Oggi è il quarto appuntamento e ultimo che dedico al Giappone.
In questo mese la situazione, se possibile, è divenuta ancora più grave e seria.
Penso di non dover aggiungere altro, tutti sappiamo di cosa sto parlando.
Nel blog di Lara Manni trovate il punto della situazione di Autori per il Giappone, che continua a raccogliere fondi: l’emergenza non è finita!
Naturalmente oggi parlo di Haruki Murakami.
Questo gigante mi spaventava. Infatti ho rinviato più volte questo post.
Alla fine ho deciso di non fare retorica da critico letterario, non ne sarei capace. Racconto molto semplicemente la mia esperienza con questo autore. Spero di annoiarvi!
Ho conosciuto tardi Murakami. sapevo chi era, ma solo quando mi hanno regalato "Kafka sulla spiaggia" me ne sono innamorata. Poi sono andata a ritroso, fino a "Norvegian Wood".
Scopro in lui quella malinconica bellezza, intrinseca nella visione che noi abbiamo del Giappone.
Questa incomprensibile attrazione, non priva di critiche verso alcuni aspetti della loro società, che mi affascina da sempre e mi costringe ad ammirarli.
Alcune notizie da wiki :
"Haruki Murakami nasce a Kyōto. Suo padre Chiaki è il figlio di un monaco buddista, mentre sua madre Miyuki è la figlia di un commerciante di Osaka. I suoi genitori si conoscono in quanto insegnanti di letteratura nello stesso liceo; dopo le nozze, la madre lascia il lavoro per dedicarsi interamente alla famiglia. Quando Haruki ha un anno, la famiglia si trasferisce a Ashiya, piccolo paese nella prefettura di Hyogo. Poco tempo dopo si sposta a Kobe, città sul mare dove lo scrittore trascorrerà infanzia e adolescenza, molto stimolante dal punto di vista culturale. È qui che Murakami comincerà a entrare in contatto con libri di autori stranieri, soprattutto inglesi, cominciando poi a scrivere, nel corso della sua frequenza al liceo, sul giornale della scuola.
Terminate le scuole superiori, si iscrive alla facoltà di letteratura dell'università Waseda di Tokyo dove si laurea nel 1975 con una tesi sull'idea del viaggio nel cinema americano. Gli anni della sua frequenza universitaria sono gli anni delle rivolte studentesche. Murakami partecipa molto attivamente a quel periodo, esprimendosi per esempio in maniera molto decisa contro la guerra in Vietnam, nonostante il Giappone non vi avesse preso parte.
Nel 1968 conosce Yoko Takahashi, nata il 2 ottobre 1948, figlia di un commerciante di futon di Tokyo, che diventerà sua moglie. Murakami la sposa nell'ottobre del 1971, affrontando il parere contrario dei propri genitori. Questi infatti avrebbero voluto innanzi tutto che il figlio sposasse una donna del Kansai, in secondo luogo non avrebbero desiderato che si unisse in matrimonio prima di terminare gli studi, senza avere perciò un lavoro. Murakami si trasferisce perciò dopo le nozze a casa del padre di Yoko, favorevole invece al sentimento che univa i due giovani, vivendo con questi e Yoko stessa, in quanto la madre della ragazza era morta da tempo e le sorelle di lei già sposate.
Haruki per un anno interrompe la frequenza all'università e comincia a lavorare in una stazione televisiva. Poiché questo lavoro non lo soddisfa, con la moglie decidono di aprire un jazz bar, utilizzando sia denaro ottenuto in prestito da una banca, sia i soldi guadagnati da entrambi, lavorando di giorno in un negozio di dischi e di sera in una caffetteria. Il bar viene aperto a Kokubunji (Tokyo), nel 1974, e viene chiamato "Peter cat", dal nome di un gatto che lo scrittore aveva avuto con sé qualche anno prima e poi lasciato a un suo amico in campagna. Il "Peter Cat" era una caffetteria di giorno, mentre di sera venivano serviti anche alcolici; l'ambiente era senza finestre, con muri bianchi in stile spagnolo, sedie e tavoli di legno, nonché foto di gatti dappertutto. Murakami qui preparava bevande, metteva musica, leggeva libri e ascoltava le persone; come ammette lui stesso, questa esperienza è stata preziosa per la sua formazione di scrittore.
Nel 1977 il jazz bar viene trasferito in una zona più centrale di Tokyo. Il nuovo locale ha come insegna un enorme Stregatto e all'interno tutto (tavoli, bastoncini, tazze, fiammiferi...) è decorato con dei gatti. Murakami fino a questo momento è vissuto interessandosi alle sue due passioni: musica e letteratura, concentrandosi però prevalentemente sulla prima, sentendo lui per primo di non avere ancora l'esperienza necessaria per scrivere un libro.
Nell'aprile del 1974 scopre però improvvisamente la sua vocazione letteraria, e inizia così la redazione del suo romanzo d'esordio, Ascolta la canzone nel vento (Kaze no uta o kike), pubblicato nel1979. Grazie a esso vince il premio Gunzo (群像新人文学賞 Gunzō Shinjin Bungaku Shō?) come migliore esordiente. L'anno seguente dà alle stampe Il flipper del 1973 (1973-nen no pinbōru), mentre risale al 1982 la pubblicazione di Sotto il segno della pecora (Hitsuji o meguru Bōken), che gli vale il premio Noma (野間文芸新人賞 Noma Bungei Shinjin Shō?) per scrittori emergenti. I tre libri vengono solitamente riuniti sotto il nome de La trilogia del Ratto poiché uno dei personaggi principali si chiama appunto "il Ratto".
Nel 1981 Murakami vende il jazz bar e comincia a vivere dei proventi ricavati dalla vendita dei suoi libri. Nell'ottobre del 1984 si trasferice a Fujisawa, nella prefettura di Kanagawa, una città sul mare a 50 chilometri da Tokyo, mentre nel gennaio del 1985 trasloca a Sendagawa, presso Tokyo.
Nel 1985 vince il Premio Tanizaki (谷崎潤一郎賞 Tanizaki Jun'ichirō Shō?) con La fine del mondo e il paese delle meraviglie (Sekai no Owari to Hādo-boirudo Wandārando). Nel febbraio del 1986 si trasferisce di nuovo, questa volta a Oiso, nella prefettura di Kanagawa. Dall'ottobre 1986 viaggia tra la Grecia e l'Italia, in particolare, in Sicilia e a Roma, dove scrive nel 1987 Tokyo blues, Norwegian wood (Noruwei no mori) — che si rivela subito un autentico caso letterario, vendendo due milioni di copie in un anno — e tra il 1987 e il 1988, Dansu dansu dansu (Dance dance dance), pubblicato nel1988.
Nel 1991 si trasferisce negli Stati Uniti dove diviene prima ricercatore associato nell'Università di Princeton, e l'anno successivo professore associato nella stessa università.
Nel 1992 esce Kokkyō no minami, taiyō no nishi, in italiano A sud del confine, a ovest del sole. Nel luglio del 1993 l'ennesimo trasferimento, a Santa Ana (California), per insegnare all'università William Howard Taft. Nel 1994 e nel 1995 vengono pubblicati i tre volumi di Nejimakidori kuronikuru, L'uccello che girava le viti del mondo, che gli valgono nel 1996 il prestigioso premio Yomiuri (読売文学賞Yomiuri Bungaku Shō?).
Nel 1997 viene pubblicato Underground, saggio sull'attentato alla metropolitana di Tokyo da parte della setta Aum nel 1995. In questo saggio, Murakami raccoglie le interviste ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime, cercando anche di tracciare un quadro del Giappone contemporaneo.
Nel 1999 esce Supūtoniku no Koibito, in italiano La ragazza dello sputnik.
Nel 2001 si trasferisce infine a Oiso, prefettura di Kanagawa, dove vive tuttora dedicandosi, oltre che alla scrittura, al podismo: vanta infatti all'attivo oltre venti maratone disputate e addirittura una ultramaratona.
Nel 2006 riceve il Frank O'Connor International Short Story Award per la raccolta di racconti brevi Blind Willow, Sleeping Woman e vince il World Fantasy Award con il romanzo Kafka sulla spiaggia. Sempre lo stesso anno gli viene conferito il Premio Franz Kafka, in passato già assegnato ad autori del calibro di Philip Roth, Harold Pinter ed Elfriede Jelinek.
Haruki Murakami è il traduttore in giapponese delle opere di Raymond Carver, che considera uno dei suoi mentori letterari."
Il fatto che "Norvegian Wood" o "Tokyo Blues", come volete chiamarlo, sia stato scritto proprio in Italia crea un legame con questo autore che credo non si possa scindere.
La nostalgia che permea questo romanzo è molto italica, non saprei come definirlo altrimenti.
“Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747.”
Il romanzo inizia con questa frase davvero profetica. Il protagonista torna a terra e sprofonda nei ricordi. Come spesso accade è una canzone a fargli tornare in mente la sua giovinezza. Gli anni che lo portarono da un diciassettenne adolescente ad un giovane uomo di vent’anni.
Watanabe, si comprende tra le righe, è uomo di successo, che con rammarico constata di essersi dimenticato il volto di Naoko. Non riesce o, a stento può farlo. Non ha mantenuto la promessa di non dimenticarla.
Da queste considerazioni parte il romanzo che ci riporta alla fine degli anni 60, in un 68-69 con turbolenze alle quali il protagonista non presta attenzione, troppo preso dalle sue vicende personali.
I personaggi sono pervasi da un logorio interiore e da un’inquietudine nostalgica e melanconica, solo l’apparizione sopra le righe di Midori potrebbe riequilibrare il baratro su cui cammina il protagonista.
Il tema ricorrente del suicidio, del sesso come via di fuga, l’egoismo, la solitudine, la depressione, sono tutte tematiche così lontane da quella che dovrebbe essere l’esperienza di un giovane uomo ventenne. Eppure lo seguono e lo portano diventare ciò che sarà.
Vi sono citazioni meravigliose de Il grande Gasby, de Il giovane Holden, a cui il protagonista stesso a volte pare somigliare, ma c’è un ombra, un vento freddo che distanzia questo romanzo dagli altri due che ho citato.
Se i vent’anni sono l’estate della vita, la giovinezza di Watanabe mi ricorda molto il verso conclusivo della poesia di Pascoli, Novembre: “È l’estate, fredda, dei morti”
Però non potete non leggere “Kafka sulla spiaggia”!
Di questo libro non ho scritto recensioni, non ce l’ho fatta.
Potrei dirvi che c’è un anziano signore che parla con i gatti, che c’è un quadro che guida un protagonista, che c’è un mondo parallelo, ma tutto questo non ha alcun senso.
“Questo romanzo è surreale e avvolgente come un sogno. Non c'è niente da capire, bisogna solo lasciarsi guidare, affidarsi totalmente all'autore. Inutile cercare di tirare le somme alla fine della lettura. La mèta è il viaggio.”
Scrissi appena conclusa la lettura, e la penso ancora così.
Per questo Murakami conclude il mio Giappone, perché in sé racchiude quello che penso di questo paese.
Un enigma irrisolvibile e non completamente comprensibile, ma nello stesso tempo o, forse proprio per questo, affascinante e di una bellezza da togliere il fiato.