Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

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martedì 24 gennaio 2012

Saluti e Giorno della memoria

Mancano ancora un paio di giorni alla giornata della memoria ma l'anticipo poichè prossimamente, cioè appena concluso questo post, inizierò un lavoro un po' impegnativo dovrò mettere in pausa il blog. 
Niente paura(o sospiro di sollievo), non sparisco, passerò a trovarvi ma non potrò dedicare troppo tempo a girellare nel web.


Il testo dell'articolo 1 della legge definisce così le finalità del Giorno della Memoria:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.[1] »


Per ricordare questi avvenimenti così tragici suggerisco dei libri, ovviamente.
Il primo è sicuramente il Diario di Anna Frank, la mia prima lettura da ragazzina sui temi della Shoah, devo dire che allora c'era molta meno paura di oggi di dire le cose come stavano, forse perchè erano vivi molti soldati che alla guerra avevano preso parte.
Un bel libro per ragazzi è "Quando Hitler rubò il coniglio rosa" di Judith Kerr

Quando Hitler rubò il coniglio rosa

Anna è una bambina quando con la sua famiglia deve lasciare la Germania, perché lei è ebrea e nel Paese è arrivato Hitler. Anna dovrà abbandonare la sua casa, la sua scuola, i suoi giochi... E anche il suo amato coniglio rosa. Davanti a lei e alla sua famiglia si apre un futuro incerto, paesi sconosciuti, città nuove. Ma cambiare vita può anche diventare una bella avventura, se si sta tutti insieme. Età di lettura: da 10 anni.

L'ho letto tempo fa e mi è rimasta una bella impressione.

Più famoso è senza dubbio un libro che adoro "Il bambino con il pigiama a righe" di John Boyne


 Il mio commento anobiano quando lo lessi fu:

Un libro semplice da leggere che lascia il vuoto dietro di sè e il panico nel lettore. 
Un libro che trae la sua forza da quello che non è scritto. 
Un libro con alcune frasi veramente da incorniciare a memoria imperitura. 
Un libro che mi lascia senza parole. 
Un libro da leggere.


Sono ancora di questa opinione.

Libri testimonianza per adulti ce ne sono molti, per fortuna e ve li lascio scegliere.
Vi segnalo solo un film che a me è piaciuto molto e se vi è sfuggito dovete rimediare perchè merita.
La finestra di fronte un film del 2003 diretto da Ferzan Özpetek,

e anche uno che ha meno poesia ma che da lettrice mi ha inquietata non poco

The Reader, A voce alta, un film di Stephen Daldry tratto dal libro The reader è un libro di Schlink Bernhard

A voce alta. The reader


Naturalmente qualora non l'aveste  ancora letto rimane sempre valido il consiglio di leggere


"Ogni cosa è illuminata" di Jonathan Safran Foer, uno scrittore che amo molto, per la sua capacità di svelare molti aspetti dell'animo umano. In questo libro ha il coraggio di porsi dalla parte dei non eroi e di farci chiedere "noi che avremmo fatto?" Dopo che avrete letto questo libro la risposta potrebbe non essere così scontata.

Ci sentiamo presto!

sabato 5 febbraio 2011

Molto forte incredibilmente vicino


A New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". È l'11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all'enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l'incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.


Jonathan Safran Foer è senza dubbio uno dei più grandi scrittori dei nostri giorni, e il fatto che sia così giovane mi riempie di gioia e di speranza.
Lo ritengo uno sperimentatore della narrazione che riesce con lucidità e antica ironia a rappresentare le grandi tragedie. Dopo “Ogni cosa è illuminata” che ho trovato un libro talmente ricco di idee e di sentimenti da ritenerlo un capolavoro assoluto, ho iniziato la lettera di questo suo secondo romanzo con grandi aspettative.
Non sono state deluse.
Lo stile inconfondibile dell’autore, che riesce creare personaggi dalle personalità poliedriche è rimasto.
Naturalmente la storia cambia. Si tratta sempre di una ricerca, la perpetua ricerca degli antenati, delle origini di sé e dei fatti quotidiani.
Non so dire quanto della formazione ebraica dell’autore pesi su questo continuo migrare dei protagonisti.
Un percorso senza meta perché la vita stessa è viaggio non arrivo.
Il filone principale del romanzo è la storia del piccolo Oskar che ha perduto il padre l’11 settembre e che cerca di ritrovare una parte di lui attraverso una chiave.
Ma è anche la storia dei suoi nonni, di come siano fuggiti dal bombardamento di Dresda per non riuscire più a ritrovarsi. Lei con gli occhi guasti e lui incapace di parlare.
Vi sono degli interludi molto poetici come i ricordi familiari del bambino, ma ci sono anche immagini che accompagnano la lettura rendendo quasi tridimensionale la storia. Le ultime pagine sono veramente geniali.
Il messaggio del romanzo è chiaro, può capitare a tutti di essere annientati da qualcosa di più grande di noi, ma si deve trovare la forza di andare avanti, nonostante lo strazio. Ma, soprattutto, io ho colto la necessità di non lasciare passare il tempo inutilmente e di dire sempre alle persone che ci sono accanto quanto sono importanti per noi. Per non avere rimpianti.
Un romanzo sull’11 settembre scritto senza retorica, senza polemiche, una grande riflessione sulla caducità delle certezze umane.