l'ho sempre pensato. Da grande appassionato di jazz e qualsiasi genere trovo le parole abbiano una loro musicalità. Ci sono alcuni scrittori che riescono a farla scaturire e le parole scorrono via leggere e la lettura regala attimi di gioia.
Daniele è uno di questi, e può migliorare molto.
Sono curioso per il progetto circense. C'è giù The night circus in circolazione, quindi vedremo come Daniele affronta la cosa.
Complimenti per l'intervista Claudia, davvero bella.
Devis: Sarebbe ora che tu lo leggessi. Non ci impieghi più di un'ora e ti rimane nel cuore.
Mi spiace Chagall! Anche a me è successo qualche volta, ma ti sei ripreso benissimo^^ Su parole e musica vorrei fare un post, quando ho letto la risposta di Daniele, l'ho trovata perfetta. Ma anche la tua descrizione mi piace molto
RispondiEliminaCiao a tutti! Sono andato a leggere la trama di Night Circus (sembra molto carino). Fortunatamente non ha nulla a che vedere con i temi e le vicende di cui parlerò io (mi era venuta una sincope.XD). Non svelo nient'altro però, per scaramanzia. Grazie Chagall!
RispondiEliminaCiao Daniele! Grazie del passaggio^^ Non svelarci nulla così la sorpresa sarà più bella... Ma tienici informati, buona giornata!
RispondiEliminaBella intervista, davvero per nulla scontata, brava Cluadia! Mi è piaciuta un sacco la riflessione sulla musicalità delle parole. E' ciò che vorrei raggiungere io, un domani! -^__^-
RispondiEliminaLa bambina con il basco azzurro ce l'ho nella lista desideri da molto (tra l'altro mi incanto sempre a guardare la copertina), ovvero dai primi commenti di Chaggy. Spero di leggerlo presto... ^_^
Il merito è tutto di Daniele! Sì, appena puoi dovresti leggere questo libro, per me è stato proprio una bella sorpresa. In generale quello che suggerisce Chagall merita di essere letto ^^
RispondiElimina