Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!

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mercoledì 17 novembre 2010

Stupidità


Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. Della prima non sono sicuro. (Albert Einstein)

Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. (Bertrand Arthur William Russell )

La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall'avere, per ogni cosa, una domanda. (Milan Kundera)

Ma soprattutto:


Stupido è chi lo stupido fa (Signora Gump)

domenica 22 agosto 2010

L'ultimo orco



L’ultimo orco

La trama di IBS:
Anche in questo libro incontriamo Yorsh, l’ultimo elfo, oramai adulto. Ma il vero protagonista di questo libro è Rankstrail, soldato di ventura che combatte una guerra contro gli orchi. Mentre Yorsh è un eroe per destino, per Rankstrail è diverso: non è un predestinato, deve trovare la sua via attraverso le scelte, anche sbagliando. E sarà l’amore ad aiutarlo a prendere le decisioni giuste. Lo schema classico prevede che l’eroe liberi la fanciulla dall’orco. Ma chi è veramente l’orco: chi è nato orco, o chi ha scelto di esserlo?

La trama di Salani Editore:
Un'ombra cupa, una terribile minaccia si stende sul Mondo degli Uomini: gli Orchi, che si abbattono come cavallette sulle città, radendole al suolo e trucidandone gli abitanti. Il Capitano Rankstrail della cavalleria leggera di Daligar giura a se stesso che nessun Orco potrà di nuovo infestare e uccidere. Ma ecco che qualcuno gli dà ordine di andare a caccia di un altro nemico, di sventare una nuova minaccia: e il Capitano Rankstrail incontra Yorsh, l'Ultimo Elfo mentre, fuggiasco, trascina verso la salvezza un esercito di diseredati, pronti a combattere piuttosto che tornare a una vita di stenti. Due vite segnate dalle scelte, dal senso di giustizia, dall'amore. Ognuno è artefice del proprio destino: e Rankstrail imparerà che Orco non è soltanto chi per disgrazia si ritrova cieco e brutale portatore di odio, ma è soprattutto chi, con discernimento e potere, sceglie la via della barbarie e della morte. Eroe potente e indimenticabile, Rankstrail ci accompagna nel memorabile passaggio da un mondo di idee a un mondo di carne e ossa; dal mondo dei destini segnati a quello delle scelte. Scritto con stile travolgente, un fantasy rovente e impetuoso, fatto di sangue e battaglie, pietà e tenerezza; un mondo dove non c'è posto per eroi di carta, ma per Uomini e Donne liberi e consapevoli, in un superbo tributo ai grandi temi dell'umanità.

Ora che vi siete fatti un'idea di che cosa parla, dico la mia.

Quello che mi ha colpito di più di questo libro è la capacità descrittiva dell’autrice. È riuscita, senza dilungarsi, a dare un’immagine ben definita da ogni luogo e a ogni personaggio descritto nel suo romanzo.
In modo particolare è riuscita a rendere con incredibile vivezza la fame. Tema dominante anche ne “L’ultimo elfo”. I bambini dei due libri patiscono la fame e, dopo aver letto i suoi libri si ha veramente un’idea di quello che può essere la fame. Sono fortunata, so di esserlo, visto che la fame e la sete non rientrano nelle mie esperienze di vita. Silvana De Mari, di cui confesso, non conosco la biografia, deve averle quanto meno provate per poco tempo, perché riesce a descriverle benissimo.
In un primo momento ero perplessa: come poteva “L’ultimo orco”essere un romanzo per ragazzi?
Vi sono così tanti spunti di riflessione che lo riterrei più adatto agli adulti, ma mi sbagliavo, è proprio agli adolescenti che deve rivolgersi.
Le tematiche trattate dall’autrice mentre narra la vita del capitano orso Rankstrail e la trasformazione di Rosalba sono ricchissime di implicazioni. Si parte con il tema dell’amare i bambini altrimenti da adulti diventeranno crudeli, passando per la microeconomia, per arrivare all’individuo come soggetto unico e non legato a tradizioni familiari vincolanti.
In questo libro si ride poco, a differenza de “L’ultimo elfo” in cui ogni tanto l’ironia era veramente esilarante. Per fortuna c’è il caporale Lisentrail, con le sue dita e i denti mancanti, a farci alleggerire il macigno di implicazioni morali di cui il romanzo è intriso. Ma questo non è un difetto, anzi. Quando si descrivono temi simili si deve essere chiari e l’ironia potrebbe confondere. Bisogna dirle certe cose, saranno anche superflue, saranno anche inutili, ma se nessuno le dice, nessuno le scrive, forse si può iniziare a pensare che lo siano.
Per me, di tutti i giustissimi concetti che Silvana De Mari presenta in questo libro, il più importante è quello che pure a Yorsh era sfuggito per un attimo: “Chi ha la forza per impedire le ingiustizie e non la usa di quelle ingiustizie si rende responsabile”.
Leggetelo!

sabato 7 agosto 2010

pazienza


La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico.
(Giacomo Leopardi)

mi imporrò di averne ancora molta...

giovedì 29 luglio 2010

è un mondo difficile


È un mondo difficile.
Sono una lettrice, lo sono da trenta anni ormai. Adoro perdermi nelle immagini che la mia mente crea dalle parole che solleticano la mia corteccia cerebrale.
Fino a due anni fa non avevo mai pensato di scrivere un romanzo. Storie ,storielle, diari, interviste, altre piccole amenità sì, ma un intero romanzo no. Escludiamo ovviamente la tesi di laurea.
Più o meno tecnica, più o meno femminista, più o meno per tutti.
Di quella non parliamo.
Scusate la premessa. Era per dire: da due anni a questa parte mi si è aperto un mondo.
Un mondo di editori a pagamento, doppio canale, free. Grandi Editori. Blog, Forum, discussioni, magazine, aNobii! Luoghi splendidi con abitanti intelligenti, divertenti e colti.
Assieme a questo mondo però si è aperto il vaso di Pandora!
Opinioni e discussioni crudeli, invidiose, critiche e insulti gratuiti a tutto e a tutti.
Suvvia Signori stiamo calmi!

Non si salva niente e nessuno.
La povera Licia è una capra, i giovani pieni di speranza sono solo dei copioni, gli italiani sono incapaci di scrivere fantasy, o peggio, sono solo raccomandati. I vampiri sono il flagello della letteratura(ok, qui mi sa che un po’ di ragione c’è…). E ogni genere di giustificazione metafisico-filosofico-letterario-politico-matematica-architettonico-musicale, per dire che tutti sono stupidi se non leggono quello che leggo io, o meglio, quello che ho scritto io!
Suvvia Signori stiamo calmi!

Un anno fa scoprii Gamberetta e, per quanto ammirassi il lavoro monumentale che faceva per ogni recensione, il suo stile, volutamente acido, era troppo per me.
Da lei si sono diramati cloni, o ci sono sempre stati?
Il fatto è che il web è pieno, strafar cito di lettori arrabbiati, invidiosi, rancorosi.
Ma perché? E contro chi?
Si tratta forse di palestre dove gli autori si allenano a diventare grandi incassatori?
Visto che non si incassiamo soldi, almeno prendiamoci ‘ste sberle!
Suvvia Signori stiamo calmi!

Probabilmente sono io sfortunata.
Ma veramente non ci sono più ambienti virtuali fantasy dotati di self control…
Guarda caso poi, gli agenti di scompiglio, gli infiltrati agitatori sono sempre gli stessi.
“gira smissia”, come diceva mia nonna, si trovano sempre le stesse persone.
Vorrei dire “Mala tempora”.
Non ci sono più critiche costruttive, o se ci sono, sono minoritarie.
Nessuno dice che a tutti debba piacere tutto, ma un po’ di educazione.
Suvvia Signori stiamo calmi!

Su quelle parole che leggete gli autori hanno sognato, pianto e sperato. Ricordiamocelo.
Mi sa che siamo proprio a fine impero, la cometa è passata, siamo nella sua coda, con miriadi di frammenti luminosi, nessuno dei quali però potrà illuminare il cielo.
La cometa è già passata.
Suvvia Signori stiamo calmi!


p.s. gli errori di digitazione sono tutti miei, non ho riletto, altrimenti chissà che altro avrei scritto…
scusate lo sfogo ^_^

martedì 6 luglio 2010

Arroganza medica



Uno dei motivi principali per cui mi piace la serie televisiva Dr. House è il realismo. Non certo nelle diagnosi fantasiose, né nelle dinamiche personali dei personaggi, quanto nell’atteggiamento del protagonista nei confronti dei pazienti.
È estremamente realista. Per grande sfortuna, ho conosciuto solo dr. House nella mia carriera di paziente e, doppia sfortuna, nessuno bello come il vero dr. House!
La psichiatria ha anche dato un nome a questo problema che colpisce molte persone, uomini e donne, con laurea in medicina e specializzazioni varie: delirio di onnipotenza.
I poveretti credono di essere Dio e di poter dare la vita e la morte, trattano tutti con malcelata sufficienza e credono che non si ammaleranno mai.
Un bellissimo film, che negli Stati Uniti hanno obbligatoriamente fatto vedere a diversi medici è “Un medico, un uomo”, la parabola discendente di uno stimato professionista della chirurgia, che ammalatosi di tumore, deve a malincuore saltare la staccionata e passare dalla parte dei poveri mortali malati.
Io capisco l’irrigidimento interiore indispensabile per preservare il proprio equilibrio mentale, specie nelle specializzazioni in cui i pazienti non hanno possibilità di salvarsi. Anzi ho una grande ammirazione per come riescano a mantenere rapporti umani semi normali.
Quello che non capisco è l’amore passionale, viscerale che questa categoria ha per il denaro.
Stuoli di ginecologi che intra ed extra moenia accumulano capitali che solo la loro moglie fedifraga potrà spendere(porella a casa tutto il giorno da sola!)
Cardiologi, urologi, otorini, gastronenterologi ... che si fanno pagare da i poveri mortali tanto quanto un mese di stipendio, e che trattano i malati come, o peggio, di una lumaca rossa sull’insalata dell’orto.
Per carità, ci saranno le eccezioni! I chirurghi plastici, of course. Gentilissimi con le loro pazienti, anche perché, torneranno di certo e loro devono comprarsi la barca più grande!
La forza di questa categoria è il loro essere indispensabili.
Ma non l’essere immortali.
Sì, un po’ li capisco, loro tengono in mano un cuore, fanno respirare i polmoni e prendono meno di un calciatore di serie B!
Per forza sono sempre arrabbiati!
Eppure qualche migliaio di anni fa un signore che si chiamava Ippocrate scrisse una delle pagine più belle della storia dell’umanità. Un giuramento che porta il suo nome. Vi è ancora qualcuno che lo professa?
Poi, per fortuna, e in ogni parte del mondo, vi sono gli eroi, quelli che sono i veri medici, e a loro va tutta la mia ammirazione.

giovedì 24 giugno 2010

Rabbia


Ira.
Anni fa uscì un film intitolato Seven con Brad Pitt e Gwineth Patrol in cui un serial killer uccideve delle persone, colpevoli a suo dire di un peccato capitale(sette appunto). Alla fine l'Invidia risultava essere il peccato peggiore di tutti, ma quello che annientava l'esistenza era l'ira.
"Vedo rosso", "Il sangue che va alla testa" espressioni tipiche per descrivere una rabbia cieca che prende all'improvviso e azzera la possibilità di pensare.
Grande nemica della felicità umana, secondo filosofie orientali, è però innata nell'uomo e nella donna.
La rabbia che monta come una marea e non si può fermare e si infrange spazzando tutto ciò che incontra è una delle sensazioni più forti ed eccitanti che ci siano.
Peccato che poi bisogna raccogliere i cocci.
Perdere il controllo può essere liberatorio, a tratti indispensabile. Liberare il lato animale fa senz'altro sentire meglio. Ma bisogna esserci preparati, per gestire il limite oltre il quale non si deve andare.
Non a caso la saggezza popolare dice:"guardati dalla furia dei miti".
Chi è buono per indole e tende a non arrabbiarsi, quando lo fa, è come uno tsunami. Tragedie grandi e piccole si sono consumate proprio a causa delle furia di persone assolutamente tranquille.
Mentre i saturnini si arrabbiano con cadenza lunare i miti sono tornadi inarrestabili.
Questo ho pensato mentre descrivevo il mio cattivo: Ryan.
Invidioso per eccellenza ma anche terribilmente mite e calcolatore. Il giorno in cui si arrabbia perde il senno e diviene un nemico implacabile. La cui invidia lo preserva dai sensi di colpa.