Le cronache di Gaia

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giovedì 11 luglio 2013

Slow reading

La settimana scorsa sono andata alla presentazione del nuovo libro di Gianmario Villalta.

Alla fine di un'infanzia felice


Autore molto interessante nonché animatore, ideatore, vulcano di PordenoneLegge.
Con lui ho seguito anche un corso di scrittura creativa ed ero molto curiosa di sentirlo parlare di questo libro.
Per prima cosa è sempre piacevole ascoltarlo, ha una voce e un modo di porsi molto accattivante e non ci si annoia mai. Sarà un dono ma avere una bella voce aiuta moltissimo.
Quello che dice poi è sempre interessante.
Per deformazione professionale poi mi ha colpita un passaggio.
"I lettori credono di farti un piacere quando ti dicono, bel il suo libro l'ho letto in tre giorni.
E io ci ho messo quattro anni a scriverlo!"
I tempi degli scrittori non sono i tempi dei lettori, ma forse sono i lettori a dover rallentare e a intraprendere ogni tanto uno stile di lettura lento. 
Lo slow reading. 
Gustando le parole e i significati non solo ingurgitando la trama e il primo piano di lettura che si presenta.
Non tutti i libri si prestano allo slow reading, è ovvio, alcuni sono nati per essere divorati.
Però il suo discorso mi ha fatto pensare e visto che mi sono sempre definita bulemica della lettura, soggetta a grandi abbuffate e a grandi digiuni credo che cercherò di essere più slow e ascoltare il suo consiglio :)




L'ho messo in pratica spesso con Irene Nemirovsky e con Fizgerald, penso che ora mi dedicherò a questa pratica anche con "Alla fine di un'infanzia felice". La storia mi sembra molto interessante voi che ne pensate?

Sinossi

Quella che sta cominciando non sarà per Guido una giornata come le altre. Arrivato in ufficio, nella casa editrice dove lavora come editor, lo attende una busta. Ma non è il solito aspirante scrittore in cerca di attenzione. Il tempo di leggere il mittente e il cuore di Guido ha un sussulto. Sergio Casagrande. Un nome che porta con sé le ferite di un passato sepolto. Il grande amico di infanzia, perso per sempre dopo un dramma terribile e mai dimenticato. Bastano le prime parole del libro per capire che le sorprese non sono finite: - Mercoledì mattina ho visto Guido- scrive Sergio. Sarà vero? Che Sergio l'abbia seguito? E da quanto tempo? Per scoprirlo non resta che immergersi nella lettura. E rendersi conto che, davvero, il romanzo parla di lui, di loro, dall'infanzia fino al presente. Per Guido comincia un viaggio nella memoria, in un tempo lontano, l'estate in cui nacque la sua amicizia con Sergio, nelle campagne del Friuli abitate dalle loro famiglie. I giri in motorino, la caccia alle rane, fino all'incidente che ha cambiato ogni cosa. D'improvviso però la narrazione dei ricordi si interrompe e il romanzo-nel-romanzo comincia a parlare di un dramma coniugale, una storia di infedeltà che apparentemente non ha legami con quanto raccontato fino a quel momento. E poi, con un altro salto, ci troviamo nel presente, intere settimane in cui Sergio pedina Guido, ne segue ogni mossa, scava negli angoli più in ombra della sua vita. Mentre, pagina dopo pagina, il confine tra fiction e realtà si assottiglia fino a scomparire. Con un grande crescendo emotivo, Gian Mario Villalta trascina il lettore nel labirinto di specchi di un libro sorprendente, una sapiente costruzione metaletteraria che vibra di intense passioni umane. Perché Alla fine di un'infanzia felice è una riflessione sui rapporti tra verità, memoria e immaginazione. Ma è anche, e soprattutto, la storia del secondo, definitivo incontro di due amici perduti, sullo sfondo di una terra di confine che gli eventi storici di fine secolo hanno mutato per sempre.