1. Per cominciare ti va di raccontare qualcosa di te?
Su di me non c'è tanto da dire in verità. Ho una formazione fortemente scientifica che ha plasmato in gran parte il mio modo di scrivere (ho notato che chi ha una formazione umanistica, specialmente storica, tende sempre a dare una chiave di lettura diversa alle sue opere e a quelle degli altri, più “simbolica” e meno “spiegativa”). Ho vissuto due anni negli Stati Uniti e non è da escludere che tra un po' decida di tradurre in inglese il mio libro, ma per ora non ne ho il tempo. Oltre a inventare storie mi piace anche inventare regole e giochi, il mio primo tentativo “scrittivo” è stato un libro-game che a breve entrerà in fase di revisione e riscrittura quasi totale per poi tentare di affacciarsi sul panorama editoriale. Staremo a vedere...
2. Quando hai iniziato a sentire la necessità di scrivere?
Una delle prime cose che ho detto da bambino è stata: “Da grande voglio fare lo scrittore!” Poi non ci ho più pensato fin quando non mi sono messo a scrivere il mio primo libro, fra l'altro per un motivo sicuramente poco romantico (come mi è capitato di dire altre volte). Avevo, e ho tutt'ora, un mondo immaginario in cui volevo ambientare le mie storie, mi sembrava quasi uno spreco lasciarlo lì. Solo che, non avendo alcuna capacità manuale e poca propensione per l'informatica, l'unica alternativa era provare a scrivere un libro. Così l'ho fatto.
3. Quali sono i libri e gli autori a cui senti di essere più legato?
Sicuramente George Martin e Robert Jordan. È alle loro saghe che mi sono ispirato ed è oltre a loro che sto cercando di andare. Quel pizzico di fantascienza che metto nei miei libri poi deriva tanto dalla vecchia fantascienza (che a me piace chiamare “antropica”) di Asimov e di Heinlen, quanto dal “fantasy-fantascienza” d'intrattenimento, da Star Wars ai libri degli eserciti di Warhammer 40.000.
4. Ti va di suggerirci un libro per le nostre future letture?
Non posso che suggerirvi il prossimo e primo romanzo di fantascienza che uscirà edito da “La penna blu edizioni”, di cui ignoro perfino il titolo, ma se lo pubblicano loro c'è di sicuro un motivo!
5. Ci sono altre forme di arte, come la musica o la pittura, per fare un esempio, a cui sei legato? Influenzano il tuo scrivere?
Come dicevo sopra non ho alcuna propensione per le arti visive e di conseguenza ci ho sempre capito poco. Però hanno sempre avuto su di me un forte effetto ispiratore le grandi opere architettoniche del passato. Poi, per una strana proprietà transitiva, anche le montagne mi ispirano molto, specialmente le nostre Dolomiti, che consiglio come meta turistica a chiunque venga dalle nostre parti.
6. Come scrivi? Cioè progetti, documenti e poi scrivi o ti siedi e poi cominci a digitare parole al computer? Hai dei riti particolari?
Tendenzialmente sono uno che progetta e poi scrive, ma i miei progetti sono tutti nella mia testa. Quando mi viene una bella idea mi segno un appunto da qualche parte giusto per non dimenticarmela e poi aspetto che la mente la rielabori da sola. Spesso mi trovo a dover risolvere dei problemi di coerenza interna del mio romanzo e non ne vengo fuori, allora lascio lì la cosa finché non vengo folgorato dalla soluzione, a volte capita anche a distanza di anni.
Però, di contro, non mi piace attendere l'ispirazione. Ci sono momenti in cui mi costringo a scrivere per non restare bloccato: qualcosa viene fuori lo stesso. Poi, più avanti, correggerò quello che c'è da correggere (il che a volte significa riscrivere interi capitoli e modificare radicalmente l'interpretazione o il significato di una parte della storia, come sta avvenendo proprio in questi giorni con la seconda parte del mio romanzo).
7. Hai definito "La luce, il buio e i segreti di Andàra" come un tecno fantasy, come ti è venuta l’idea di mescolare la magia con la scienza?
Il termine è stato scelto dai miei editori, io prima non lo conoscevo ma direi che calza. L'idea di mescolare scienza e “non scienza” mi è venuta quando mi sono reso conto che nessuno, almeno degli autori che conoscevo, c'era mai veramente riuscito; risultava sempre una forzatura, in un modo o nell'altro. Quindi ho deciso che volevo riuscirci io.
Poi credo che il motivo sia anche legato al voler mescolare i miei due generi prediletti che sono per l'appunto fantasy e fantascienza.
8. Nel tuo romanzo ci sono meravigliose descrizioni di scalate montane e di ripidissime discese. Ti sei ispirato a tue esperienze reali, a luoghi realmente esistenti o sono frutto della tua immaginazione?
Le montagne del mio libro naturalmente ricalcano le vere montagne che conosco da quando sono bambino, cioè le Dolomiti, e anche le esperienze dei ragazzi sono influenzate da esperienze che io stesso ho avuto andando a camminare fra i monti. Ma nello specifico i luoghi del mio romanzo sono puramente inventati, mi trovo meglio quando parto da zero a descrivere un luogo, piuttosto che cercare di riadattare un luogo che ho già in mente alle mie esigenze.
9. I tuoi personaggi sono molto realistici, alcuni davvero poco simpatici, ma più che credibili. In effetti è un romanzo in cui il protagonista cede la scena molto spesso. Come mai la scelta di un romanzo così “corale”?
Più che altro perché sono un anticonformista. Mi piace fare quello che gli altri non fanno e questa “coralità” è uno degli elementi che mi ha sempre accompagnato e che, a differenza di molti altri che sono gradualmente spariti nel corso delle varie riletture, si è addirittura accentuato col progredire della storia e della mia capacità di narratore. Nelle prime versioni Danny aveva molto più spazio.
10. Questo romanzo è l’inizio di una saga e, come tutte le saghe che si rispettino, la storia si svela un po’ alla volta, ma se puoi, ti va di anticiparci qualcosa dei prossimi volumi?
Qui vi devo deludere. Secondo me l'elemento più importante di un romanzo di intrattenimento è la sorpresa e quindi non vi dirò nulla. Ammetto di essere un po' fissato su questo, e di certo leggendo il risvolto di copertina e la quarta del mio libro (volute così da me) si capisce cosa intendo. Anche quando recensisco libri di altri cerco sempre di non svelare assolutamente nulla della trama perché anche le prime pagine di un libro, non solo le ultime, sono una sorpresa, e non vanno sacrificate per “stuzzicare” il potenziale lettore.
Quello che posso dire sul futuro della mia saga è che la vicenda è molto più ampia di quello che sembra, e soprattutto che il background è molto più ampio di quello che si può intuire dalle prime pagine. Non c'è niente di casuale e non c'è niente di buttato lì giusto per buttare un po' di falso mistero che non saprei nemmeno io come sbrogliare. Anche quelle cose che a volte sembrano errori o ingenuità hanno un senso e uno scopo.
Dunque Davide ci tiene all'effetto sorpresa, e noi lettori pazienteremo allora!^^
Ora non ci resta che:
La domanda +1 è la domanda di riserva per l’autore.
C’è qualcosa che avresti sempre voluto che qualcuno ti chiedesse, ma non l’hanno mai fatto?
Ora è il momento giusto! Suggerisci la domanda che desideri e poi regalaci la risposta.
Mi piacerebbe che qualcuno un giorno mi chiedesse: “Perché dovrei comprare il tuo libro che costa 16,50€ quando posso comprare quello lì in libreria che ne costa 8 ed è un fantasy come il tuo?”
E la risposta che darò è questa: “Perché un libro non è un bene di consumo, è un frammento di cultura. Quando lo compri stai comprando quel libro, non ce n'è un altro uguale con cui può essere quantitativamente paragonato, perché la quantità è irrilevante.”
Questa risposta mi è piaciuta particolarmente e mi ha dato lo spunto per una serie di riflessioni di cui parlerò in un prossimo post sul costo dei libri.
Grazie Davide sei stato gentilissimo!
In bocca al lupo per tutto e...
sbrigati a pubblicare con il seguito di Andàra! ^____^
Voglio ringraziare ancora Claudia, questa volta pubblicamente, per questa bella intervista. Fai davvero un bel lavoro!
RispondiEliminadavide
Ciao Davide! Grazie a te, le tue risposte sono state molto originali e interessanti. Per l'immagine montana ho scelto il Pelmo, te gusta?^_^
RispondiEliminaSisssissi si' al libro game! Voglio il libro game! Il mondo ne ha bisogno!
RispondiEliminaE a parte il fatto che i libri costano troppo e basta ;) (10 euro "andati" in due o tre ore ieri sera... Ma sigh!), bellissima intervista!
Comunque avrò molto da commentare ad un tuo futuro post sul prezzo dei libri, Daisy! ;P
RispondiEliminaLo spero Francesca!^^
RispondiEliminaVisto che belli spunti che ha dato Davide?
Sì, del libro game c'è proprio bisogno e dei prezzi più bassi pure!
Quello di cui c'è bisogno sono gli e-book, ma si dovrà aspettare ancora un po' per quelli.
RispondiEliminaSì il monte me gusta, grande Cla! La mia montagna però rimane il Sasso della Croce in Val Badia
Roccia dolomia alla stato puro! Molto bene!!!^_^
RispondiEliminaE-book? Ecco adesso parlo anche di quelli...