Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!

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venerdì 30 dicembre 2011

Somme e sottrazioni

Leggo un po' ovunque bilanci del 2011 e propositi per il 2012.
Non è che mi renda effettivamente conto che è passato un anno, ma è passato.
Un buon anno, non posso proprio lamentarmi, ma sono ancora stordita.
Ho pubblicato Esedion!
Era lì da anni nella mia testa, ha visto la luce.
Ho pubblicato il racconto di Matteo, e ora è in un libro assieme ad altri belle fiabe che allietano i bambini. Quando lo scrissi non facevo che piangere, era molti anni fa, era tutto diverso, ma scriverlo mi aiutò molto e ora sono veramente felice che possa far sorridere dei bimbi.
Ho iniziato e terminato lavori che non avrei mai creduto di poter fare.
Ho detto no. Che fatica dire no. Ma anche quanto bene si sta quando si sa che è la scelta migliore!
Ho terminato tre romanzi. Io?!
Ho incontrato e conosciuto persone straordinarie, non me ne capacito ancora, ma ho stretto amicizie veramente belle e preziose.
Ci sarebbe di che ridere per tutto questo ben di Dio eppure, eppure...
Penso a tre care persone che non festeggeranno il 1° gennaio 2012.
Il mio caro zio, che il male si è preso e portato via in un solo mese.
La dolcissima Silvia che ha lottato tutta la sua vita, mostrando a chi non ha il suo coraggio cosa vuol dire vivere, non c'è giorno che non pensi a lei. Indosso i suoi gioielli, fatti dalle sue abili mani e sono felice.
Lei rimane nelle cose belle e preziose che ha creato. E come faccio io, anche molti altri lo fanno perché quando si incontra una persona come lei resta un solco di gioia nel cuore che ti accompagna per sempre. Non sapete la gioia che ho provato nel leggere tanti messaggi che parlavano di lei. Vive nei nostri ricordi e sono sicura che ora è molto felice, questo mi dà coraggio.
Poi c'è Carlo. Lui è più difficile. Sarà il modo in cui l'ho saputo.
"Certo che potevi avvertire che Carlo Caporossi era morto, almeno facevamo un telegramma" mi ha detto una collega, poverina, poi ha capito che non sapevo niente e c'è rimasta malissimo.
In un modo tanto brutale, appena tornata dalla vacanze estive, ho scoperto che un caro amico non c'era più.
No, non ci ho creduto, gli ho scritto, gli ho telefonato. Ma lui non ha risposto. Ancora oggi una parte di me non ci crede del tutto.
Sarà che ci eravamo appena sentiti, prima di partire per il mare, l'appuntamento era al Festivaletteratura, come ogni anno da quando ci conoscevamo.
Sarà che era finalmente felice, con il meritato successo, con un compagno accanto che gli voleva bene, con una cattedra certa. E in un soffio tutto è scomparso.
Anche di lui mi rimangono i suoi gioielli, i meravigliosi libri di Annie Vivanti di cui lui era grande conoscitore e il curatore per eccellenza.
A questa bravissima scrittrice ho dedicato un post tempo fa. Se avete voglia di conoscere chi era il "professore" vi lascio questo post in cui parla di libri, di Annie e della letteratura femminile, la sua passione.
Per loro tre il tempo si è fermato.
Ma per me e per voi che leggete no. La vita continua e non si ferma e si va avanti, con brio, con gioia.
Perchè se c'è una cosa che ho imparato quest'anno è proprio questo: ci sono mille e mille ancora motivi per essere grati di avere un giorno nuovo tra le mani.
Basta ora altrimenti vado troppo nel malinconico.
Oggi è il giorno della festa per eccellenza. Possiamo lanciare dalla finestra virtuale tutte le vecchie questioni, tutti i vecchi rancori, delusioni e amarezze per ricominciare.
Spero sia questo il 2012 per ciascuno di voi, un nuovo inizio.
Sta solo a noi farlo diventare un buon inizio.
Auguri!



venerdì 23 luglio 2010

Le avventure di Matteo il cactus: un nuovo amico per Matteo



Un nuovo amico per Matteo

Matteo aveva caldo, cosa abbastanza insolita per un cactus, eppure l’afa e l’umidità di questo singolare giugno avevano colpito anche lui. Gli piaceva stare al sole ma dopo qualche ora iniziava la sofferenza, per fortuna le umide nottate gli davano l’acqua di cui aveva bisogno.
Fabio era andato lontano e la mamma aveva ricevuto severe disposizioni di non muovere Matteo dal davanzale e soprattutto di non dargli da bere. “Niente fa più male ad un cactus che troppa acqua!”
Matteo sentiva più la mancanza di Fabio e delle loro chiacchiere notturne, più che dell’acqua, mamma era gentile ma non lo capiva, forse è per questo che dopo due giorni di lamentele serali accadde qualcosa.
“Che brutto essere soli, ma non c’è proprio nessuno che mi sente?”
“Rispondete, grilli, lucciole, non c’è proprio nessuno che mi fa compagnia”
“Se ti canto un ninna nanna tieni chiusa la bocca?”
Gioia, giubilo, qualcuno, una voce nella notte!
“Chi sei vieni fuori, sarò felice di cantare, di parlare, di conoscerti”
“Uffa che noia – Miao “ e dal cespuglio usci un micino, grigio e tigrato dagli occhietti furbi e dalla coda in movimento.
“Evviva, amico peloso, come sono felice di sentire un miagolio amico!”
“Tu sarai felice io sono tre notti che mi subisco i tuoi piagnistei, ma è così difficile, rimanere senza quel tuo padrone... come si chiama il ragazzino...Fabio?”
“Ma allora lo conosci?”
”Certo ho già due mesi, cosa credi? Vengo spesso qui sotto a dormire lontano dal cane lupo.“
”E perché non ti se i fatto riconoscere ti avremmo invitato volentieri a parlare con noi.”
“Ma per carità -Miao- io non sono un amante della compagnia!”
“Daavvveerooo?” chiese tristemente Matteo “Io speravo che in queste due settimane mi avresti aiutato a far passare il tempo”. Il gattino sembrò sorridere e poi miagolò “Se vuoi possiamo giocare assieme ma tra un pisolino e l’altro e senza che tu mi faccio parlare troppo.”
A Matteo non sembrò vero e cominciò a parlare dei giochi che faceva con Fabio, ma non li poteva fare con il gatto così dopo l’iniziale entusiasmo si chiese che altro poteva fare con lui se non parlare.
“Potremmo giocare a nascondino, o a lacciolo, saltiamo qua e la” propose il micio.
“Ma io queste cose non posso farle” piagnucolava Matteo, così il gatto che non era stupido capì che l’unica cosa che potevano fare assieme era raccontarsi qualcosa.
“Tu che parli tanto, raccontami una storia”
“Va bene – disse Matteo tutto felice – ma tu prima dimmi come ti chiami, che ancora non l’hai detto”.
Il micino imbronciato non rispose e si stava per gettare di nuovo nel cespuglio così Matteo disse “Non so come ti chiami, io ti chiamerò Gedeone, perché è un nome importante e perché fa rima con gattone! Ti piace?”
“Gedeone il gattone... Si mi piace tanto” e il gattino iniziò a saltare attorno a Matteo miagolando felice.
Matteo iniziò a raccontare a Gedeone le tante storie di stelle che Fabio aveva raccontato a lui ed era felice di vedere che il suo nuovo amico peloso non si addormentava anzi gli chiedeva spiegazioni.
“Non vedo l’ora che venga sera per parlare con Gedeone” pensava ogni mattina Matteo.
E un giorno “Ciao Matteo!” disse entrando felice Fabio.
“Caspita sono già passate due settimane!” Pensò Matteo.
“Cosa hai fatto senza di me?”
“Ho conosciuto una nuovo amico” gli dissi subito.
“Ah si, chi?” mi chiese Fabio e non sembrava felice.
“Gedeone il gattone, è peloso, tigrato viene qui tutte le sere e ci raccontiamo le storie, verrà anche questa sera”.
“Che bello così adesso che sono tornato lo conoscerò anch’io” disse Fabio.
Ma quella sera Gedeone non si fece vivo e nemmeno quella dopo, se ne stava nascosto perché aveva paura di Fabio, le sue esperienze con i bambini era state proprio brutte e temeva di subire di nuovo tutte le cattiverie che aveva patito da Marco, il suo ex padroncino, da cui era scappato.
A Matteo dispiaceva proprio non rivedere il suo amico miagolante e la terza sera chiese a Fabio di stare nascosto.
“Gedeone, Gedeone” chiamava Matteo.
“Miao Matteo ciao,” miagolò il gattone.
“Eccoti qui, ma dove eri finito?” gli chiesi subito
“Mi sono nascosto, aspettavo, miao, che fossi solo” miagolò il gattino
“E perché? Volevo presentarti Fabio, sai è tornato”
“Lo so è per questo che sono nascosto, non ho una grande simpatia per i bambini” confessò Gedeone.
“Ah nooo! “e lo guardai come se avesse detto che ero un cactus viola
“Mi tirano la coda, mi lanciano contro i sassi con la fionda o peggio mi accarezzano e mi sbaciucchiano” e mentre lo diceva aveva l’aria molto preoccupata.
“Fabio non ha mai fatto delle cose del genere con me!” protestò Matteo.
“Per forza sei un cactus! Tu la coda mica ce l’hai? E poi chi ti sbaciucchierebbe con quegli aculei che ti ritrovi?”
“Hai ragione, ma Fabio no ti farebbe mai i dispetti, fidati è buono, pensa che quando mi hanno comprato volevano mettermi nello studio ma lui ha insistito perché c’era più luce e gli ero più vicino”
“Mah miao forse…”
“Dai prova e se non ti piace te ne vai”
Fabio sbucò da sotto la finestra e gli fece un gran sorriso dicendo:
“Ciao Gedeone!”
Fu così che Gedeone conobbe Fabio e soprattutto la cucina di sua mamma. Lui che odiava essere coccolato se ne stava tutte le sere sulle ginocchia della mamma di Fabio ed era diventato ormai parte della famiglia.
Aveva imparato che i bambini non sempre erano dispettosi e che non era poi così male avere una famiglia. Bastava solo fare i bisognini sulla cassettina, e Gedeone era un tipo sveglio, e vedendo subito il vantaggio, si trasferì molto presto per la gioia di Fabio e di Matteo.