Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

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sabato 3 dicembre 2011

Questa sera si recita a soggetto

locandina dello spettacolo



"Questa sera si recita a soggetto" è un dramma, che riprende la novella «Leonora addio!» del 1910 (nella raccolta Il viaggio), fu scritto a Berlino tra la fine del 1928 e il 24 marzo 1929, data posta in calce alla prima edizione italiana, nel voi. XXVII delle Maschere nude.
L'edizione italiana era stata preceduta da quella tedesca nella traduzione di Heinrich Kahn e con una dedica al celebre regista Max Reinhardt. La prima rappresentazione avvenne il 29 gennaio 1930 a Kónigsberg, nella Prussia Orientale, con la regia di Hans Karl Múller.
La locandina che annuncia lo spettacolo tace il nome dell'autore, ma intenzionalmente avverte che si svolgerà «sotto la direzione del dottor Hinkfuss con il concorso del pubblico che gentilmente si presterà».
Lo spettacolo non inizia, non si apre alcun sipario perchè arriva dal fondo della sala il dottor Hinkfuss, «un omarino alto poco più di un braccio, in frak, con un rotoletto di carta sotto il braccio». Hinkfuss sale sul palcoscenico e promette al pubblico, che spesso lo interrompe, una recita a soggetto sulla base di una «novelletta» di Pirandello sottoposta da lui a un trattamento scenico di cui si assume la piena responsabilità.

«L'azione», dice, «si svolge in una città dell'interno della Sicilia, dove le passioni son forti e covano cupe e poi divampano violente: tra tutte ferocissima, la gelosia. La novella rappresenta appunto uno di questi casi di gelosia, e della più tremenda, perché irrimediabile: quella del passato. E avviene proprio in una famiglia da cui avrebbe dovuto stare più che mai lontana la famiglia La Croce.
È composta dal padre Signor Palmiro, ingegnere minerario: Sampognetta come lo chiamano tutti perché, distratto, fischia sempre; dalla madre, Signora Ignazia, oriunda di Napoli, intesa in paese La Generala; e da quattro belle figliole, pienotte e sentimentali, vivaci e appassionate: Mommina, Totina, Dorina, Nenè».

Il Direttore passa alla presentazione dei personaggi.

Il vecchio Attore Brillante nella parte del Signor Palmiro; l'Attrice Caratterista in quella della Signora Ignazia; la Prima Attrice, Mommina; tre giovani attrici, le sorelle Totina, Dorina e Nenè; il Primo Attore, Rico Verri, giovane ufficiale di aviazione, frequentatore della famiglia La Croce, insieme con altri giovani ufficiali che corteggiano le ragazze.
Gli attori presentati con il loro vero nome protestano perché, già investiti nelle rispettive parti, si sentono così deconcentrati, ma il Direttore giustifica al pubblico quelle proteste come parte dello spettacolo.


E' molto divertente assistere ai battibecchi degli attori e del direttore di scena, il pubblico viene interrogato e gli attori si aggirano in sala. Le continue interruzioni indispongono gli attori che alla fine estromettono Hinkfuss e concludono la rappresentazione in autonomia.
Vi è la parte più drammatica in cui le due vittime Momina e Rico si confrontano.
La Prima Attrice che deve ora impersonare Mommina, invecchiata e devastata nel corpo dopo le infelicissime nozze con Rico Verri, viene truccata con amorevole cura dalle attrici che interpretano la madre e le sorelle. Il trucco diviene la «vestizione» per la graduale immedesimazione nel personaggio. Legati dallo stesso martirio, Mommina e Rico Verri si affrontano nel loro carcere domestico, fra tre pareti velate dal buio. Verri è sempre «fosco», per l'inesausto rovello della gelosia; Mommina è sulle difese, per il penoso tormento delle parole del marito che indagano pensieri e ricordi in un delirante rimprovero del passato.
Scena da brivido la devastante gelosia dei pensieri che Rico mostra nei confronti di Mommina e che non può dargli pace perché, sebbene rinchiusa, segregata,  la donna pensa e lui non potrà mai sapere a cosa pensa. 
Mommina morirà e poiché la Prima Attrice che interpreta la parte di Mommina non si rialza, gli altri attori che avevano proseguito la scena, le si fanno attorno allarmati; dalla sala invece «sopravvien entusiasta correndo per il corridojo, il dotto Hinkfuss che è rimasto a governar di nascosto tutti gli effetti di luce».
Finalmente la Prima Attrice si riprende e gli attori, dichiarando di essere destinati a «recitare parti scritte, imparate a memoria», dicono di non voler rischiare recitando a soggetto che, in un'incontrollata immedesimazione nel personaggio, uno di lori «ci lasci la pelle» e, tra le imbarazzate protesa del capocomico, reclamano il ripristino del ruolo dell'autore.
Ma il dottor Hinkfuss con ostinazione conclude:
«No, l'autore no! Le parti scritte, sì, se mai, perché riabbiano vita da noi, per un momento, e... - rivolto al pubblico - senza più le impertinenze di questa sera, che il pubblico ci vorrà perdonare».




Alessandro d'Amico scrisse:
«La verità è che Pirandello in questo dramma che chiude idealmente la sua trilogia del teatro nel teatro (Sei personaggi in cerca d'autore, Ciascuno a suo modo) parte dalla polemica in atto tra il regista e gli attori, ma per trascenderla, non per risolverla in favore di uno dei contendenti. La novità è altrove. È in ciò che Pirandello non aveva potuto affidare a nessun saggio e che solo sul palcoscenico sarebbe riuscito a mostrare: il momento in cui l'attore diventa lui personaggio (non, si badi, entra nel personaggio)».


L'allestimento che ho visto io è quello fatto dalla Compagnia Gank con la regia di Alberto Giusta e con Massimo Brizi, Mariella Speranza, Alessia Giuliani, Cristina Pasino, davide lorino, Maximilian Dirr, Barbara Alesse, ernesta Agira, Manuel Zicarelli, Carlo Sciaccaluga.
I miei personali complimenti a tutti gli attori, ma in modo particolare all'interprete di Rico Verri che è stato bravissimo a trasmettere l'ossessione della gelosia e la disperazione di un uomo che non riesce a possedere fino in fondo la propria donna.




martedì 8 novembre 2011

Il nipote di Rameau


da Wikipedia:
ll nipote di Rameau o La satira seconda è un dialogo satirico scritto da Denis Diderot nel quale vengono discusse questioni di etica ed estetica. L'autore vi lavorò tra il 1762 e il 1773, ma l’opera fu pubblicata soltanto postuma.
I due personaggi che danno vita al dialogo sono designati con i pronomi lui e io. Se ad una lettura immediata appare chiaro che il primo pronome indica Jean-François Rameau ed il secondo lo stesso Diderot, è bene ricordare che il valore simbolico dei due personaggi risulta più complesso. Mentre infatti le posizioni morali che i due sostengono sono del tutto opposte e inconciliabili, nei passaggi in cui si discute di estetica sembra esserci piuttosto, tra le due figure, una sorta di rispecchiamento. Accade così che sia proprio Rameau ad esporre alcune tesi già espresse da Diderot in opere precedenti. Il Nipote si configura così a tratti come un alter ego del filosofo.


Il nipote di Rameau di Denis Diderot,capolavoro satirico della seconda metà del settecento è la parabola grottesca di un musico fallito, cortigiano convinto, amorale per vocazione avvolto in un lucido cupio dissolvi.
Nella sua imbarazzante assenza di prospettive edificanti, nella riduzione della vita a pura funzione fisiologica riesce in maniera paradossale a ribaltare la visione del bene e del male, del genio e della mediocrità, della natura umana e delle possibilità di redimerla.
Rameau si è offerto attraverso i secoli come un nitido archetipo di libero servo, innocua foglia di fico per padroni a tolleranza variabile.
Scorgiamo dietro la sua perversità le paure del filosofo del perdere se stesso e i propri riferimenti etici nell'affrontare un primo embrione di libero mercato delle idee che intuiva stesse nascendo in quel turbolento e fervido scorcio di secolo.
Rameau manca dai nostri teatri dagli inizi degli anni novanta, un ventennio di profonde mutazioni nel corpo della nostra società civile, le sue contorsioni intellettuali quindi assumono nuovo e violento impatto e nuovi motivi di aspro divertimento.


SILVIO ORLANDO Rameau
AMERIGO FONTANI Diderot
MARIA LAURA RONDANINI Juliet
IL NIPOTE DI RAMEAU
di Denis Diderot
adattamento Edoardo Erba e Silvio Orlando
regia di Silvio OrlandoClavicembalista Simone Gullì
Scene Giancarlo Basili
Costumi Giovanna Buzzi
Produzione Cardellino srl

Domenica sera sono andata ad assistere a questa rappresentazione teatrale e ne ho ricavato motivo di molteplici riflessioni.
Un'ora e mezza tutta d'un fiato ad ascoltare un bravissimo Silvio Orlando esporre la sua filosofia di vita e vi giuro che mi  pareva di sentir parlare uno dei nostri politici!
L'attualità dello scritto portato sulla scena è sconvolgente, complimenti a chi ha scelto di riproporre questo dialogo ai nostri giorni, c'è veramente molto su cui meditare, molto.
L'attore dà vita al personaggio strappandoci sorrisi amari e risate a bocca aperta, veramente molto, molto bravo Silvio Orlando, un'interpretazione magnifica!


Se vi interessa leggere il dialogo qui  lo trovate, ma vi consiglio comunque di seguire la programmazione teatrale della vostra città. 
Il testo nato per il teatro merita di vivere in teatro.
L'allestimento che ho visto io sta girando l'Italia e "Il nipote di Rameau" venerdì 18 novembre sarà a Città di Castello in Umbria e dal 22 novembre al  4 dicembre al Teatro Eliseo a Roma. 


Pensare avrà anche controindicazioni ma in genere salva la vita.

giovedì 25 agosto 2011

Comodamente Festival

Comoda Mente

V edizione, Fedeltà

2-3-4 settembre
Vittorio Veneto


Fedeli alla linea infedele

“Comodamente?”
“Con la ‘c’”
“Comodamente”
“Ma il significato qual è?”
“I pol far ‘na discussion de politica, de arte … de cinema, de teatro… e allora là i discute de tut, con una vision, disèn, un fià pì ampia de quel che pol aver la gente de qua…”
“… con comodità.”

Qui la gente ormai lo sa, come testimonia questo scambio di parole tra due anziani a passeggio a Vittorio Veneto. A Comodamente si parla di tutto – dall’arte alla politica, dalla filosofia all’attualità – adottando però nuove prospettive, alla ricerca di significati da definire e di definizioni da svuotare e riempire con nuovi significati, più veri, più vivi e vitali.

Solo su un aspetto forse quei signori, intercettati in salita verso la collina di Sant’Augusta, si sono sbagliati. La comodità, al festival, è proprio l’elemento a cui dare un calcio, la zolla da smuovere sollevando dubbi e stimolando il confronto, in un’arena in cui niente è dato per certo e ogni voce ha il diritto ad esporre la sua verità. Ed è proprio attorno a un argomento per certi versi scomodo, che a caldo porta a schierarsi da una parte o dall’altra, si svilupperà la quinta edizione, per trascinare al dunque i tantissimi ospiti coinvolti nell’evento.

Si parlerà di fedeltà. Un concetto che, nel 150esimo anniversario dell’Italia unita, ci porta a riflettere sui processi che hanno costruito la nostra identità e la nostra Storia, ma anche su quelli che concorrono a formare il nostro futuro: essere italiani significa non solo essere consapevoli di come siamo arrivati fin qui, ma credere contemporaneamente nell’idea di Europa, vivendo la fedeltà tra le polarità di passato e futuro. Al di là della storia con la “s” maiuscola, la fedeltà ci chiama in causa ogni giorno, nelle nostre piccole storie, non in quanto italiani ma semplicemente in quanto esseri umani dotati di libero arbitrio. Chi non ha mai dovuto farci i conti con la fedeltà? Solo a sentirla nominare qualcuno fa un salto sulla sedia, come si sentisse colto in fallo o spiato dal buco della serratura. Eppure è un argomento così estivo, quasi leggero, che parrebbe da copertina di settimanale. Ma rilassatevi, non vogliamo certo concentrarci sugli acciacchi dei rapporti sentimentali. Non sarebbe da noi che, come dicono quei signori, cerchiamo di avere una visione un po’ più ampia rispetto all’uomo della strada.
E allora guardiamo un po’ oltre il nostro naso da cortile, alla scoperta di come la fedeltà venga tirata in ballo continuamente, in ogni ambito dell’esistenza, ogni volta che si agisce scegliendo qualcosa al posto di qualcos’altro. Ogni volta che si decide di continuare per una strada o di cambiare rotta, seguire una persona o il proprio istinto. Perché la fedeltà non è un dogma (e qui si entra in un altro territorio, quello della fede, di cui comunque si parlerà), ma è un patto da rinegoziare ogni giorno, con il mutare del contesto e degli obiettivi da raggiungere. Pena la trasformazione della virtù in vizio – per mancanza di flessibilità – e soprattutto la perdita del piacere della scoperta, che è uno dei motori stessi dell’esistenza.

Non vi stiamo invitando ad essere libertini, ma solo liberi: di scegliere, di osare, di provare, di cambiare. Il 2, 3 e 4 settembre nuvole di idee si addensano nel cielo della città: dopo il temporale, forse, ci ritroveremo tutti un po’ più ricchi e sereni.

Claudio Bertorelli



Ecco il motivo del mio silenzio, date un'occhiata al programma e poi ditemi se non ho fatto bene!

venerdì 21 gennaio 2011

MA-L'AMORE


Ho promesso un commento al libro di Andrea Molesini e lo farò.
Ora però vorrei condividere con voi la mia esperienza di ieri.
Sono andata ad ascoltare la bravissima Nicoletta Maragno nel suo recital intitolato MA-L'AMORE.

“Ma-l’amore” è il racconto di storie, storie vere, vissute: di donne che fanno sentire la loro voce, testimoniando come la violenza abbia tante facce: da quella subita tra le mura di casa, a quella psicologica di chi ti piega al suo volere, a quella infine assodata e accettata come fatto culturale.

E’ un modo per rompere il silenzio, per guardare il problema direttamente con gli occhi di chi l’ha vissuto sulla propria pelle, per infrangere i muri di omertà che spesso diventano prigioni, per fare emergere quella sorta di terra di nessuno, in cui si è prive di qualunque riferimento alternativo….



Lo spettacolo si articola in sei temi inerenti «La storia di un abuso», che si rifà ad una violenza subita durante la preadolescenza, «Spaghetti al sugo», violenza domestica in costante aumento, «L'amante segretaria», che corre in modo comico sulla sopportazione delle donne, «La fidanzata di Allah» violenza psicologica», «La storia di Suad» violenza culturale, e «L'autostima delle donne», brevi flash comici che ironizzano sulla scarsa capacità di autotutela delle donne. «Percorrere questo itinerario - sostiene Nicoletta Maragno - è un modo per rompere il silenzio, per guardare il problema direttamente con gli occhi di chi l'ha vissuto sulla propria pelle, per infrangere i muri di omertà che spesso diventano prigioni, per fare emergere quella sorta di terra di nessuno, in cui si è prive di qualunque riferimento alternativo...». Padovana di nascita, Maragno si è diplomata nel 1990 alla «Scuola di Teatro» diretta da Giorgio Strehler del Piccolo Teatro di Milano, entrando quindi a far parte della compagnia del Piccolo spesso in qualità di attrice-cantante.

Collabora con l'Università di Padova con lavori e recital teatrali su temi di interesse sociale legati alle politiche di genere e alle pari opportunità.





Si tratta di una rappresentazione, con proiezioni video, testimonianze, canzoni delle molteplici sfaccettature che può assumere la violenza sulle donne.
L'attrice Nicoletta Maragno, è una grandissima professionista.
Durante lo spettacolo di un'ora e mezza si piange e si ride, si pensa.
Forse quello che più mi fa pensare sono le date e i numeri che scorrono sul palco.
I numeri della violenza sono tali e tanti da far rizzare i capelli in testa.
Per non parlare delle date.
1981 fine del cosiddetto "delitto d'onore"
1996 la legge riconosce lo stupro come reato contro la persona e non contro la morale pubblica.
1996!!!
L'interpretazione magistrale della bravissima attrice ci fa entrare nell'animo di queste donne, ci immedesimiamo con loro, soffriamo con loro.
La storia di Suad, in particolare, è sconvolgente.
Con mia somma gioia ieri sera ho saputo che il recital riceverà un premio molto importante, con la consegna delle chiavi della città di Padova e sono felicissima.
Naturalmente, visto che lo spettacolo sta girando per tutto il Veneto, se siete in zona, andateci!

giovedì 9 dicembre 2010

Ad culturam



Art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

domenica 5 dicembre 2010

Confidenze troppo intime



Adoro il teatro.
E visto che ieri sera ho visto una commedia molto interessante ho pensato di farvela conoscere.

Lo spettacolo è tratto da un'elegante ed enigmatico testo di Jérome Tonnerre da cui è stato tratto un film uscito in Francia nel 2003 e arrivato da noi l'anno dopo. Si chiamava proprio "Confidenze troppo intime" del regista Patrice Leconte ed è abbastanza famoso. Tra gli interpreti aveva Sandrine Bonnaire, Fabrice Luchini, Michel Duchaussoy, Molly Picon.

Trama:

Anna, commessa in una boutique di lusso, dopo aver preso appuntamento per una prima seduta con il dottor Monnier, uno psicanalista, entra nel suo studio e comincia a raccontargli alcuni dei particolari che l'hanno condotta ad avere un colloquio con lui. Dopo un paio di sedute la donna si rende conto di aver commesso un errore: lo studio in cui è entrata non è quello dello psicanalista, ma quello di William, un fiscalista, il quale non era riuscito in alcun modo ad avvertire la donna del malinteso. Anna, apparentemente alterata dalla situazione, fugge via, imbarazzata per aver raccontato alcuni frammenti della sua vita ad un perfetto sconosciuto. Passano alcuni giorni e William, attratto dai racconti di Anna e desideroso più che mai di rivederla, si mette a cercarla, chiedendo inutilmente notizie al dottor Monnier finché non accade qualcosa di inaspettato agli occhi del fiscalista: la donna si ripresenta nel suo studio, ansiosa di continuare a raccontargli i propri problemi. Tra Anna e William incomincia a stabilirsi un ambiguo rapporto, dettato dai racconti morbosi e perversi che la donna racconta a lui, terribilmente affascinato da questa situazione che prenderà una piega inaspettata.


Ho trovato la rappresentazione molto interessante, sia per la bravura del regista, (ho adorato i cambi di scena e di luce, le musiche e il colore rosso), sia per gli attori che hanno saputo reggere benissimo lo spettacolo con grande professionalità.
In particolare i due uomini. Perfetti!
Anna Valle non è tra le mie donne di spettacolo preferite, ma devo dire che mi ha stupito, sia per la bellezza, è veramente stupenda! Sia per la bravura, reggeva perfettamente il confronto con attori di vecchia scuola.

Poi vi è la tematica dello spettacolo.

Quanto è facile parlare con gli sconosciuti dei propri problemi, quanto è più semplice sentirsi liberi di dire tutto, ma proprio tutto, a chi non si conosce.
Probabilmente è anche alla base di molti rapporti virtuali questa libertà di espressione, l'essere protetti da anonimato, sconosciuti, ci consente una libertà di azione che nella vita reale è assolutamente impensabile.
A chi di noi in treno, in aereo, non è mai successo di scambiare confidenze con il vicino?
Qualcuno che si sa non si rivedrà mai più, il che ci consente di lasciarci trasportare in un dialogo nella più totale onestà.
Ecco questo tratto della commedia l'ho trovato geniale.


Per finire alcune note tecniche qualora voleste più informazioni:


CONFIDENZE TROPPO INTIME



TESTO: di Jérôme Tonnerre

nella traduzione di David Conati

CAST: ANNA VALLE, Aristide Genovese. Ulisse Lendaro, Anna Zago

MUSICHE: Bube Sapràvie

LUCI: Samuel Donà

SCENOGRAFIA: Carloalberto Piccoli

SCENOTECNICA: Adriano Pernigotti

COSTUMI: Rebecca Cohen

GIOCHI ELETTRICI: Ludell

MOVIMENTI COREOGRAFICI: Ester Mannato

ASSISTENTE ALLA REGIA: Anna Farinello

REGIA: Piergiorgio Piccoli





IL TESTO

La triste e misteriosa Anna, senza essersi resa conto di aver sbagliato porta, si infila nello studio del depresso consulente finanziario William convinta di essere entrata nello studio di uno psichiatra e inizia a raccontargli i suoi segreti più intimi, i suoi problemi sessuali, le sue pulsioni erotiche. Non avendo il coraggio di rivelarle la sua vera identità, eccitato e colpito dalle confidenze di Anna, William ascolterà incredulo quelle confessioni e così, nei giorni successivi, seguono altri appuntamenti…

In questo assurdo menàge lo scambio di persona è solo un pretesto per giustificare un capriccio recondito (rivelare i segreti più intimi ad uno sconosciuto) e l’equivoco, com’è giusto che sia, viene ben presto svelato. Gli incontri tra Anna e William però continuano fino a diventare un’importante molla per il cambiamento di entrambi, mentre nuove sensazioni che cominciano ad agitarsi dentro di loro.

Ne nasce un rapporto ambiguo e sempre più intenso, che resiste alla rivelazione della vera identità di William ma vacilla quando si comincia a parlare del marito di Anne. Un intreccio geometrico in cui tutti nascondono qualcosa e si affidano agli errori e agli equivoci per fare emergere i sentimenti più veri. L’ amore è visto come rifugio dal mondo, anche dalle donne il cui dramma pare essere quello di non essere sufficientemente desiderate.

I PERSONAGGI

Anna ha dimenticato il brivido di una mano che le accarezza la pelle perché un banale incidente, da lei stessa provocato, ha spento suo marito rendendolo zoppo e derubandolo della passione. Così si è convinta che la libertà sia ritrovare lui e la sua concupiscenza dimenticata. William vive da sempre in una casa che è anche il suo studio, con un’evidente difficoltà nel superare lo stadio infantile. E’ tutto in ordine nella sua vita: i mobili spolverati scrupolosamente ogni giorno, la scrivania organizzata con estrema precisione e la cravatta ben annodata da indossare anche di domenica. Impossibile è però riempire i vuoti aggrappandosi alla sicurezza degli oggetti. Sarà Anna, inconsapevolmente, a tirarlo fuori da una casa che col tempo si è trasformata in gabbia.

E’ di fondamento allo spettacolo il tema della comunicazione tra uomo e donna, labirinto rigoglioso di difficoltà da risolvere nella gioia dello scoprirsi passo dopo passo. La distanza tra un uomo e una donna viene spesso riempita dal silenzio, mentre nel rincorrere le parole si finisce per mordersi la coda.

Attori e regista

Anna Valle, nata a Roma da madre siciliana, sta attraversando un felice momento professionale che la vede protagonista anche in due produzioni televisive: quella per Mediaset ispirata al celebre Conte di Montecristo di Dumas, che ha iniziato a girare in questi giorni, dove è co-protagonista insieme ad Alessandro Preziosi, e quella che andrà in onda questa primavera su Rai Uno, dedicata alle Sorelle Fontana, per la regia di Riccardo Milani.

Il regista Piergiorgio Piccoli è attivo in campo teatrale dal 1980. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e ha preso parte a importanti produzioni in Italia e all’estero. Nel 2001 ha fondato, con Aristide Genovese, Anna Zago ed Ester Mannato, Theama Teatro, realtà che si occupa di formazione, produzione e organizzazione di eventi e rassegne. Ha allestito numerosi spettacoli al Teatro Olimpico di Vicenza e in altri prestigiosi teatri italiani. Tra le ultime regie, l’opera “Maria de Buenos Aires” con il Conservatorio di Vicenza, il musical “Oscuro e la strega” con Giò di Tonno, “Nel nome della madre” di Erri De Luca con Anna Zago e “Amleto” con Maximilian Nisi e Maria Letizia Gorga, che ha debuttato al Festival di Borgio Verezzi 2009, tutte produzioni Theama Teatro.

Aristide Genovese si è diplomato nel 1987 alla Scuola Regionale di Teatro del Veneto ed è impegnato sia come attore che come regista, formatore e produttore.

Anna Zago, laureata in Architettura presso lo IUAV di Venezia, si è specializzata in varie forme di espressione teatrale.

Ulisse Lendaro, marito di Anna Valle nella vita, è attore di cinema e di teatro oltre che produttore cinematografico: tra le sue opere si segnalano il film caso nazionale “Medley – Brandelli di scuola” (2001), “Still Life” (2005) con sceneggiatura di Vitaliano Trevisan e la black comedy “MissTake” (2008) con Remo Girone, Victoria Zinny e Anna Valle.


L’associazione “THEAMA TEATRO” di Vicenza é nata dalla collaborazione di operatori culturali dalle molteplici competenze teatrali, didattiche, tecniche ed artistiche, che da molti anni si occupano di spettacolo dal vivo e formazione. Lo scopo primario dell’Associazione é la valorizzazione e la diffusione dell’arte, dello spettacolo e della cultura, tramite la formazione, le rappresentazioni, le accademie teatrali, la gestione di spazi, gli eventi e i progetti speciali.

Fondatori dell’Associazione sono: Piergiorgio Piccoli, Aristide Genovese, Anna Zago ed Ester Mannato. Theama Teatro si avvale inoltre della collaborazione di numerosi esperti formatori, tecnici, organizzatori ed operatori anche nel contesto del disagio sociale.

lunedì 29 novembre 2010

La grande occasione

Alcuni mesi fa parlavo qui di Alan Bennet e del suo libro "Signore e signori".
Non a caso citavo due monologhi che avevo trovato assolutamente deliziosi "Un letto tra le lenticchie" e "La grande occasione" anche perchè li avevo trovati i più interessanti della raccolta. Ora sono molto felice perchè scopro che proprio questi due testi sono in cartellone in un teatro di Milano.

Se qualcuno fosse in zona ha un'occasione splendida di vederli rappresentati e per di più interpretati da due bravissime attrici: Licia Maglietta e Nicoletta Maragno.

Io non potrò andarci, ma sarei contenta se qualcuno ci riuscisse e poi mi dicesse la sua opinione.

Di seguito riporto un articolo de "Il corriere.it"

al Teatro Parenti Dal 26 novembre al 5 dicembre
Confessioni di Licia Maglietta
L’attrice napoletana interpreta Alan Bennett. «Erano testi nati per la tv, per la serie "Talking Heads"»al Teatro Parenti Dal 26 novembre al 5 dicembre

Confessioni di Licia Maglietta

L’attrice napoletana interpreta Alan Bennett. «Erano testi nati per la tv, per la serie "Talking Heads"»


Licia Maglietta
Un mese all'insegna di Alan Bennett, una delle penne più argute e sferzanti della drammaturgia inglese di questi ultimi vent'anni. È al debutto al Teatro Parenti Licia Maglietta, anche regista di se stessa e di Nicoletta Maragno, in «La grande occasione», mentre all'Elfo Puccini vedremo, tra una quindicina di giorni, il pluripremiato «The history boys». «Prima» nazionale dunque al Parenti per la Maglietta, che mette insieme due dei dodici monologhi scritti da Bennett per la BBC, «Un letto fra le lenticchie» e «La grande occasione», che dà il titolo allo spettacolo (entrambi sono pubblicati da Adelphi nella raccolta «Signori e signore»). «Erano testi nati per la tv, per la serie "Talking Heads", ripresi con telecamera fissa e interpretati da grandi attori, come Maggie Smith e Julie Walters, ma anche dallo stesso Bennett. Raramente ho trovato tanta acutezza di sguardo e feroce ironia», dice l'attrice napoletana. Niente male per il figlio di un macellaio dello Yorkshire, laureato a Oxford, a lungo docente di storia medievale ed esploso come scrittore e drammaturgo a metà degli anni Novanta.

Protagoniste dei due monologhi sono Susan (Maglietta), moglie alcolizzata di un vicario, e Lesley (Maragno), attricetta baldanzosa, che si ritrovano per caso nella cappelletta laterale di una chiesa. Entrambe dotate di una buona dose di inconsapevolezza, ritengono la prima che solo la commessa dello spaccio sappia che lei è alcolizzata, mentre lo sa tutta la parrocchia; la seconda di aver molto da offrire sia come attrice sia come persona. Due confessioni senza un confessore in cui Susan borbotterà su tutto il suo mondo odoroso di incenso e di ipocrisie, mentre Lesley, rivolgendosi a un angelo, racconterà le sue delusioni professionali. «Susan ha uno sguardo molto lucido e laico sulla questione della religione e della Chiesa», spiega ancora Licia Maglietta. «Lesley rappresenta il sottobosco cinematografico e televisivo. Per me sono le due facce di una stessa medaglia: cinema, tv o chiesa sono tutti luoghi di rappresentazione, su cui le due donne compiono un atto di denuncia, anche se una denuncia con molto sarcasmo e risate».

La grande occasione. Teatro Parenti. Ore 21.15 (da mart. a ven.) e 19. 30 (merc. e sab.). Fest. 16.30. V. Pier Lombardo 14. Tel. 02.59.99.52.06. Euro 32-10. Dal 26 novembre al 5 dicembre.

Claudia Cannella
22 novembre 2010(ultima modifica: 26 novembre 2010)



La bella e bravissima Nicoletta Maragno