Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!

giovedì 30 dicembre 2010

Buon anno!



Scusate se ve li faccio oggi ma probabilmente domani i miei auguri sarebbero così



Buon divertimento e speriamo che il 2011 ci porti tanta salute, fortuna e serenità!

Scrittrici italiane 3 - Carolina Invernizio

Nel mio penultimo post dell'anno vorrei parlare ancora di scrittura femminile.

Virginia Wolf nel 1929 in un articolo intitolato Le donne e il romanzo scriveva:

Se[...]volessimo cercare di riassumere le caratteristiche della narrativa femminile oggi, potremmo dire che è coraggiosa, che è sincera, che aderisce a quello che sentono le donne. Che non è acida. Che non insiste sulla propria femminilità. Allo stesso tempo però i libri di una donna non sono scritti come li scriverebbe un uomo.

Oggi vi suggerisco Carolina Invernizio




Come al solito mi faccio aiutare da Wikipedia:

Carolina Maria Margaritta Invernizio Quinterno (Voghera, 28 marzo 1851 – Cuneo, 27 novembre 1916) è stata una scrittrice italiana, fra le più popolari di fine Ottocento ed inizio Novecento.
Dopo aver scritto per anni romanzi di appendice per il quotidiano La Gazzetta di Torino, si legò nel 1907 in esclusiva all'editore Salani per il quale scrisse, in una carriera durata quarant'anni, 123 libri, definiti romanzo storico sociale, che furono publicati in una collana a lei intitolata: "I Romanzi di Carolina Invernizio".
Molti dei suoi volumi sono stati tradotti con successo all'estero, specie in America Latina.
I suoi libri furono molto apprezzati dal pubblico e molto meno dalla critica, i suoi racconti richiamavano l'antico romanzo gotico dipinti come erano a tinte fosche: lo stesso genere oggi definito fiction e un tempo chiamato romanzo d'appendice (o feuilleton).
Trame intricate [modifica]
Tra i suoi libri Odio di araba, Anime di fango (1888), Il Bacio di una morta (1889), La Sepolta Viva (1896), che per i loro temi "gotici" e per il contenuto scabroso dei suoi soggetti letterari fu messa all'Indice dal Vaticano. Da alcuni suoi racconti Enrico Vidali trasse dei film dell'epoca del muto.
Sulla figura di Carolina Invernizio l'attore Paolo Poli ha realizzato nel 1969 un proprio spettacolo. Molti dei suoi libri sono stati adattati per il cinema anche in tempi recenti (1949, 1957, 1974).
Nel 1975 Ugo Gregoretti realizza uno sceneggiato televisivo ispirato a uno dei suoi romanzi più celebri, I ladri dell'onore, intitolato Romanzo popolare. I ladri dell'onore, con Gigi Proietti come interprete principale.
La qualità dell'attività di scrittrice della Invernizio, autrice di storie la cui ambientazione evocava appunto quella dei romanzi gotici diffusi in Gran Bretagna nella seconda metà del Settecento, è stata al centro di numerose dispute letterarie.
L'impianto narrativo era solitamente centrato su improbabili - o quantomeno non sempre verosimili - storie di amore ed odio, con situazioni talvolta al limite dell'horror; non mancavano neanche ambientazioni che in qualche modo avrebbero preceduto il genere poliziesco o, su un versante più sociale, riguardato il mondo del popolino se non addirittura - fonte di scandalo, per lei, donna borghese di buona famiglia - dell'anarchia.


Tra i suoi molti romanzi uno dei più famosi è

Il bacio di una morta



Può l'amore di un fratello salvare da un orribile destino di morte e riaccendere la speranza? Può la torbida passione per una donna spingere un marito ad angustiare oltre ogni modo la moglie fedele? E può una moglie trovare nella propria virtú la forza per sfidare il male? Ambientato in una Francia notturna, da romanzo gotico dell'orrore, e poi a Parigi, alla ricerca di avventure, il romanzo celebre di una scrittrice abilissima nell'arte dell'intreccio.

A me piace anche perchè “Il bacio di una morta” si apre con una lunga dedica al marito Marcello Quinterno, che va segnalata per la delicatezza del sentimento e per il debito di riconoscenza che l’autrice riconosce nei confronti del marito: “Se la mia vita triste, ritirata, ha un lato luminoso, è la vostra tenera e cordiale bontà per me. A voi debbo l’ispirazione di molti miei lavori; voi svegliaste in me l’idea di sollevarmi alquanto dalla mediocrità.”

E' bello pensare che due secoli fa esistevano uomini in grado di sopravvivere e andare fieri del successo delle loro donne.
C'è di che meditare!

lunedì 27 dicembre 2010

Si era alzato il vento


Ciao a tutti!
Sopravvissuti all'assalto dei panettoni e dei pandori???
Spero proprio di sì!

Visto che siamo ancora in tema di doni, ringrazio con tutto il cuore Annalisa Polucci e Marcello Loprencipe per avere scritto "Si era alzato il vento"Uno dei libri più poetici che abbia mai letto e che mi ha dato emozioni meravigliose.
Nelle dense pagine di questo romanzo si incontra la vita.
Una storia d’amore che vince il tempo e che, come un virus benevolo, avvolge tutte le persone che ne vengono a conoscenza. Olmo e Angelina si scrissero lettere che diventano il mezzo per far riflettere e sognare ancora una donna, la cui vita pare lenta e sola, un uomo dei nostri giorni, un archeologo che insieme agli scavi nella roccia sa anche scavare dentro se stesso. Ma quelle lettere toccano anche una giovane donna che non sottovaluta le coincidenze della vita. Un misterioso robivecchi che agisce e, senza saperlo, lega per sempre tutti personaggi del libro.
La storia è semplice. Un uomo, un archeologo, trovandosi solo a casa, con sua moglie e sua figlia lontane, intraprende una ricerca. Forse spinto dalla sua innata curiosità, forse per noia, decide di riconsegnare delle vecchie lettere che aveva conservato e che gli erano servite solamente per incrementare la sua collezione di francobolli, quando era un ragazzino. Così, assieme a Marco, scopriamo l’amore splendido di Olmo e Angelina, delle loro passeggiate e del profumo delle fresie. Durante la ricerca l’uomo incontra Anna, che ora vive proprio nell’appartamento della signorina Maiani, il nome scritto nelle buste delle lettere.
Tutto pare portare verso una soluzione. Ma non c’è niente da capire, c’è la vita da vivere.
Le descrizioni sono accurate e pare proprio di sentire il profumo dei fiori venduti da Angelina e di correre in bicicletta assieme a Olmo. Vi è una grande abilità narrativa e nello stesso tempo una grande capacità di introspezione.
Un romanzo che è veramente una gemma. Curatissimo, fin dalla copertina, così ricca di particolari non casuali, nelle pagine, nel contenuto. Un romanzo che mi sento di consigliare a tutti, perché le cose belle non vanno tenute nascoste, vanno condivise.

giovedì 23 dicembre 2010

Buonissimo Natale!



"Ricorda se non riesci a trovare il Natale nel tuo cuore, non potrai trovarlo sicuramente sotto un albero" (Charlotte Carpenter)

mercoledì 22 dicembre 2010

Numeri e libri


Dopo l'alfabeto dei libri, questa volta voglio provare con i numeri dei libri.
Titoli di romanzi e saggi che ho letto che iniziano con numeri dall'1 al 9, magari se me ne viene in mente uno con lo zero...

1 "Uno, nessuno, centomila" di Luigi Pirandello

2 "Due" di Irène Némirovsky ma anche le Due torri di Tolkien

3 "Tre uomini in barca" di J.K.Jerome

4 "I quattro re" di Romina Principato

5 "Il quinto giorno" di Frank Schätzing

6 "Sei personaggi in cerca d'autore" (a Pirandello piacevano i numeri ^^)

7 "Il settimo papiro" di Wilbur Smith

8 "1984" di George Orwell (Vabbè, l'otto è in mezzo, ma che volete, adoro questo libro!!!)

9 "Novecento" di Alessandro Baricco (che però ho in libreria e non ho ancora letto!)

Zero?




Mah, a parte 007, non mi viene in mente nulla, suggerimenti?

Torreditanabrus miha dato un grande aiuto!
Ecco lo zero:
"Meno di zero" di Ellis

venerdì 17 dicembre 2010

Scrittrici italiane 2- Contessa Lara

Riprendo i miei consigli per gli acquisti natalizi.
E oggi voglio suggerire un'altra scrittrice italiana di cui si sono perse le tracce:
Contessa Lara, al secolo Evelina Cattermole




La nostra cara Wikipedia ci dice di lei:

Evelina Cattermole (Firenze, 26 ottobre 1849 – Roma, 30 novembre 1896) è stata una scrittrice e poetessa italiana. Scrisse anche novelle e opere in prosa. La parte più rilevante della sua produzione è firmata con lo pseudonimo Contessa Lara.


Io aggiungo solo che la sua bellezza e la sua vita sono degne di un vero romanzo storico. I suoi amori, felici, tragici, la sua stessa morte violenta, avvenuta per mano dell'uomo con cui aveva vissuto una storia d'amore, mi hanno sempre dato l'impressione di una donna passionale rimasta prigioniera del suo tempo e dei suoi sentimenti.

Se volete altri chiarimenti potete trovarli nella pagini di Wiki, che è veramente ben fatta e di cui sospetto di conoscere l'autore ;))
Riporto solo questo giudizio perchè mi pare molto equilibrato:

La sua vita tormentata fece scalpore e destò critiche controverse mentre lei era viva e subito dopo la sua tragica morte, nuocendo alla sua memoria e gettando fino ad oggi un alone di sensazionalismo e sospetto sulle sue opere. Sono in commercio sue biografie che descrivono la vicenda in maniera più o meno obiettiva e scandalistica, perciò documentandosi sulla sua vita e sulla sua produzione è necessario fare molta attenzione alle fonti, che non sempre sono molto attendibili e neutrali.

In realtà, una delle tematiche che si ripresentano di frequente nelle sue opere poetiche è quella della famiglia, come desiderio e aspirazione di pace. Nella sua produzione è presente anche il tema della ricerca dell'amore, un amore certo fatto anche di sensualità, ma decisamente orientato ad una relazione stabile e duratura. Addirittura, in una lirica Cattermole si immagina vecchia, seduta accanto al fuoco, impegnata nelle attività tranquille e domestiche di una vita familiare condivisa con il suo uomo. Nonostante le sue molte relazioni amorose, dalla sua opera emerge che aspirava ad un rapporto sentimentale tradizionale, e alla sicurezza dell'ambiente domestico.

Un altro tema delle sue liriche è quello del desiderio di rifugiarsi lontano dal mondo e trovare la pace. A volte questa tematica si configura come una ricerca di annullamento e morte, ma più spesso si traduce con sogni di evasione dalla vita di città, per rifugiarsi in località isolate ed impervie.


Vi suggerisco le "Novelle toscane", tra l'altro IBS le propone con spedizione gratuita.




Scritte tra il 1880 e il 1890 le Novelle toscane costituiscono la prova migliore dell'ampia produzione in prosa di Everlina Cattermole (1849-1896), celebre scrittrice e giornalista nota con lo pseudonimo di Contessa Lara. Caratterizzate dalla fedeltà ai dettami del realismo allora in voga e arricchite di capacità introspettiva, le Novelle si sviluppano attorno a un'indagine scrupolosa dell'animo umano, compiuta alla luce di un'esperienza personale divenuta metodo di comprensione dell'umanità. Quasi come a raccoglierne le segrete confidenze, l'autrice si accosta ai personaggi per condividere esperienze e sentimenti che poi restituisce con quel gusto e quella precisione che caratterizzano il suo particolare stile narrativo. Accanto a Firenze, piccoli paesi della Toscana diventano i protagonisti della scena narrativa; accurate descrizioni fanno da sfondo ai racconti, dai tratti ora comico-ironici, ora tragicamente fatali, e alle pagine di memorialistica che costituiscono un documento umano di indubbio valore.

Buona lettura!

mercoledì 15 dicembre 2010

Hieronymus Bosch, per gli amici Harry


Dal sito italiano di Michael Connelly:
"HIERONYMUS "HARRY" BOSCH nasce a Los Angeles nel 1950. Rimasto presto orfano, comincia a peregrinare da un orfanotrofio all’altro, da un’adozione all’altra. Alla prima occasione, entra nell’esercito: combatte in Vietnam, unendosi ai “topi delle gallerie”, i soldati che dovevano esplorare i cunicoli scavati sottoterra dai Vietcong.Tornato dalla guerra, entra in polizia. E fa carriera, risolve casi importanti, viene scelto come protagonista di una serie televisiva.

Ma il successo fa invidia, e dopo che Bosch uccide un serial killer in modo “irregolare”, si apre il conflitto con il Dipartimento di polizia di Los Angeles. Lo vorrebbero più conciliante, più cauto, più rispettoso. Ma Bosch non è uno che fa compromessi, e così viene spedito alla Divisione Hollywood, la squadra che si occupa dei casi più spinosi, la feccia della città. Ma proprio a Hollywood Bosch vivrà le sue avventure più emozionanti e coinvolgenti, conoscerà le donne che segneranno la sua vita, i pochi veri amici e i troppi, spietati, nemici."


Non cito completamente la pagina di Wiki è troppo lunga, vi annoierebbe, ma questo è fondamentale:
Il detective Harry Bosch (nome completo Hieronymus Bosch) è un personaggio della letteratura creato da Michael Connelly, comparso per la prima volta nel romanzo del 1992, La memoria del topo. È il protagonista di una serie di romanzi (attualmente 15) che sono ambientati nello stesso anno della pubblicazione.


Mentre scrivevo questo post, mi sono resa conto di avere letto 16 (quasi 17, uno è in lettura) dei 19 romanzi pubblicati in Italia. Dunque posso ben definirmi una fan e quindi assolutamente parziale nel giudizio.




Ho adorato Harry Bosch.
Con tutto il cuore.
Poi, come una donna infedele ma non traditrice, l'ho messo da parte per scoprire nuovi orizzonti, ma va a finire che torno sempre a trovarlo!
Dunque ecco la mia somma disperazione nell'apprendere che il suo creatore Michael Connelly era qui in italia, fino all'altro giorno.
E' stato sul Tgcom e su Radio Deejay, ma dove ero io???
Ma perchè il mio tempismo è pari solo a quello di Lupo Alberto???
Così ho perso la possibilità di udirlo dal vivo.
Per fortuna c'è internet e un'intervista l'ho recuperata da
Il messaggero.it e l'ho visto nel video di Radio Deejay

L'autore è in Italia per presentare il suo nuovo libro(nuovo, vabbè, per l'Italia)
"La lista"



Anni di cause di serie B, poi una ferita da arma da fuoco che gli ha causato una dipendenza da psicofarmaci e l’ha tolto a lungo dalla piazza: Mickey Haller non può certo definirsi un avvocato di grido. Eppure la ruota sembra finalmente girare nel verso giusto quando il suo più illustre collega Jerry Vincent viene misteriosamente assassinato e lui ne eredita tutti i clienti. Tra questi spicca Walter Elliot: noto produttore di Hollywood, accusato di aver ucciso la moglie e il suo amante. La difesa del magnate potrebbe essere per Haller il biglietto per il successo che da tanto aspettava. Ma sulla sua strada incontra il detective Harry Bosch: più di trent’anni di carriera alle spalle, una vocazione per la giustizia che va oltre il semplice senso del dovere, una leggenda per tutti. Solo Haller sembra non averne mai sentito parlare. Tuttavia, a osservarlo meglio, anche per lui quell’uomo dagli occhi da squalo ha un’aria vagamente familiare. Tra i due non è certo amore a prima vista. Perché Bosch guida l’indagine sulla morte dell’avvocato Vincent, e i clienti ora difesa da Haller sono tutti potenziali indiziati per il detective. Si fronteggiano così dai lati opposti della barricata, finché Haller scopre che lui stesso potrebbe essere il nuovo bersaglio del killer. Solo allora Bosch e Haller capiranno che fare squadra è l’unica soluzione possibile. Dopotutto, non sono che le due facce della stessa medaglia. E hanno in comune molto più di quanto loro stessi immaginino.


In questi ultimi anni mi sono un po' persa, mi mancano infatti alcuni tasselli, ma rimango dell'idea che "Il ragno" sia un giallo strepitoso e che se non avete ancora letto niente di Connelly, direi che potete tranquillamente iniziare da lì.
Dimenticavo, non ho detto perchè mi piace!
Ci sono tanti motivi ma, forse, quello che fa la differenza tra Harry e gli altri detective è che lui non scorda mai che "quando guardi l'abisso, l'abisso guarda te".

martedì 14 dicembre 2010

Il ragazzo con gli occhi blu


Blu non è più un bambino cattivo. Ora è un uomo di quarant’anni. Lavora come portiere in un ospedale e vive ancora insieme alla madre in un paese dello Yorkshire. Un’esistenza ordinaria, all’apparenza un po’ monotona. Una vita molto diversa da quella che l’uomo conduce nel mondo virtuale. Blu ha un blog su un sito chiamato “badguysrock”, una community che ha fondato lui stesso, dedicata a tutte le persone cattive. Su internet dà sfogo ai suoi desideri più nascosti, confessa ossessioni di morte, racconta la sua infanzia, quella di un bambino pericolosamente affascinato dal male. Pensieri oscuri che girano attorno a una terribile fantasia, quella di uccidere sua madre. Una donna dura, con cui ha sempre avuto un rapporto carico di misteri. Ma cosa è vero e cosa non lo è? Qual è il confine tra realtà e mondo virtuale? Blu era realmente un bambino malvagio o semplicemente si inventava tutto? Forse l’inquietante Albertine, che condivide con Blu un agghiacciante segreto, lo sa. O forse no. Una cosa è certa: Blu non è quello che sembra. E mentre post dopo post le parole si fanno sempre più sinistre, la violenza cresce pericolosamente. C’è un solo modo per fermarla: scavare nel vero passato di Blu, un passato oscuro, un passato di rivalità e menzogne, il passato di un bambino incompreso, dotato di una sensibilità straordinaria. Fino a svelare il cuore malato di una famiglia profondamente disturbata. Solo così emergeranno le ragioni di un omicidio vecchio di vent’anni…

Non avevo mai letto nulla di Joanne Harris.
Non so bene cosa mi aspettassi visti i consigli e i giudizi lusinghieri, addirittura entusiastici di amici e conoscenti. Ma soprattutto dopo la splendida presentazione di vocedelsilenzio che trovate qui ero curiosissima.
Ma non ero preparata a un romanzo del genere.
Diverso sa tutti quelli che ho letto, nella forma, prima di tutto, una struttura epistolare moderna, con post tratti dal badguysrock@webjournal. Nella scelta della storia, una sequenza di scatole cinesi nelle quali è richiesto al lettore tutta la sua attenzione.
Nei personaggi, così ben delineati, almeno finché lo vuole l’autrice, e chi l’ha letto sa che intendo dire…
Personalmente ritengo che la sfida di trattare uno strumento modernissimo come internet e la vita virtuale con un mezzo secolare, come il libro, sia pienamente riuscita.
Cambiano solo gli strumenti, le persone, beh, quelle nei secoli non cambiano.
Andiamo per ordine.
Ci si aspetterebbe un giallo, un noir, leggendo la quarta di copertina e le alette, ma invece non è solo questo. È un tripudio di colori, di odori, di sensazioni tattili. C’è musica, arte visiva, scrittura, un compendio di arti tutte racchiuse figurativamente dentro lo schermo del lettore dei post di blueyedboy.
Credo che in assoluto questo sia il pregio più grande del romanzo, dare colore e odore alle parole: giocarci. I lettori veri non potranno non apprezzare queste assonanze, questi passaggi mentali che guidano lì dove vuole l’autrice.
E i personaggi?
“C’era una volta una vedova con tre figli che si chiamavano Nero, Marrone e Blu. Nero era il maggiore, lunatico e aggressivo, Marrone era il figlio di mezzo, timido e ottuso. Ma Blu era il beniamino di sua madre. Ed era un assassino.”
Questa frase posta all’inizio del libro è stata per me una rivelazione, a fine lettura. Altro non dico altrimenti potrei tradirmi.
Lo shock che ho provato leggendo, non la fine, quella no, ma un po’ prima. Beh entra nella mia personale storia della letteratura.
E fin qui tutto bene. Poi ci sono i classici. La madre che te la raccomando vivamente!
Il dottore apparentemente cortese ma che ho disprezzato con tutto il cuore. Il padre debole, colpevole come tutti i deboli che non dicono “no”, quando serve. E tutte queste donne in blu esecrabili e umane.
Emily, non a caso cieca, Albertine, non a caso con le spine, Bethan, non a caso dipinta.
E loro tre. Fratelli. L’invidia fraterna non è la causa del primo omicidio della storia?
Sembrerebbero clichè se non trovassero così corrispondenza con la vita reale.
E la madre, sempre lei. Nel bene e nel male della madre non ci si libera mai.
Rileggendo questa mia riflessione capisco che è appunto una riflessione, non una recensione, e anche abbastanza contorta. Ma è così difficile riassumere questo romanzo e le inquietudini che solleva senza rivelare nulla.
Ho amato Nero per la sua umanità. È così, è il figlio maggiore.
Ho guardato Marrone perplessa. Il figlio di mezzo trova sempre il suo posto, ma qui?
Ho letto Benjamin coinvolta. L’oggetto d’amore non è sempre felice di essere privilegiato.
E come molti di quelli che mi hanno preceduta sono arrivata alla fine piena di ammirazione per l’autrice e per il traduttore.
Leggetelo!

lunedì 13 dicembre 2010

Che si legge oggi?

Ho finito di leggere il libro di Joanne Harris, Il ragazzo con gli occhi blu, di cui scriverò un post, non oggi, ci devo meditare ancora prima di poter dare voce alle mie sensazioni.
Ora però, come vedete alla vostra sinistra, il mio scaffale di lettura è vuoto.
Eh, vuoto! Quello virtuale! Quello reale tende ad esplodere ^__^
e veniamo al post odierno.
Che libro iniziare?
La lista è ormai talmente lunga e imbarazzante da non saper più cosa scegliere.
Esiste un criterio?

Cronologico. Inizio da quello che è lì in attesa da più tempo?



Economico. Inizio da quello più corto così lo finisco prima?




Maniacale. Inizio da quello con più pagine così ci impiego di più a finirlo?



Umorale. Inizio con quello che si addice di più al mio stato d'animo?




Casuale. Mi chiudo gli occhi, faccio due giri attorno a me stessa e quello che pesco, pesco?




Edonistico. Inizio con quello dell'autore che mi piace di più?



Masochistico. Inizio con quello dell'autore che mi piace di meno? (ebbene sì, ho anche libri di autori che non apprezzo particolarmente, che volete, tutti si meritano una seconda possibilità!)



Sistematico
. Inizio con uno di quelli che ho iniziato ma non ancora finito?


Che donna indecisa!
Magari un aiutino?

venerdì 10 dicembre 2010

1 lettera 1 titolo



Ieri sera dopo un pomeriggio a ripassare l'alfabeto ho avuto questa idea.
Magari non sarà originale ma mi pareva carina.
21 lettere dell'alfabeto, 21 titoli di libri che ho letto che iniziano quella lettera dell'alfabeto.
Tutti i blog ho scoperto hanno dei giochini carini, questo vorrei fosse il mio ^^

A
Anna Karenina, Lev Tolstoj

B
Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento, Alessandra Paoloni

C
Come le mosche d'inverno, Irène Némirovsky

D
Due, Irène Némirovsky

E
Emmaus, Alessandro Baricco

F
Finchè c'è prosecco c'è speranza, Fulvio Ervas

G
Geshwua Olers e il viaggio nel masso verde, Fabrizio Valenza

H
Harry Potter e la camera dei segreti, J.K. Rowling

I
Idi di marzo, Valerio Massimo Manfredi

L
Lame di Luce, Michael Connely

M
Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar

N
Niente di vero tranne gli occhi, Giorgio Faletti

O
Odissea, Omero

P
Pinguini arrosto, Fulvio Ervas

Q
Qualcuno con cui correre, David Grossman

R
Ricordi di un altro giorno, Harold Robbins

S
Signore e Signori, Alan Bennett

T
Tenera è la notte, F.S. Fizgerald

U
Un po' più in là sulla destra, Fred Vargas

V
Via Katalin, Magda Szabò

Z
Zia Mame, Patrick Dennis

giovedì 9 dicembre 2010

Ad culturam



Art. 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

martedì 7 dicembre 2010

Scrittrici italiane

Visto che siamo in tema natalizio e, come si sa, è il momento top per le vendite librarie mi sono messa a pensare anche io a suggerimenti di letture.
Certo non voglio mettermi in concorrenza con blog più precisi e puntuali del mio, perchè non ho la loro bravura. Quindi ho pensato che anzichè proporre libri novità, sfornati caldi caldi per questo Natale potrei suggerire libri "vecchi".
Tre per ogni settimana, e possibilmente di donne dimenticati della nostra letteratura italiana ;))) (nessuno ha detto che devo essere imparziale!)
Io appoggio da sempre la teoria di Antonia Arslan che dice chiaramente che nella nostra letteratura c'è una "galassia sommersa" di brave autrici troppo presto dimenticate.

Come prima non potevo non mettere Emilia Salvioni di cui sono fan accanita.



da Wikipedia :
Emilia Salvioni (Bologna, 2 aprile 1895 – Bologna, 4 giugno 1968) è stata una scrittrice italiana. Fu una delle autrici di letteratura più pubblicate tra gli anni venti e gli anni cinquanta del XX secolo[senza fonte].

Nata da famiglia di origini pievigine, visse tra Bologna, dove il padre si era trasferito per insegnare alla locale Università, e Pieve di Soligo, cui rimase sempre fortemente legata, tanto da ritenersi "veneta per quattro quarti".

Emilia Salvioni pubblicò 21 romanzi per adulti e 14 per ragazzi, collaborando con varie case editrici (Mondadori, Cappelli, SEI, SALES). La sua attività giornalistica produsse centinaia di interventi sui giornali, in forma di racconti brevi, elzeviri e commenti di respiro nazionale.


Vista la difficoltà di reperimento dei suoi testi non posso che suggerire
Lavorare per vivere


Opera tra le più significative di Emilia Salvioni, questo romanzo è un inno alla femminilità di fine Ottocento. Sono pagine ricche di sentimento e suggestione, in cui le due sorelle Urban rompono, come spesso accade coi personaggi di Elisa, la quotidianità imperitura del piccolo centro rurale. Alla consuetudine di maniera, al ritmo lento e cadenzato che nasconde dietro la facciata della solidarietà e della comprensione una realtà di soffocante controllo sociale e di ammorbante pettegolezzo, le protagoniste oppongono con tenacia una scelta. Una volontà che è di studio, che diviene poi lavoro. In una società costruita per l’uomo e subita dalle donne, le due sorelle impongono la propria visione, i propri progetti, la loro caparbia voglia di libertà di potersi gestire. Le accompagna lo sguardo attento e affettuoso della Salvioni, le segue la sua versatile e deliziosa ironia, le avvolgono le istantanee che vivificano sapientemente in poche righe personaggi strambi e gustosi.
Là dove la provincia veneta si fonde con la campagna, e i primi rumori della cittadina affondano nelle armonie ritmate dei campi, Emilia Salvioni ha saputo dare dignità, forza e maestosità alle paure, ai sentimenti, alle speranze di due piccole vite di paese in un grande, prezioso affresco poetico-letterario.




Poi vorrei suggerire Annie Vivanti, bravissima scrittrice e poetessa, passata alla storia solo come l'amante, forse, di Giosuè Carducci.



Di lei wikipedia dice moltissimi dettagli:

Anna Emilia (Annie) Vivanti (Norwood, 7 aprile 1866 – Torino, 20 febbraio 1942) è stata una poetessa italiana. Visse ed operò all'interno di varie culture e fu scrittrice eccentrica, personaggio dagli interessi multiformi, protagonista della vita intellettuale e mondana di molti paesi.
Figlia di Anselmo Vivanti, patriota mantovano di antico ceppo ebraico, e di Anna Lindau (scrittrice tedesca, sorella dei celebri letterati Paul e Rudolph, d'importante casata germanica), Annie Vivanti nacque il 7 aprile 1866 a Londra, dove il padre, seguace degli ideali mazziniani, aveva trovato rifugio politico in seguito ai moti di Mantova del 1851.

Cresciuta fra l'Italia, l'Inghilterra, la Svizzera e gli Stati Uniti, dopo aver vissuto esperienze stravaganti come artista di teatro la Vivanti esordì nel mondo letterario con la raccolta poetica Lirica (Milano, Treves 1890), pubblicata in Italia con la prefazione di Giosuè Carducci, che le dette subito un vasto successo di pubblico e legò il suo nome a quello del grande poeta italiano per il quale Annie nutrì un intenso sentimento che durò fino alla morte di lui. Nel 1891 pubblicò il primo romanzo, Marion artista di caffè concerto (Milano, Galli) ma dopo il matrimonio con l'irlandese John Chartres - celebrato in Inghilterra nel 1892 - la Vivanti trascorse quasi venti anni fra l'Inghilterra e gli U.S.A., scrivendo soltanto in inglese racconti (Perfect, 1896; En Passant, 1897; Houp-là, 1897; A fad, 1899), romanzi (The Hunt for Happiness, 1896; Winning him back, 1904) e opere teatrali (That man, 1898; The ruby ring, 1900). In Italia sembrò aver lasciato la letteratura, con l'unica eccezione del dramma La rosa azzurra, rappresentato in teatro fra il 1898 e il 1899, l'unico clamoroso insuccesso della sua fortunata carriera, mai pubblicato.

Un nuovo capitolo della sua vita si aprì dopo il 1900, anche a seguito di un difficile periodo vissuto a cavallo fra i due secoli, quando la figlia Vivien - nata nel 1893 - cominciò ad affermarsi come enfant prodige del violino ed in breve divenne una acclamata celebrità internazionale. Dall'esperienza del successo di Vivien, Annie trasse motivo per un suo rilancio in letteratura, prima col racconto The true story of a Wunderkind (1905) e poi con l'opera sua più celebre, The devourers, scritta e pubblicata in Inghilterra nel 1910 e poi riscritta in italiano col titolo I divoratori (1911) con cui, dopo vent'anni, tornò a dominare il mercato editoriale italiano. Da questo momento in poi, fino alla fine degli anni trenta, Annie Vivanti conobbe un successo ininterrotto con romanzi come Circe (1912), Vae Victis (1917), Naja tripudians (1920), Mea culpa (1927); raccolte di novelle (Zingaresca, 1918; Gioia, 1921; Perdonate Eglantina, 1926); drammi (L'Invasore, 1915; Le bocche inutili, 1918); opere per l'infanzia (Sua altezza, 1924; Il viaggio incantato, 1933); réportages di viaggio (Terra di Cleopatra, 1925). Le sue opere furono accompagnate sempre da un notevole successo internazionale di pubblico e di critica, furono tradotte in tutte le lingue europee e recensite da grandi nomi della cultura quali Benedetto Croce (che le dedicò due saggi critici nel I e nel VI volume della Letteratura della nuova Italia) e Giuseppe Antonio Borgese in Italia, George Brandes, Jaroslav Vrchlický, Rado Antal e Paul Heyse in Europa.

Durante la Prima guerra mondiale, la Vivanti si impegnò a difendere la causa italiana sulle colonne dei principali giornali inglesi e nell'immediato dopoguerra abbracciò la causa delle nazionalità oppresse principalmente in chiave antibritannica, avvicinandosi sempre di più a Mussolini e al nascente fascismo. Contemporaneamente sostenne col marito - attivista sinnfeiner - la causa dell'indipendenza irlandese, impegnandosi su varie testate giornalistiche europee e facendo da assistente alla delegazione irlandese a Versailles nel 1919, dove strinse un rapporto d'amicizia personale anche con Zagloul Pascià d'Egitto.

Stabilitasi da anni definitivamente in Italia, accompagnata sempre dal fedele segretario Luigi Marescalchi, Annie Vivanti era una celebrata ed ormai anziana scrittrice quando la svolta anglofoba del regime fascista la colpì, nel 1941, con un provvedimento di domicilio coatto ad Arezzo, in quanto cittadina britannica. Presto liberata per diretta intercessione di Mussolini, poté tornare a Torino, dove risiedeva, ma l'aggravarsi delle sue condizioni fisiche e la notizia della morte di sua figlia Vivien, suicidatasi a Hove nell'autunno 1941, precipitarono la situazione ed ella morì, il 20 febbraio 1942, poco dopo essersi convertita al cattolicesimo. È sepolta al Cimitero Monumentale di Torino, e sulla sua semplice tomba sono scritti i primi versi della più celebre fra le poesie che Carducci le aveva dedicato:

« Batto alla chiusa imposta con un ramicello di fiori /
Glauchi ed azzurri come i tuoi occhi, o Annie. »


In effetti da sola la sua vita pare un romanzo, quanti di voi la conoscevano?
Io vi suggerisco di leggere un libriccino piccino picciò in cui traspare tutta la sua sensualità e, se vogliamo, cattiveria:
Marion artista di caffè-concerto



Come Marion, anche Annie Vivanti prima dei vent'anni era stata un'artista di café chantant; e con Marion, adolescente ed amorale stellina delle ribalte, nasce il suo primo, più celebre e longevo personaggio, che nella finzione letteraria incarna l'anima della sua autrice. Il pubblico decretò il successo del romanzo proprio grazie alle pieghe morbose di questa storia di perdizione, nonché per gli aspetti autobiografici che conteneva, mentre un condizionamento moralistico impedì all'establishment della letteratura di accettarlo in tutto il suo valore. Eppure quest'opera senza morale e senza lieto fine possiede una eccezionale attualità, perché tratta di un personaggio estremo, raccontato col realismo di chi vive la scena come dall'interno dell'anima di chi la vive.

E per finire Neera



Di lei wikipedia dice:

Neera, pseudonimo di Anna Zuccari (Milano, 7 maggio 1846 – Milano, 13 luglio 1918), è stata una scrittrice italiana.
Nacque in una famiglia borghese da Fermo e da Maddalena Manusardi, che morì quando Anna aveva solo dieci anni. Conclusi gli studi elementari, rimase nella casa paterna fino alla morte del padre nel 1866, circostanza che le impose di trasferirsi a Caravaggio presso due zie nubili, vivendo in precarie condizioni economiche; nel 1871 sposò il banchiere Emilio Radius, con il quale ebbe due figli, Adolfo, che divenne ingegnere, e Maria, che sposò nel 1898 l’editore e giornalista Guido Martinelli.

Raggiunta la tranquillità economica e ristabilitasi a Milano, vi frequentò l'ambiente letterario, esordendo nel 1875 come scrittrice di novelle pubblicate in importanti riviste del tempo - il «Pungolo», «L'illustrazione italiana», il «Marzocco» - viaggiando ed entrando in contatto con Verga e Capuana, esponenti della corrente letteraria del Verismo, alla quale ella stessa aderì. Nel 1890 fu tra i fondatori della rivista «Vita intima», che tuttavia cessò le pubblicazioni l'anno dopo. Negli ultimi anni Neera fu colpita da un tumore che le impedì di scrivere - ma riuscì a dettare le sue memorie, Una giovinezza del secolo XIX, pubblicate postume nel 1919 - e la condusse alla morte nel 1918.

Scrittrice prolifica e di successo, il tema dominante della sua narrativa è l’analisi della condizione femminile – della quale ella accetta il ruolo socialmente subordinato [1] – limitandosi a rivendicare le ragioni del cuore e della sensibilità femminile a fronte della mediocrità della realtà quotidiana nella quale le protagoniste dei suoi romanzi finiscono per ripiegare.


Io vi suggerisco Crevalcore



"Questa di "Crevalcore" è una strana storia, che a riassumersi risulta gratuita, un montaggio di motivi e di tempi già uditi, un impasto romanesco messo insieme a effetto, insomma una ben poco leggibile cosa. Eppure, entrandovi, la voglia che hanno i bambini quando si racconta loro una favola, sapere come va a finire, nasce anche nel lettore smaliziato. Ci sa fare la nostra romanziera milanese, sa come catturare l'attenzione di quel pubblico di cui si è dichiarata fedele ed è tanto preoccupata. Se rinascesse oggi, sarebbe un'autrice di best-seller, capace com'è prima di stuzzicare l'attenzione del lettore e poi, avutala, di permettersi persino di scrivere solo di ciò che le sta a cuore: la sensibilità femminile, i soprusi sociali, l'incommensurabile violenza che la realtà esercita su chi è devoto al sogno e alla fantasia." (dalla presentazione di Gina Lagorio)

Bene mi pare che per oggi possa bastare questo tuffo nel passato...
Buone letture!

lunedì 6 dicembre 2010

San Nicola


Almanacco del giorno:
6 dicembre

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San Nicola
vescovo di Mira (Licia) nel IV secolo, abbiamo un gran numero di notizie, ma è difficile distinguere le poche autentiche dalla dovizia di leggende fiorite intorno a questo popolarissimo santo, la cui immagine viene ogni anno riproposta dai commercianti nelle vesti di "babbo Natale" (Nikolaus in Germania e Santa Claus nei paesi anglosassoni), un rubicondo vecchio dalla barba bianca, fluente, e con una bisaccia colma di doni sulle spalle.

Il suo culto si è diffuso in Europa quando le sue presunte reliquie, trafugate da Mira da 62 soldati baresi, e portate in salvo sottraendole alla profanazione degli invasori turchi, vennero collocate con grande onore nella cattedrale di Bari, il 9 maggio 1087. Le reliquie erano state precedute dalla fama di grande taumaturgo e dalle colorite leggende. "Nicolaio - si legge nella Leggenda atirea - trasse il suo nascimento da ricche e sante persone. Il primo die che tue bagnato, stette per se medesimo ritto nel bacino... ", bimbo di eccellente fibra, e già incline all'ascesi poiché, come soggiunge la Leggenda, il mercoledì e il venerdì rifiutava il latte materno. Fatto grandicello, "schifava le dissoluzioni e le vanità e usava la chiesa maggiormente ".

Elevato alla dignità episcopale per soprannaturale ispirazione dei vescovi raccolti in concilio, il santo pastore ebbe cura del suo gregge, distinguendosi soprattutto per la sua generosa carità. " Un suo vicino, pervenuto a grandissima povertà, tre sue figliole vergini ordinò di mettere al peccato, acciò che di quella vituperosa mercantia potesse nutricare sé e le sue figliole... " .

Perché fosse evitato questo impietoso lenocinio, S. Nicola, passando nottetempo davanti alla casa di quel poveretto, per tre volte vi gettò una borsa di monete d'oro e le tre figliole, con la dote ebbero anche un buon marito. Il suo patrocinio su ragazzi e scolaretti sembra dovuto a un altro fatto leggendario: il vescovo avrebbe addirittura risuscitato tre fanciulli, uccisi da un macellaio per farne tenere fettine.

Si narra ancora che, invocato da alcuni marinai durante una furiosa tempesta in mare, egli comparve loro e l'uragano s'acquetò all'istante. Pare infatti che con i marinai avesse un conto aperto: durante una carestia aveva ottenuto da una nave frumentaria una buona porzione di grano per i suoi fedeli; poi, al controllo degli esattori, si riscontrò che il carico era completo. Nel medioevo drammi e giochi ebbero a protagonista il santo taumaturgo. Oggi, pur sotto le mentite spoglie di " Babbo Natale", S. Nicola ci ricorda il grande comandamento dell'amore.

Sono informazioni tratte da qui

Una cosa però è certa, la sera del 5 dicembre i bambini dell'Italia Settentrionale mettono sul davanzale calze e scarpe. Nelle strade, le vetrine piene di giocattoli, libri, dolci, splendono di addobbi... Nella notte "San Nicolò" distribuirà tutte quelle belle cose nelle calzature dei bambini buoni, come fa la Befana a gennaio.
Non in tutta Italia si festeggia San Nicola o San Niccolò, come si chiama da me, ma
a me (che sono stata buonissima *_*) ha portato un giorno di ferie (domani) e un nuovo vestito per il blog, e a voi?

domenica 5 dicembre 2010

Confidenze troppo intime



Adoro il teatro.
E visto che ieri sera ho visto una commedia molto interessante ho pensato di farvela conoscere.

Lo spettacolo è tratto da un'elegante ed enigmatico testo di Jérome Tonnerre da cui è stato tratto un film uscito in Francia nel 2003 e arrivato da noi l'anno dopo. Si chiamava proprio "Confidenze troppo intime" del regista Patrice Leconte ed è abbastanza famoso. Tra gli interpreti aveva Sandrine Bonnaire, Fabrice Luchini, Michel Duchaussoy, Molly Picon.

Trama:

Anna, commessa in una boutique di lusso, dopo aver preso appuntamento per una prima seduta con il dottor Monnier, uno psicanalista, entra nel suo studio e comincia a raccontargli alcuni dei particolari che l'hanno condotta ad avere un colloquio con lui. Dopo un paio di sedute la donna si rende conto di aver commesso un errore: lo studio in cui è entrata non è quello dello psicanalista, ma quello di William, un fiscalista, il quale non era riuscito in alcun modo ad avvertire la donna del malinteso. Anna, apparentemente alterata dalla situazione, fugge via, imbarazzata per aver raccontato alcuni frammenti della sua vita ad un perfetto sconosciuto. Passano alcuni giorni e William, attratto dai racconti di Anna e desideroso più che mai di rivederla, si mette a cercarla, chiedendo inutilmente notizie al dottor Monnier finché non accade qualcosa di inaspettato agli occhi del fiscalista: la donna si ripresenta nel suo studio, ansiosa di continuare a raccontargli i propri problemi. Tra Anna e William incomincia a stabilirsi un ambiguo rapporto, dettato dai racconti morbosi e perversi che la donna racconta a lui, terribilmente affascinato da questa situazione che prenderà una piega inaspettata.


Ho trovato la rappresentazione molto interessante, sia per la bravura del regista, (ho adorato i cambi di scena e di luce, le musiche e il colore rosso), sia per gli attori che hanno saputo reggere benissimo lo spettacolo con grande professionalità.
In particolare i due uomini. Perfetti!
Anna Valle non è tra le mie donne di spettacolo preferite, ma devo dire che mi ha stupito, sia per la bellezza, è veramente stupenda! Sia per la bravura, reggeva perfettamente il confronto con attori di vecchia scuola.

Poi vi è la tematica dello spettacolo.

Quanto è facile parlare con gli sconosciuti dei propri problemi, quanto è più semplice sentirsi liberi di dire tutto, ma proprio tutto, a chi non si conosce.
Probabilmente è anche alla base di molti rapporti virtuali questa libertà di espressione, l'essere protetti da anonimato, sconosciuti, ci consente una libertà di azione che nella vita reale è assolutamente impensabile.
A chi di noi in treno, in aereo, non è mai successo di scambiare confidenze con il vicino?
Qualcuno che si sa non si rivedrà mai più, il che ci consente di lasciarci trasportare in un dialogo nella più totale onestà.
Ecco questo tratto della commedia l'ho trovato geniale.


Per finire alcune note tecniche qualora voleste più informazioni:


CONFIDENZE TROPPO INTIME



TESTO: di Jérôme Tonnerre

nella traduzione di David Conati

CAST: ANNA VALLE, Aristide Genovese. Ulisse Lendaro, Anna Zago

MUSICHE: Bube Sapràvie

LUCI: Samuel Donà

SCENOGRAFIA: Carloalberto Piccoli

SCENOTECNICA: Adriano Pernigotti

COSTUMI: Rebecca Cohen

GIOCHI ELETTRICI: Ludell

MOVIMENTI COREOGRAFICI: Ester Mannato

ASSISTENTE ALLA REGIA: Anna Farinello

REGIA: Piergiorgio Piccoli





IL TESTO

La triste e misteriosa Anna, senza essersi resa conto di aver sbagliato porta, si infila nello studio del depresso consulente finanziario William convinta di essere entrata nello studio di uno psichiatra e inizia a raccontargli i suoi segreti più intimi, i suoi problemi sessuali, le sue pulsioni erotiche. Non avendo il coraggio di rivelarle la sua vera identità, eccitato e colpito dalle confidenze di Anna, William ascolterà incredulo quelle confessioni e così, nei giorni successivi, seguono altri appuntamenti…

In questo assurdo menàge lo scambio di persona è solo un pretesto per giustificare un capriccio recondito (rivelare i segreti più intimi ad uno sconosciuto) e l’equivoco, com’è giusto che sia, viene ben presto svelato. Gli incontri tra Anna e William però continuano fino a diventare un’importante molla per il cambiamento di entrambi, mentre nuove sensazioni che cominciano ad agitarsi dentro di loro.

Ne nasce un rapporto ambiguo e sempre più intenso, che resiste alla rivelazione della vera identità di William ma vacilla quando si comincia a parlare del marito di Anne. Un intreccio geometrico in cui tutti nascondono qualcosa e si affidano agli errori e agli equivoci per fare emergere i sentimenti più veri. L’ amore è visto come rifugio dal mondo, anche dalle donne il cui dramma pare essere quello di non essere sufficientemente desiderate.

I PERSONAGGI

Anna ha dimenticato il brivido di una mano che le accarezza la pelle perché un banale incidente, da lei stessa provocato, ha spento suo marito rendendolo zoppo e derubandolo della passione. Così si è convinta che la libertà sia ritrovare lui e la sua concupiscenza dimenticata. William vive da sempre in una casa che è anche il suo studio, con un’evidente difficoltà nel superare lo stadio infantile. E’ tutto in ordine nella sua vita: i mobili spolverati scrupolosamente ogni giorno, la scrivania organizzata con estrema precisione e la cravatta ben annodata da indossare anche di domenica. Impossibile è però riempire i vuoti aggrappandosi alla sicurezza degli oggetti. Sarà Anna, inconsapevolmente, a tirarlo fuori da una casa che col tempo si è trasformata in gabbia.

E’ di fondamento allo spettacolo il tema della comunicazione tra uomo e donna, labirinto rigoglioso di difficoltà da risolvere nella gioia dello scoprirsi passo dopo passo. La distanza tra un uomo e una donna viene spesso riempita dal silenzio, mentre nel rincorrere le parole si finisce per mordersi la coda.

Attori e regista

Anna Valle, nata a Roma da madre siciliana, sta attraversando un felice momento professionale che la vede protagonista anche in due produzioni televisive: quella per Mediaset ispirata al celebre Conte di Montecristo di Dumas, che ha iniziato a girare in questi giorni, dove è co-protagonista insieme ad Alessandro Preziosi, e quella che andrà in onda questa primavera su Rai Uno, dedicata alle Sorelle Fontana, per la regia di Riccardo Milani.

Il regista Piergiorgio Piccoli è attivo in campo teatrale dal 1980. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e ha preso parte a importanti produzioni in Italia e all’estero. Nel 2001 ha fondato, con Aristide Genovese, Anna Zago ed Ester Mannato, Theama Teatro, realtà che si occupa di formazione, produzione e organizzazione di eventi e rassegne. Ha allestito numerosi spettacoli al Teatro Olimpico di Vicenza e in altri prestigiosi teatri italiani. Tra le ultime regie, l’opera “Maria de Buenos Aires” con il Conservatorio di Vicenza, il musical “Oscuro e la strega” con Giò di Tonno, “Nel nome della madre” di Erri De Luca con Anna Zago e “Amleto” con Maximilian Nisi e Maria Letizia Gorga, che ha debuttato al Festival di Borgio Verezzi 2009, tutte produzioni Theama Teatro.

Aristide Genovese si è diplomato nel 1987 alla Scuola Regionale di Teatro del Veneto ed è impegnato sia come attore che come regista, formatore e produttore.

Anna Zago, laureata in Architettura presso lo IUAV di Venezia, si è specializzata in varie forme di espressione teatrale.

Ulisse Lendaro, marito di Anna Valle nella vita, è attore di cinema e di teatro oltre che produttore cinematografico: tra le sue opere si segnalano il film caso nazionale “Medley – Brandelli di scuola” (2001), “Still Life” (2005) con sceneggiatura di Vitaliano Trevisan e la black comedy “MissTake” (2008) con Remo Girone, Victoria Zinny e Anna Valle.


L’associazione “THEAMA TEATRO” di Vicenza é nata dalla collaborazione di operatori culturali dalle molteplici competenze teatrali, didattiche, tecniche ed artistiche, che da molti anni si occupano di spettacolo dal vivo e formazione. Lo scopo primario dell’Associazione é la valorizzazione e la diffusione dell’arte, dello spettacolo e della cultura, tramite la formazione, le rappresentazioni, le accademie teatrali, la gestione di spazi, gli eventi e i progetti speciali.

Fondatori dell’Associazione sono: Piergiorgio Piccoli, Aristide Genovese, Anna Zago ed Ester Mannato. Theama Teatro si avvale inoltre della collaborazione di numerosi esperti formatori, tecnici, organizzatori ed operatori anche nel contesto del disagio sociale.

venerdì 3 dicembre 2010

Speciale Jacqueline Carey


Volevo solo segnalare questo bellissimo speciale su Jacquelin Carey e la sua Terra d'Ange realizzato da Alessandra nel suo blog
Se siete fan della Carey non potete perderlo, se non l'avete mai letta capirete perchè dovete assolutamente rimediare!
Io intanto attendo fiduciosa la pubblicazione de "La sposa e il peccato"

giovedì 2 dicembre 2010

Christmas Lights

E' da ieri che l'ascolto e ormai ne sono innamorata persa.
Devo rassegnarmi all'idea che ormai sono Coldplay-dipendente^^



Ohh Christmas Lights,
Light up the streets.
Light up the fireworks in me.
May all your troubles soon be gone.
Those Christmas Lights keep shining on

mercoledì 1 dicembre 2010

Citazione della sera

Questa sera vi lascio una citazione che mi ha fatto molto riflettere, la condivido con voi.



Da "Memorie di Adriano" Marguerite Yourcenar.

"Come chiunque altro, io non dispongo che di tre mezzi per valutare l'esistenza umana: lo studio di se stessi è il metodo più difficile, il più insidioso, ma anche il più fecondo; l'osservazione degli uomini, i quali nella maggior parte dei casi s'adoperano per nasconderci i loro segreti o per farci credere di averne; e i libri, con i caratteristici errori di prospettiva che sorgono tra le righe. Ho letto, più o meno, tutto quel che è stato scritto dai nostri storici, dai nostri poeti, persino dai favolisti, benché questi ultimi siano considerati frivoli, e son loro debitore d'un numero d'informazioni, forse, maggiore di quante ne abbia raccolte nelle esperienze pur tanto varie della mia stessa vita. La parola scritta m'ha insegnato ad ascoltare la voce umana, press'a poco come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini. Viceversa, con l'andar del tempo, la vita m'ha chiarito i libri.
Ma questi mentono, anche i più sinceri.
I meno abili, in manzanza di parole e di frasi nelle quali rinchiuderle, colgono, della vita, un'immagine povera e piatta; altri, come Lucano, l'appesantiscono, l'ammantano di una dignità che non possiede. Altri ancora, al contrario, come Petronio, l'alleggeriscono, ne fanno una palla vuota e saltante, che è facile prendere e lanciare in un universo senza peso. I poeti ci trasportano in un mondo più vasto, o più bello, più ardente o più dolce di quello che ci è dato; perciò appunto, diverso, e, in pratica, pressoché inabitabile. I filosofi sottopongono la realtà, per poterla studiare allo stato puro, press'a poco alle stesse trasformazioni che subiscono i corpi sotto l'azione del fuoco o del macero: di un essere o di un avvenimento, quali li abbiamoconosciuti noi, pare non sussista nulla in quei cristalli o in quella cenere. Gli storici ci propongono una visione sistematica del passato, troppo completa, una serie di cause ed effetti troppo esatta e nitida per aver mai potuto essere vera del tutto; rimodellano questa docile materia inanimata, ma io so che anche a Plutarco sfuggirà sempre Alessandro. I narratori, gli autori di favole milesie altro non fanno che appendere in mostra sul banco, a guisa di macellai, piccoli pezzi di carne graditi alle mosche.
Mi troverei molto male in un modo senza libri, ma non è lì che si trova la realtà, dato che non vi è per intero."

lunedì 29 novembre 2010

La grande occasione

Alcuni mesi fa parlavo qui di Alan Bennet e del suo libro "Signore e signori".
Non a caso citavo due monologhi che avevo trovato assolutamente deliziosi "Un letto tra le lenticchie" e "La grande occasione" anche perchè li avevo trovati i più interessanti della raccolta. Ora sono molto felice perchè scopro che proprio questi due testi sono in cartellone in un teatro di Milano.

Se qualcuno fosse in zona ha un'occasione splendida di vederli rappresentati e per di più interpretati da due bravissime attrici: Licia Maglietta e Nicoletta Maragno.

Io non potrò andarci, ma sarei contenta se qualcuno ci riuscisse e poi mi dicesse la sua opinione.

Di seguito riporto un articolo de "Il corriere.it"

al Teatro Parenti Dal 26 novembre al 5 dicembre
Confessioni di Licia Maglietta
L’attrice napoletana interpreta Alan Bennett. «Erano testi nati per la tv, per la serie "Talking Heads"»al Teatro Parenti Dal 26 novembre al 5 dicembre

Confessioni di Licia Maglietta

L’attrice napoletana interpreta Alan Bennett. «Erano testi nati per la tv, per la serie "Talking Heads"»


Licia Maglietta
Un mese all'insegna di Alan Bennett, una delle penne più argute e sferzanti della drammaturgia inglese di questi ultimi vent'anni. È al debutto al Teatro Parenti Licia Maglietta, anche regista di se stessa e di Nicoletta Maragno, in «La grande occasione», mentre all'Elfo Puccini vedremo, tra una quindicina di giorni, il pluripremiato «The history boys». «Prima» nazionale dunque al Parenti per la Maglietta, che mette insieme due dei dodici monologhi scritti da Bennett per la BBC, «Un letto fra le lenticchie» e «La grande occasione», che dà il titolo allo spettacolo (entrambi sono pubblicati da Adelphi nella raccolta «Signori e signore»). «Erano testi nati per la tv, per la serie "Talking Heads", ripresi con telecamera fissa e interpretati da grandi attori, come Maggie Smith e Julie Walters, ma anche dallo stesso Bennett. Raramente ho trovato tanta acutezza di sguardo e feroce ironia», dice l'attrice napoletana. Niente male per il figlio di un macellaio dello Yorkshire, laureato a Oxford, a lungo docente di storia medievale ed esploso come scrittore e drammaturgo a metà degli anni Novanta.

Protagoniste dei due monologhi sono Susan (Maglietta), moglie alcolizzata di un vicario, e Lesley (Maragno), attricetta baldanzosa, che si ritrovano per caso nella cappelletta laterale di una chiesa. Entrambe dotate di una buona dose di inconsapevolezza, ritengono la prima che solo la commessa dello spaccio sappia che lei è alcolizzata, mentre lo sa tutta la parrocchia; la seconda di aver molto da offrire sia come attrice sia come persona. Due confessioni senza un confessore in cui Susan borbotterà su tutto il suo mondo odoroso di incenso e di ipocrisie, mentre Lesley, rivolgendosi a un angelo, racconterà le sue delusioni professionali. «Susan ha uno sguardo molto lucido e laico sulla questione della religione e della Chiesa», spiega ancora Licia Maglietta. «Lesley rappresenta il sottobosco cinematografico e televisivo. Per me sono le due facce di una stessa medaglia: cinema, tv o chiesa sono tutti luoghi di rappresentazione, su cui le due donne compiono un atto di denuncia, anche se una denuncia con molto sarcasmo e risate».

La grande occasione. Teatro Parenti. Ore 21.15 (da mart. a ven.) e 19. 30 (merc. e sab.). Fest. 16.30. V. Pier Lombardo 14. Tel. 02.59.99.52.06. Euro 32-10. Dal 26 novembre al 5 dicembre.

Claudia Cannella
22 novembre 2010(ultima modifica: 26 novembre 2010)



La bella e bravissima Nicoletta Maragno

domenica 28 novembre 2010

Qualcosa che non c'è

Trovo la domenica sera uno dei momenti più densi di malinconia che esistano.
Ascolterò Elisa, lei sa sconfiggerla senza farla passare

sabato 27 novembre 2010

L'anello di fuoco. Century

Eccomi qui!
Pensavate di esservi liberati della sottoscritta, dite la verità?
Invece no!
Tornata più in forma che mai, o quasi ^^
In questi tre giorni di malattia non potevo certo affrontare Joanne Harris, così considerato anche che sabato, cioè oggi, mi scadeva il prestito di “Century. L’anello di fuoco” di Baccalario me lo sono letto.
Premetto che non avevo mai, dico mai, letto niente di Baccalario.
In effetti non sapevo nulla della sua esistenza finchè qualche settimana fa MP Black non me ne ha parlato.
Così, per colmare questa mia immensa lacuna, ho preso in prestito questo libro.
Potevo prendere un Ulysse Moore direte voi, troppo facile!
Così ho letto questo delizioso romanzo. E già dall’aggettivo “delizioso” si capisce che mi è piaciuto.




due parole sulla trama rubate da aNobii:

29 dicembre, Roma: è notte e un uomo corre affannosamente lungoil Tevere. Tra le mani stringe una valigetta nera. Sta cercando quattroragazzi. Nello stesso momento, Elettra, Sheng, Mistral e Harvey escono dinascosto dalla loro camera d'albergo per esplorare la città sommersa dallaneve. Fino a poche ore prima non si conoscevano, adesso hanno appena scopertodi avere qualcosa in comune: sono nati tutti lo stesso giorno, il 29 febbraio.Quando l'uomo li vede, non ha dubbi: sono loro. Affida il suo preziosobagaglio a Elettra e scappa. Dentro la valigetta c'è una strana mappa dilegno... La sfida è iniziata.


Leggere questo libro è stato come sedersi sul divano e guardare la puntata di un bel cartone animato.
Nel senso migliore del termine.
Un romanzo che proprio si “vede”.
I personaggi sono bel delineati, li si immagina benissimo, le ambientazioni, i cattivi e Roma.
Ahhh Roma! Qualsiasi libro ambientato a Roma ha subito tutta la mia attenzione!
La storia è originale.
Ogni cento anni quattro ragazzi devono affrontare qualcosa, (non si sa bene cosa) e i quattro amici dei nostri giorni: Elettra, Mistral, Harvey e Sheng, nati l’incredibile 29 febbraio si trovano coinvolti nella ricerca dell’Anello di fuoco.
Subito però questa cerca viene funestata dalla morte di una persona e questo è il punto di divisione con la tradizione millenaria e l’inizio dell’avventura vera e propria.
Non che si capisca bene cosa sia, non ci sono grandi spiegazioni, ma solo il primo romanzo dei quattro che compongono la saga. Inoltre è scritto per giovani adulti e di solito questi lettori sono più pazienti di noi adulti.
Lo stile di Baccalario mi piace proprio, è simpatico, accattivante e, oltre a scrivere benissimo, riesce a ben calibrare i cambi di prospettiva senza confondere il lettore.
Certo ci sono sbavature e scollamenti, non lo posso negare, ma confido che nei rimanenti volumi della saga il tutto si risolva.

mercoledì 24 novembre 2010

Metti una mattina a parlare de "I promessi sposi"

Primo: non sono impazzita!
Oggi al lavoro si parlava de "I promessi sposi"...
Non sono un'insegnante, ho solo dei folli(nel senso di pazzi da legare) di colleghi di lavoro con i quali si inizia un discorso e non si sa mai dove si va a parare.
Siamo partiti parlando di un compito dato ad un figlio di una mia collega e siamo arrivati alla parodia divertentissima del Trio Marchesini-Solenghi-Lopez de "I promessi sposi". Ma non volevo parlare di loro tre, anche perchè meriterebbero un post tutto loro!
Mi sono chiesta quale personaggio de "I promessi sposi" mi piaceva di più.
Ovviamente Gertrude!
Così, attraerso il perverso funzionamento delle mie sinapsi, sono arrivata a Lella Costa, che adoro smodatamente, ed eccomi qui a consigliare la lettura di questo libro:


La Sindrome di Gertrude

riporto dal sito della Rizzoli alcune spiegazioni

GERTRUDISMO s.m. Neologismo liberamente ispirato al noto
personaggio manzoniano, indica la tendenza compulsiva
e a tratti patologica a rispondere affermativamente a proposte,
richieste e provocazioni, quasi mai valutandone con
attenzione le conseguenze. La risposta non comporta
necessariamente sventura, talvolta qualche ripensamento.

Dice Andrea Càsoli che forse non è del tutto chiaro il titolo di questo libro. Per me invece è chiarissimo. Ovvio: la sindrome di Gertrude è quella che ha portato la Signora in questione, meglio nota come monaca di Monza, a rispondere di sì a uno che invece avrebbe fatto meglio a ignorare. Per passione, per noia, per ribellione, per curiosità, per sfinimento, perché sapeva resistere a tutto tranne che alle tentazioni.
Ecco, io più o meno funziono così: quando mi chiedono qualcosa, tendo a rispondere di sì. L’idea che a qualcuno possa interessare un libro su di me, detto tra noi, continua un po’ a turbarmi. Però in fondo mi piace, e anche tanto, e mi lusinga un po’, anzi parecchio. A patto, naturalmente, che sia chiaro in partenza ciò che questo libro non è e non vuole essere: niente agiografia, niente pettegolezzo, niente eccesso di autoreferenzialità; piuttosto il gusto di provare a raccontare quella sorta di molteplicità che ha finito per caratterizzare la mia vita.
Dunque, in sintesi (quella di Càsoli: io ne sono priva), in questo libro racconterò di carcere e cinema, scarpe e solidarietà, teatro e teiere, musica e memoria, doppiaggio e diritti civili; ma anche di musicisti, attrici, cantanti, scrittori, poetesse, stilisti (wow!), soubrette, registi, chirurghi, e soprattutto di quegli esseri di sovrumana generosità che vanno sotto l’etichetta riduttiva di “pubblico”.
In questo libro ci siete anche voi, con me.
Parola di Gertrude.


Andrea Càsoli è nato a Reggio Emilia, ha studiato a Bologna, (soprav)vive a Milano di collaborazioni editoriali e giornalistiche.
Scroll upScroll downLella Costa

Lella Costa non è figlia d’arte, anche se d’arte visse e vive; non ha un nome d’arte, ma solo un diminutivo, con cui è chiamata da sempre, visto che per l’anagrafe è Gabriella; e se di arte un pochino forse, ormai, ne ha, di parte continua a interpretarne ostinatamente una: se stessa. I testi dei suoi spettacoli teatrali sono tutti pubblicati da Feltrinelli, raggruppati nei seguenti volumi: La daga nel loden (1992), Che faccia fare (1998), In tournée (2002), Amleto, Alice e la Traviata (2008).

lunedì 22 novembre 2010

Storia di Geshwa Olers


La faida dei Logontras

“Storia di Geshwa Olers” si divide in sette tomi, scritti da autori differenti, raccolti e curati da Elior Odentorth.
Il primo volume “Geshwa Olers e il viaggio nel Masso Verde” era narrato da Nildon Lonstat e aveva il sapore di una fiaba per bambini e narrava il breve viaggio del grande Geshwa dalla sua casa Senfe attraverso il Masso Verde.
Questo secondo volume invece è scritto da un tal Anonimo Grodestiano. Il lettore lo viene a sapere subito, nella prima pagina in cui può anche scoprire i titoli dei prossimi volumi.
Ora esco dalla finzione di Fabrizio Valenza per iniziare a parlare del romanzo.
Per prima cosa il progetto di Valenza di far apparire i volumi scritti da persone diverse è pienamente riuscito. Il signor Anonimo Grodestiano ha uno stile molto lontano da Nildon Lonstat.
In questo secondo volume Geshwa intraprende la carriera militare e lasciato il suo amico Nargolìan si arruola nell’esercito di Grodestà. La prima parte del romanzo è un vero e proprio addestramento militare in cui seguiamo il protagonista nella sua evoluzione fisica e mentale verso l’età adulta. La seconda parte invece è la soluzione della faida che da il titolo al libro.
In questo secondo romanzo della saga impariamo a conoscere meglio il mondo creato da Valenza. Entriamo nel vivo delle dinamiche dinastiche del regno e dell’organizzazione magica. Una magia letteraria veramente affascinante in cui il mago violando la natura anzi, forzando la natura, deve cedere una parte di sé per ogni magia che compie. Il mondo di Stedon è presentato con maggiore approfondimento e al termine del romanzo ci sono anche delle interessanti appendici che ci spiegano meglio la divisione oraria e il culto di Eus.
Colgo però l’occasione per chiedere un indice dei nomi dei personaggi. Districarsi nella genealogia degli Ailone e dei Logontras ha richiesto che facessi uno schema sulla falsa riga di quello che feci per “Cent’anni di solitudine”. Divertente in sé ma, per il prossimo volume, se l’autore volesse provvedere sarebbe un grande aiuto per i lettori.
Ma a parte questo piccolo appunto la narrazione è precisa, affascinante e il lettore rimane incantato dalle descrizioni e dai dialoghi. Alla fine del libro pare proprio di esserci stati sul serio dentro la Nimido Logontras.
Mi sono piaciuti moltissimo i personaggi minori, i vari soldati che si avvicendano accanto a Geshwa, con pochi rapidi tratti l’autore ce li fa conoscere, amare e odiare. Continua invece ad essere un mistero per me il protagonista. Non si può certo dire che si faccia amare, ma brilla per la sua intelligenza e per il suo coraggio, come deve essere un eroe.
Il romanzo è avvincente e il giallo, perché c’è anche un assassino da scovare, è molto intrigante. Insomma c’era veramente molta carne al fuoco e il pericolo era un brutto arrosto, invece tutti i dubbi vengono sciolti, i quesiti risolti. O almeno quelli aperti in questo libro.
Non si può certo pensare di avere tutte le risposte visto che mancano ancora cinque volumi alla fine.
Un merito di questo romanzo, però, è il fatto di non essere completamente dipendente dal resto della storia.
Non è autoconclusivo, certo, ma leggendolo non si ha la spiacevole sensazione di passaggio che ho9 avvertito leggendo molti libri secondi delle saghe fantasy. È un romanzo che può benissimo essere letto da solo e ha comunque un suo senso compiuto.
Io, comunque, non vedo l’ora di leggere il terzo, pardon, lo scritto dell’Oscuro Tearca: “Il cammino di un mago”.

giovedì 18 novembre 2010

Aryn



(Questo è un regalino per M.P. Black, ma potete leggere tutti!)

Io sono Ines, la madre di Ryan.
Nei secoli mio figlio è stato chiamato in molti modi: folle, assassino, traditore…
Eppure, il giorno in cui lo tenni in braccio per la prima volta, era solo Ryan.
Nessuno avrebbe potuto scorgere, nello sguardo indagatore dei suoi innocenti occhi neri, la scintilla del genio che sarebbe divenuto da adulto.
Ora, che finalmente il mio sposo, mi ha raggiunta, posso lasciare questo luogo.
Ma la mia mente vaga ancora tra i giorni lontani, in cui il nostro bambino aveva lunghi capelli scuri, e correva accanto a Myros, inseguendo le libellule.
Ero la primogenita del Re.
I miei poteri erano incomparabili, superavano quelli di mio padre e di mia madre, ma non potevo regnare su Estreira.
La rabbia e l’invidia, verso mio fratello Nicolas, hanno corroso il mio animo, come la ruggine il ferro.
Quando conobbi lui, l’unico uomo che potesse tenermi testa, lo sposai.
Causando la sua e la mia infelicità.
Lui mi amava, io no.
Volevo un alleato, qualcuno con cui combattere la mia guerra, lui voleva una famiglia e una sposa.
Tanti e tali errori hanno guidato i miei passi nel viaggio della vita, fino al baratro finale, ma una sola cosa potrà salvare la mia memoria.
Mia figlia Aryn.

mercoledì 17 novembre 2010

Stupidità


Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana. Della prima non sono sicuro. (Albert Einstein)

Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. (Bertrand Arthur William Russell )

La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. La saggezza deriva dall'avere, per ogni cosa, una domanda. (Milan Kundera)

Ma soprattutto:


Stupido è chi lo stupido fa (Signora Gump)

martedì 16 novembre 2010

Una telefonata

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Un vecchio spot della SIP, allora la TELECOM si chiamava così, con protagonista Massimo Lopez, aveva come slogan: "Una telefonata ti allunga la vita"
Beh oggi mi è proprio capitato questo!
Una telefonata troppo lunga mi ha evitato uno spiacevole accidente.
Evitare le seccature e le persone moleste si può ben dire che "allunga la vita"!

lunedì 15 novembre 2010

Il pittore e la modella


Poichè al mondo c'è così tanta bellezza che a volte mi viene da piangere, come diceva il protagonista di American Beauty, non si può limitare la bellezza solo ai libri, si deve spaziare!
A Treviso è appena stata inaugurata una mostra di pittura devo proprio andare a vedere.
Riporto di seguito un articolo de Il Corriere del Veneto

Il pittore e la modella tra mito e leggenda
Le donne degli artisti, da Boccioni a Picasso e De Chirico. La grande mostra a Ca’ dei Carraresi a fine anno

«Il pittore e la modella. Dal Romanticismo a Picasso e oltre…». La fragile e delicata Jeanne Hébuterne compagna di Amedeo Modigliani o la volitiva Gala, moglie di Salvador Dalì, sono tra le muse più celebri nella storia dell’arte contemporanea. Un ruolo complesso e talvolta sottovalutato, quello della modella di un pittore, che però la Fondazione Cassamarca ha voluto ricordare, con una grande mostra a Casa dei Carraresi che aprirà i battenti nel novembre 2010. «Il pittore e la modella. Dal Romanticismo a Picasso e oltre…» questo è il titolo scelto per l’esposizione che si annuncia decisamente all’altezza delle prestigiose rassegne che l’hanno preceduta. Curata dal professor Nico Stringa, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, la mostra in programma a Treviso ripercorrerà le immagini femminili degli ultimi due secoli di pittura, con artisti quali: Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Giovanni Boldini, Pierre Bonnard, Edward Burne - Jones, Felice Carena, Felice Casorati, Lovis Corinth, Gustave Courbet, Salvador Dalì, Giorgio De Chirico, Edgar Degas, Giacomo Favretto, Ferruccio Ferrazzi, Paul Gauguin, Mariano Fortuny, Renato Guttuso, Jean- Auguste- Domenique Ingres, Ernst Ludwig Kirchner, Yves Klein, Piero Manzoni, Amedeo Modigliani, Pino Pascali, Pablo Picasso, Marius Pictor, Michelangelo Pistoletto, Pierre – Auguste Renoir, Dante Gabriel Rossetti, Mario Sironi, Armando Spadini, Federico Zandomeneghi.

Mogli, madri, compagne, figlie, sorelle o amanti, le immagini di queste donne hanno indiscutibilmente contribuito al processo creativo. «Quello del pittore e la modella è un tema lanciato dalla pittura romantica sulla scorta del mito di Raffaello e la Fornarina ed ha avuto poi una fortuna ininterrotta fino alla fine del Novecento, in coincidenza con l’affermarsi del nuovo ruolo della donna come artista – riporta la nota del Fondazione Cassamarca, che annuncia l’evento - Il rapporto tra la donna e l’arte, donna musa e ispiratrice, mito e leggenda, sono diventati realtà nel corso dell’Ottocento e Novecento, addirittura consuetudine, per trasformarsi nuovamente in una mitologia quotidiana a cui si è espressamente dedicato Picasso nel grandioso ciclo eseguito negli anni ’60». Le muse nella pittura però non sono sempre state legate da rapporto affettivo con l’artista o da un legame familiare: come non ricordare allora le sensuali odalische di Ingres o le fanciulle polinesiane di Gauguin, modelle improvvisate, che inconsapevolmente incarnano una femminilità ideale. Il repertorio di questo soggetto è vastissimo e va dai ritratti su commissione di aristocratiche nobildonne, ai paesaggi con figura, acquisendo quasi l’importanza di un genere assestante, una sorta di tema trasversale che ha ispirato sempre, trovando nuovi spunti e differenti espressioni di stile in stile.

[...] Creature dalla personalità e dall’immagine intensa che hanno saputo far vibrare le corde della creatività, le modelle sono diventate nei casi più celebri, emblemi di sentimenti, stati d’animo o elementi caratteriali, entrando a far parte dell’iconografia collettiva.


Il corpo della donna.
Per una volta sarà bello guardare senza recriminare, senza pensare, perdendosi solo nello splendore di rifletti perlacei e in morbide curve.
Senza dover pensare alla mercificazione di quel corpo, a come sia difficile avere un corpo e una testa consapevole di esso.
So che potrà sembrare assurdo ma dovere affermare sempre di essere qualcosa di più di un corpo e dovere costantemente combattere per dimostrarlo è tremendamente stancante.
Ecco, questa è una mostra da guardare senza sentirsi in colpa e ringraziare chi ha saputo nei secoli svelare, e mostrare una bellezza quasi divina.

venerdì 12 novembre 2010

Ridiamo!

E' certo!
La risata ce l'abbiamo nel DNA.
L'ANSA batte questa notizia, bella per una volta.
I bambini nascono già sapendo ridere, tutte le altre espressioni emotive vengono acquisite, ma la risata, quella fa parte di loro.
Che meraviglia pensare che siamo tutti nati per ridere!
E che tristezza pensare che durante la vita impariamo a piangere...
Se farsi una bella risata è un atteggiamento istintivo, ben venga la parte animale che c'è in noi!
E con questa bella risata vi auguro uno splendido week end!

martedì 9 novembre 2010

Il sangue e il traditore


Il sangue e il traditore


Un unico commento per due libri.
In origine erano uno, poi nella traduzione sono diventati due. Non commento la scelta editoriale, ma commento il libro come l’ha concepito l’autrice: unito.
Imriel è tornato a casa, ora è il figlio adottivo di Phèdre e di Joscelin. Trascorre quattro anni finalmente sereni in Terra d’Ange. Almeno fino alla notizia che la sua vera madre Mélisande Shahrizai è fuggita dalla Serenissima.
La storia inizia con un prologo meraviglioso che racchiude in sé tutta la controversa personalità di Imriel.
Si può esser buoni quando si è conosciuto un male così profondo da corrompere anche l’animo più puro?
Si può perseguire il bene se nel proprio sangue, impresso come un marchio nel DNA, c’è la predisposizione a fare soffrire le persone?
In questo romanzo il giovane Imriel cercherà di trovare una risposta ma non intendo proprio fare spoiler per darvi la risposta!
Come per la trilogia di Phèdre si tratta del viaggio e del ritorno a casa di un giovane che parte ragazzino e torna uomo.
Personaggi nuovi entrano in scena come il suo migliore amico Eamonn di Dialdria, le principesse Alais e Sidonie de La Courcel,Claudia Fulvia, Lucius, Gilot, e molti altri. Joscelin e Phedre si fanno da parte, anzi sono messi da parte per lasciare posto al nuovo protagonista. Un po’ mi mancano. Mi manca Phèdre, non è più lei. Ma ora la voce narrante è quella di Imriel e anche Phèdre, come le donne viste dagli occhi dei figli non sono più loro, deve sottostare a questa legge di natura.
Per un attimo però Imriel la vede veramente per ciò che lei è e questo scatena la sua fuga.
La prima parte del romanzo, cioè il romanzo n. 1 dell’edizione italiana, è parecchio duro.
Ci sono i ricordi di Darsaga che sono veramente forti con parti molto crudeli.
La scoperta del mondo sessuale da parte dell’adolescente Imriel è psicologicamente curata ma a volte troppo compiaciuta. In ogni caso la bravura dell’autrice è quella di non scadere mai nella volgarità e nello stesso tempo di non aver paura di dire le cose come stanno. Almeno per il personaggio di Imriel.
La seconda parte con l’assedio di Lucca, l’entrata in scena della Gilda Invisibile e il ritorno a casa sono la naturale conclusione del percorso di crescita del protagonista mentre, sullo sfondo, la cattiva dei cattivi appare sempre meno crudele e sempre più umana.
Una nota che mi farebbe sorridere, se non facesse riflettere con amarezza, è che pure nel mondo medioval-fantasy della Carey il paese più arretrato d’Europa, dal punto di vista della parità e del rispetto nel confronto delle donne, è Cardiccas Unitas: l’Italia.
Mentre ovunque, anche nei paesi cosiddetti “barbari” le donne prendono parte alle riunioni sulle decisioni riguardanti le rispettive nazioni, a Lucca, l’agguerrita Claudia Fulvia, per assistere deve sostenere uno scontro vivacissimo con Gallus. Che tristezza!
In conclusione questo primo capitolo della nuova trilogia mi è molto piaciuto, perché anche l’autrice è maturata. Resta la solita maestria nella descrizione di luoghi e situazioni scabrose mentre aumenta l’introspezione psicologica dei personaggi e l’affondo nell’oscurità dell’animo umano.
Da leggere.

giovedì 4 novembre 2010

Il trono e la stirpe



Ce l'ho!
Me l'ha consegnato Bartolini pochi minuti fa, ed è tra le mie mani!
Non vedo l'ora di leggerlo!
Di che sto parlando?
Ma del primo volume (che in Italia è stato diviso in due...grrr) della nuova trilogia di Jacqueline Carey, dedicata interamente a Imriel.
Alcuni, anzi molti lettori, si sono lamentati perchè questa nuova trilogia non sarebbe all'altezza di quella di Phèdre.
Leggeremo...

Intanto vi lascio qualche informazione aggiuntiva:

"Rapito quand’era solo un bambino, venduto come schiavo e costretto a sopportare terribili torture, il principe Imriel de la Courcel è stato tratto in salvo e adottato da Phèdre, non soltanto un’abilissima spia, ma anche un’anguissette, cioè una persona capace di mescolare la sofferenza e il piacere per natura e non per costrizione. Una volta tornato a corte, però, Imriel non può dirsi al sicuro: benché sia il terzo in linea di successione al trono di Terre d’Ange, sono molti a volerlo morto. Temono infatti che il giovane abbia ereditato la stessa sete di potere della madre, la famigerata Mélisande Shahrizai, scomparsa senza lasciare traccia dopo aver cercato per ben due volte di usurpare il trono. Imriel però sa di non doversi difendere solo dagli intrighi di palazzo, ma anche da se stesso. Ormai adolescente, sente crescere in lui oscuri desideri, mentre il suo corpo risponde pericolosamente al dono di Phèdre… Confuso e spaventato, il giovane decide allora di partire in cerca dell’unica persona che possa aiutarlo a far chiarezza nel suo animo e, forse, anche a ritrovare sua madre: il maestro di Anafiel Delaunay, l’uomo che aveva reso Phèdre una perfetta spia. Ma, ben presto, Imriel si ritroverà a fare i conti con un mondo in cui niente è ciò che sembra, in cui l’inganno può celarsi nelle parole più innocenti, e scoprirà suo malgrado che la ricerca del vecchio mentore non è che l’inizio… "

martedì 2 novembre 2010

Io, Virginia

Come promesso, eccomi a suggerirvi, con qualche notizia in più, questo breve romanzo.
"Io, Virginia" di Chiara Guidarini

Mancano pochi giorni al matrimonio di Sara e tutto sarebbe magnifico se non fosse per l’inquietante presenza che, di tanto in tanto, irrompe nella sua quotidianità. L’ombra di una duchessa morta da secoli le narra lentamente la sua storia, obbligandola a ripercorrere i luoghi dove dimorò per ricostruire ogni singolo tassello della sua vita, fino a comprendere appieno cosa voglia da lei. In un parallelo di esistenze, in bilico tra passato e presente, si consumano le vicende di due donne apparentemente diverse ma unite da un destino comune. Virginia De’Medici, sposata contro la propria volontà per ragione di stato a un Duca che non ama, e Sara Varzi, che sta per legarsi all’uomo che invece ama. Passione, ragione, sentimento e follia si intrecciano in un mosaico di eventi capaci di sovrapporre ciò che avvenne a ciò che sarà.

Nuova prova per Chiara Guidarini, autrice della Saga di Ancyria, che questa volta si dedica al fantasy-gotico, tratteggiando la vita della Duchessa Virginia De’ Medici, sposa di Cesare d’Este in un parallelo con la vita di un’altra sposa dei giorni nostri, Sara Varzi. Ambientazioni antiche si sovrappongono a quelle moderne, creando un mosaico di eventi capaci di trascinare il lettore nel vivo del romanzo, quasi fargli toccare con mano i personaggi stessi. La trama regge bene, solleticando la curiosità del lettore, e non si smorza nemmeno sul finale ricco di colpi di scena. Due storie che si fondono senza mai cadere nel banale, intersecandosi l’una all’altra in un intreccio senza tempo. Il romanzo è edito da Linee Infinite edizioni.


La mia opinione:


Romanzo il cui genere non so definire. Ma ha importanza?
Si tratta di un libro scritto molto bene, in cui la protagonista ci parla in prima persona della sua esperienza successiva a una seduta spiritica.
Mai prendere alla leggera certe pratiche esoteriche! La poverina si ritrova a condividere i ricordi della sfortunata Virginia De’ Medici.
La protagonista, Sara, è a un passo dal matrimonio, deve già gestire la semi dichiarazione del suo migliore amico che la supplica di non sposare un altro, le incombenze dell’importante cerimonia, e un fidanzato innamorato e preoccupato per la sua salute. In tutto ciò si aggiungono i ricordi non suoi di una duchessa del sedicesimo secolo.
Spietata descrizione del professionista della psiche che l’aiuta a suon di farmaci, assolutamente inutili.
Bella la ricostruzione del mondo rinascimentale, con giuste considerazioni sull’effettiva libertà d’azione dei nobili, soggetti a infiniti vincoli, maschi o femmine che fossero.
Finale un po’ caotico ma, tolto un refuso, decisamente sorprendente per il lettore.
Buona lettura!

lunedì 1 novembre 2010

giornata casalinga

Mentre in mezza Italia si svolgono le prove tecniche per il prossimo diluvio universale,
io me ne sto rintanata in casa, al calduccio, bevendo cioccolata, leggendo un buon libro e ascoltando una gran bella canzone!
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