Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!

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giovedì 28 ottobre 2010

giudicare



Riflettere è considerevolmente laborioso;
ecco perchè molta gente preferisce giudicare.

Josè Ortega y Gasset

venerdì 24 settembre 2010

Accabadora




Un romanzo delicato e forte allo stesso tempo. Una scrittura che mi è piaciuta moltissimo per la sua accuratezza e semplicità. La storia di Bonaria Uria e della sua figlia di anima Maria Listru è un viaggio in molte importante tematiche. Forse è troppo limitativo indicare l’eutanasia come tema del libro. C’è, inutile negarlo, ma è trattato con tale delicatezza da risultare solo una parte di quella che è la vicenda narrata.
Forse non avrò capito nulla, ma quello che mi rimane è il profondo senso materno che ruota intorno a queste due donne, entrambe mancanti di una parte che si sono trovate e cresciute assieme. Imparando una dall’altra.
Ho apprezzato molto anche i personaggi maschili, caratterizzati in poche righe e ben delineati psicologicamente. Ma anche il mondo sardo è componente essenziale del romanzo, con le sue tradizioni rurali e rituali.
Che sensazione strana leggere di una figlia d’anima in un altro dialetto, quando ero bambina anche una mia prozia ne aveva una che l’ha assistita fino all’ultimo. Prozia, mai sposata, sul cui comodino vi è sempre stata la foto del fidanzato disperso in Russia. Questa nostra lunga Italia nella sua origine contadina risulta più che mai unita nelle antiche tradizioni della terra. Come pure il fatto del confine, quante storie potrebbe raccontare mia nonna degli agguati notturni a difesa del poco che avevano.
E io? Io potrei raccontare come mi sia sembrato strano il nome del Piave associato a luogo di sangue e morte pensando che non vi è stata una sola estate della mia infanzia in cui il gioco più bello non fosse bagnarsi in quelle acque gelide, correndo magari a nascondersi dietro l’enorme monumento ai caduti della gloriosa Brigata Sassari. Che strano sentire una sarda fare il discorso sull’importanza dell’italiano e ripensare alle quasi identiche parole della mia maestra di seconda elementare che, emigrata in Belgio e tornata in Veneto, spiegava ad una madre che non poteva non insegnare l’italiano a suo figlio perché sarebbe stata una mancanza di rispetto per tutti quei morti che giacevano nell’ossario a pochi chilometri dalla nostra scuola.
Argomenti importanti, spezzoni di vita, riferimenti a paure enormi e angosce terribili. Eppure una delicatezza e una naturalezza che rendono il romanzo leggero come un soffio. E pesante come solo la vera leggerezza può essere.

mercoledì 1 settembre 2010

Che razza di gente


Che giornata!
Ho proprio bisogno de "Il grande Gasby" negli occhi e B.B. King nelle orecchie.
Se va avanti così, la mia fiducia nell'essere umano scenderà ai minimi storici e prenderò seriamente in considerazione l'opzione canina.
Pensandoci bene però la colpa è mia e del mio cronico-mancato-tempismo.
Perchè arrivo sempre troppo presto o troppo tardi?
Mistero!

citazione adatta al mio caso:
Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane. (Socrate)

domenica 22 agosto 2010

L'ultimo orco



L’ultimo orco

La trama di IBS:
Anche in questo libro incontriamo Yorsh, l’ultimo elfo, oramai adulto. Ma il vero protagonista di questo libro è Rankstrail, soldato di ventura che combatte una guerra contro gli orchi. Mentre Yorsh è un eroe per destino, per Rankstrail è diverso: non è un predestinato, deve trovare la sua via attraverso le scelte, anche sbagliando. E sarà l’amore ad aiutarlo a prendere le decisioni giuste. Lo schema classico prevede che l’eroe liberi la fanciulla dall’orco. Ma chi è veramente l’orco: chi è nato orco, o chi ha scelto di esserlo?

La trama di Salani Editore:
Un'ombra cupa, una terribile minaccia si stende sul Mondo degli Uomini: gli Orchi, che si abbattono come cavallette sulle città, radendole al suolo e trucidandone gli abitanti. Il Capitano Rankstrail della cavalleria leggera di Daligar giura a se stesso che nessun Orco potrà di nuovo infestare e uccidere. Ma ecco che qualcuno gli dà ordine di andare a caccia di un altro nemico, di sventare una nuova minaccia: e il Capitano Rankstrail incontra Yorsh, l'Ultimo Elfo mentre, fuggiasco, trascina verso la salvezza un esercito di diseredati, pronti a combattere piuttosto che tornare a una vita di stenti. Due vite segnate dalle scelte, dal senso di giustizia, dall'amore. Ognuno è artefice del proprio destino: e Rankstrail imparerà che Orco non è soltanto chi per disgrazia si ritrova cieco e brutale portatore di odio, ma è soprattutto chi, con discernimento e potere, sceglie la via della barbarie e della morte. Eroe potente e indimenticabile, Rankstrail ci accompagna nel memorabile passaggio da un mondo di idee a un mondo di carne e ossa; dal mondo dei destini segnati a quello delle scelte. Scritto con stile travolgente, un fantasy rovente e impetuoso, fatto di sangue e battaglie, pietà e tenerezza; un mondo dove non c'è posto per eroi di carta, ma per Uomini e Donne liberi e consapevoli, in un superbo tributo ai grandi temi dell'umanità.

Ora che vi siete fatti un'idea di che cosa parla, dico la mia.

Quello che mi ha colpito di più di questo libro è la capacità descrittiva dell’autrice. È riuscita, senza dilungarsi, a dare un’immagine ben definita da ogni luogo e a ogni personaggio descritto nel suo romanzo.
In modo particolare è riuscita a rendere con incredibile vivezza la fame. Tema dominante anche ne “L’ultimo elfo”. I bambini dei due libri patiscono la fame e, dopo aver letto i suoi libri si ha veramente un’idea di quello che può essere la fame. Sono fortunata, so di esserlo, visto che la fame e la sete non rientrano nelle mie esperienze di vita. Silvana De Mari, di cui confesso, non conosco la biografia, deve averle quanto meno provate per poco tempo, perché riesce a descriverle benissimo.
In un primo momento ero perplessa: come poteva “L’ultimo orco”essere un romanzo per ragazzi?
Vi sono così tanti spunti di riflessione che lo riterrei più adatto agli adulti, ma mi sbagliavo, è proprio agli adolescenti che deve rivolgersi.
Le tematiche trattate dall’autrice mentre narra la vita del capitano orso Rankstrail e la trasformazione di Rosalba sono ricchissime di implicazioni. Si parte con il tema dell’amare i bambini altrimenti da adulti diventeranno crudeli, passando per la microeconomia, per arrivare all’individuo come soggetto unico e non legato a tradizioni familiari vincolanti.
In questo libro si ride poco, a differenza de “L’ultimo elfo” in cui ogni tanto l’ironia era veramente esilarante. Per fortuna c’è il caporale Lisentrail, con le sue dita e i denti mancanti, a farci alleggerire il macigno di implicazioni morali di cui il romanzo è intriso. Ma questo non è un difetto, anzi. Quando si descrivono temi simili si deve essere chiari e l’ironia potrebbe confondere. Bisogna dirle certe cose, saranno anche superflue, saranno anche inutili, ma se nessuno le dice, nessuno le scrive, forse si può iniziare a pensare che lo siano.
Per me, di tutti i giustissimi concetti che Silvana De Mari presenta in questo libro, il più importante è quello che pure a Yorsh era sfuggito per un attimo: “Chi ha la forza per impedire le ingiustizie e non la usa di quelle ingiustizie si rende responsabile”.
Leggetelo!

martedì 17 agosto 2010


Sono passati alcuni giorni eppure non riesco ancora a capire il finale di Lost.
"Dura di comprendonio" direbbe mia nonna, e forse è vero, ma molte troppe cose non mi tornano.
Credo di non fare alcun spoiler se dico la fine, giusto?
Se così non fosse siete pregati di fermarvi qui

Muoiono tutti. E fin qui nulla da eccepire. Un finale come un altro.
Ma tutte le domande irrisolte?
Primo fra tutte: il progetto Dharma? Tre stagioni a chiedersi che era, a cosa serviva e poi basta?
E i bambini? Walt per primo, nelle prime stagioni pareva un catalizzatore di disgrazie e poi sparito?
Aaron? puff!
E scusatemi tanto, ma si può sapere come si chiamava il cattivo?
Cattivo?!?
Poveraccio, mi fa una pena!
E Jacob? Buono, buono e poi è Caino a tutti gli effetti!
Mah!
Sono ancora perplessa, ma almeno non è stato un finale Twin Peaks, molto religioso-anglicano-protestante, ma non paradossale come appunto, Twin Peaks.
Per fortuna hanno fatto tornare il mitico Charlie, solo per questo e per il fatto che è Ugo a sostituire Jacob sull'Isola perdono agli autori tutto il resto.
Certo la scena finale, uguale a quella iniziale, è molto suggestiva...

giovedì 29 luglio 2010

è un mondo difficile


È un mondo difficile.
Sono una lettrice, lo sono da trenta anni ormai. Adoro perdermi nelle immagini che la mia mente crea dalle parole che solleticano la mia corteccia cerebrale.
Fino a due anni fa non avevo mai pensato di scrivere un romanzo. Storie ,storielle, diari, interviste, altre piccole amenità sì, ma un intero romanzo no. Escludiamo ovviamente la tesi di laurea.
Più o meno tecnica, più o meno femminista, più o meno per tutti.
Di quella non parliamo.
Scusate la premessa. Era per dire: da due anni a questa parte mi si è aperto un mondo.
Un mondo di editori a pagamento, doppio canale, free. Grandi Editori. Blog, Forum, discussioni, magazine, aNobii! Luoghi splendidi con abitanti intelligenti, divertenti e colti.
Assieme a questo mondo però si è aperto il vaso di Pandora!
Opinioni e discussioni crudeli, invidiose, critiche e insulti gratuiti a tutto e a tutti.
Suvvia Signori stiamo calmi!

Non si salva niente e nessuno.
La povera Licia è una capra, i giovani pieni di speranza sono solo dei copioni, gli italiani sono incapaci di scrivere fantasy, o peggio, sono solo raccomandati. I vampiri sono il flagello della letteratura(ok, qui mi sa che un po’ di ragione c’è…). E ogni genere di giustificazione metafisico-filosofico-letterario-politico-matematica-architettonico-musicale, per dire che tutti sono stupidi se non leggono quello che leggo io, o meglio, quello che ho scritto io!
Suvvia Signori stiamo calmi!

Un anno fa scoprii Gamberetta e, per quanto ammirassi il lavoro monumentale che faceva per ogni recensione, il suo stile, volutamente acido, era troppo per me.
Da lei si sono diramati cloni, o ci sono sempre stati?
Il fatto è che il web è pieno, strafar cito di lettori arrabbiati, invidiosi, rancorosi.
Ma perché? E contro chi?
Si tratta forse di palestre dove gli autori si allenano a diventare grandi incassatori?
Visto che non si incassiamo soldi, almeno prendiamoci ‘ste sberle!
Suvvia Signori stiamo calmi!

Probabilmente sono io sfortunata.
Ma veramente non ci sono più ambienti virtuali fantasy dotati di self control…
Guarda caso poi, gli agenti di scompiglio, gli infiltrati agitatori sono sempre gli stessi.
“gira smissia”, come diceva mia nonna, si trovano sempre le stesse persone.
Vorrei dire “Mala tempora”.
Non ci sono più critiche costruttive, o se ci sono, sono minoritarie.
Nessuno dice che a tutti debba piacere tutto, ma un po’ di educazione.
Suvvia Signori stiamo calmi!

Su quelle parole che leggete gli autori hanno sognato, pianto e sperato. Ricordiamocelo.
Mi sa che siamo proprio a fine impero, la cometa è passata, siamo nella sua coda, con miriadi di frammenti luminosi, nessuno dei quali però potrà illuminare il cielo.
La cometa è già passata.
Suvvia Signori stiamo calmi!


p.s. gli errori di digitazione sono tutti miei, non ho riletto, altrimenti chissà che altro avrei scritto…
scusate lo sfogo ^_^

mercoledì 23 giugno 2010

Trilogia di Kushiel



Ho iniziato a leggere "Il dardo e la rosa" sull'onda dei molteplici suggerimenti avuti da molti lettori miei amici e vicini su aNobii.
Ne sono rimasta folgorata, il secondo volume "La prescelta e l'erede" è stato addirittura meglio!
Erano anni che non leggevo un fantasy così ben congeniato e originale.
La creazione di una nazione e dei suoi modelli sociali e morali è perfetta, la protagonista ha notevole spessore psicologico come pure i personaggi principali.
Una vera chicca!
Leggere Jacqueline Carey mi sarà di certo di aiuto oltre che di notevole diletto.
Dimenticavo di segnalare l'originale comandamento del dio di Terra d'Ange, Elua: "Ama a tuo piacimento".
Ma forse il messaggio più importante è la tolleranza. La diversità come ricchezza, la disponibilità a imparare le lingue diverse dalla nostra per comprendere meglio le società altre. Un cosmopolitismo di fondo che ben si affianca alla libertà morale della protagonista.
Citazione meravigliosa dal secondo volume:
"Che i guerrieri invochino pure a gran voce dei di sangue e di tuono; l'amore è duro, più duro dell'acciaio e tre volte più crudele. E' inesorabile come la marea, e vita e morte seguono la sua scia"