Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!

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martedì 25 agosto 2015

Un normale libro di fantascienza

La fantascienza è un'etichetta pesante.
Ho notato questo dai commenti di molti lettori.
Dire che un libro è di fantascienza blocca molte persone, magari incuriosite dalla trama, dalla copertina ma poi di fronte al genere si bloccano.
Sarebbe interessante scoprire perchè accade.
Le cronache di Gaia sono una fantascienza più che distopica direi atipica, infatti ai puristi del genere la saga non piace.
Niente robot assassini, alieni invasori o virus che distruggono il mondo.
Più un'indagine dell'animo umano, in effetti. Come moltissimi libri di fantascienza che forse oggi, sopraffatti come siamo dagli effetti speciali di Hollywood, ci dimentichiamo essere l'origine di questo genere stupendo.
Tutto questo cappello introduttivo è dovuto alle bellissime parole scritte da Ledra su Fb che vi riporto di seguito.
Non è una recensione ma un'attestato di stima di una collega che ammiro e che quindi mi hanno inorgoglita ma mi hanno anche fatto riflettere. Che cosa è normale nella fantascienza e che cosa no? 
Vedendo il poco seguito che ho tra i cultori del genere e l'entusiasmo di molti che lo seguono da lontano immagino che Ledra abbia ragione. Neanche questa volta sono riuscita a rimanere dentro i canoni di un genere letterario e per forza ho varcato altre strade.

Dalla Pagina Autrice Ledra Ledra 



Premessa. Ho comprato la trilogia esclusivamente perché Claudia Tonin è una persona fantastica sempre pronta ad aiutare e molto generosa. Volevo avere in casa i suoi libri pur non piacendomi la fantascienza. Mi ero proposta di leggerli ma il momento non arrivava mai perché c'era sempre qualche romance che mi strizzava l'occhio. Poi il senso di colpa perché li  spolveravo solo mi ha fatto prendere in mano il primo... e l'ho divorato. 😆 Non è un normale libro di fantascienza ma molto di più. L'ottica femminile è incredibile e le donne sono forti e anche spietate. Stupendo. Ora il cartaceo non esiste più ma lo trovate anche in ebook. Adesso sto leggendo il secondo e devo dire che lo sviluppo è innovativo. 

giovedì 21 novembre 2013

Il veleno delle streghe di M.P. Black - Commento


Ciao a tutti!
Per la serie a volte ritornano rieccomi!

Ho in mente di concludere l'anno in bellezza e mi imporrò due post a settimana, ce la farò a mantenere la promessa? Lo scoprirete presto!
Credo he terrò i tre filoni che mi piacciono di più: libri, film e serie tv.
Comincio con un libro che ho avuto la fortuna di leggere in anteprima, il nuovo romanzo di 
M.P. Black. Il veleno delle streghe.

Si tratta, per dirla in termini televisivi, di una nuova puntata della serie I guardiani delle anime.
Vi ricordate lo stupendo "La maledizione della regina"? No?
Male, malissimo! 


Uno dei miei libri preferiti scritti da M.P. Black, anche e non solo perché ero presente nel momento in cui l'autrice ha avuto l'ispirazione per la storia, ma anche perché coniuga molti generi e intrattiene il lettore magnificamente. 
Qui il post che gli dedicai a suo tempo.
Per chi non ha la pazienza di leggerlo tutto credo che una piccola spiegazione sia d'obbligo.
I guardiani delle anime sono tre uomini speciali a cui i Sette Re del Mondo hanno affidato il compito di proteggere gli Spiriti Antichi che nel perpetuarsi delle reincarnazioni cercano di coronare il loro destino d'amore.
Nel primo romanzo della serie "La maledizione della Regina" l'autrice ci ha presentato Jacob Ross il primo e più forte dei guardiani, in questo romanzo conosciamo André Blanche. Un personaggio che mi era stato simpatico fin da subito per il suo essere un po' nerd e un po' naif. Il mio tipo, insomma :)
Facciamo i blogger seri.

Ed ecco a voi la sinossi:
 28 giugno 1681. La Duchessa Angélique de Fontanges muore avvelenata per mano della famigerata Marchesa di Montespan. La Marchesa, però, amante storica del Re Sole, non si accontenta di aver eliminato la sua rivale. Vuole ottenere l’immortalità e per farlo dovrà impossessarsi di una potente pozione, creata dalle Streghe del Circolo di Parigi.
 Francia, oggi: Jean Luc Lemaire e Charlotte de Lavoisiers non si conoscono. Il primo è uno studente della Sorbonne di Parigi, la seconda appartiene a una delle più nobili famiglie di Parigi. Ma il destino sta per farli incontrare, perché i due, in un lontano passato, hanno vissuto una tormentata, e purtroppo breve, storia d’amore.
Nel Quartier Generale dei Guardiani delle Anime, la Strega Annette e Jacob Ross si trovano a dover affrontare una nuova, disperata missione. Quella di impedire alla Marchesa di Montespan di reincarnarsi nella sorellastra di Charlotte e di assassinarla, per ereditare ogni bene lasciato dal padre, morto qualche tempo prima.
Così Jean Luc, Charlotte e il Guardiano André Blanche dovranno ritornare indietro nel tempo, precisamente nel 1681, per far sì che la Marchesa non assuma la famigerata pozione.
Un solo viaggio nel tempo, però, non permetterà al Guardiano e ai due ragazzi di raggiungere il loro obiettivo.
Un’altra Strega potente, infatti, trama alle loro spalle per proteggere la reincarnazione della Montespan e, con lei, assumere il controllo del potere politico mondiale.
I Guardiani delle Anime, con l’aiuto dell’F.B.I e dell’Interpol, si troveranno così ad affrontare la loro missione più difficile, dove il confine tra la vita e la morte sarà davvero sottile.

La copertina l'avete già vista, e questa è la biografia di M.P. Black:

M. P. Black, al secolo Paola De Pizzol, mamma di due splendidi bambini, ha
iniziato a scrivere fin da piccola brevi racconti fantasy, coltivando negli
anni il sogno di diventare scrittrice. Sognatrice ed estroversa, lavora come
impiegata comunale e vive nelle dolci colline venete. Adora la sua famiglia,
che rappresenta per lei un solido punto di riferimento. Con la casa editrice “0111 edizioni” di Milano ha pubblicato la trilogia fantasy di Lisa Verdi, composta dai volumi “Lisa Verdi e il ciondolo elfico” (2007), “Lisa Verdi e l’antico codice” (2008), “Lisa Verdi e il Sole di Aresil” (2009).
“Lisa Verdi e il ciondolo elfico” è stato nominato, nel 2007, libro dell’anno dall’Associazione Servizi Culturali di Milano.
A giugno 2011, con la casa editrice Domino di Piacenza, ha pubblicato l’urban fantasy “I Guardiani delle Anime – la Maledizione della Regina”.
Ha partecipato a una raccolta di fiabe con “La Principessa Capricciosa”, inclusa nell’antologia “Il magico mondo delle fiabole”, autori vari, edita da Aletti editore (dicembre 2011).
Il racconto di Natale “Snowman”, invece, è stato pubblicato nel blog di Malizia Wonderland nel dicembre 2011.
Con “La Corte Shorts” è uscito nel marzo 2012 il racconto horror “Lo spettro della Candela.”
Nel giugno 2012 ha pubblicato il romanzo, a sfondo esoterico, “La rosa e il pugnale”, edizioni Domino.
Ha partecipato con la fiaba "Messer Casanova e il Gatto con gli stivali" nell'antologia "Fiabe per Leoni Veneziani", LT2 editore, curata da Andrea Storti.





Il mio commento.


La storia comincia il 28 giugno 1681 con l'apparizione di una donna bellissima e pericolosa che fin da subito è tratteggiata magnificamente e cattura il lettore. Ai giorni nostri invece i Guardiani devono risolvere problemi concreti di potere e di equilibrio interno, dovuto in parte al nuovo ruolo di Annette come Oracolo del Guardiani. Poi entrano in scena i giovani che sono gli Spiriti Antichi dei protagonisti della storia d'amore: Jean Luc Lemaire e Charlotte de Lavoisiers.
L'autrice è molto brava nel tenere insieme i tre fili narrativi, a intrecciarli tra loro senza ingarbugliare la trama. Tutto scorre rapido e chiaro, una pagina dopo l'altra, portando in un viaggio nel tempo e negli animi dei personaggi.
In questa nuova puntata della serie viene inserito anche il tema della stregoneria e del sacrificio per possedere il potere. Il tutto condito con colpi di scena davvero notevoli e non sempre piacevoli per un lettore debole di cuore. L'autrice ha imparato ad essere spietata con i propri personaggi e i lettori la seguono verso l'abisso del male per poi risalire verso il finale ad effetto e decisamente inaspettato.
M. P. Black padroneggia perfettamente l'ambiente delle tre dimensioni spaziali e temporali in cui si trovano i personaggi e niente è lasciato al caso. La Parigi del Re Sole è splendida nel divertimento delle feste della nobiltà ma lercia e oscura nei meandri nascosti delle rue parigine. I protagonisti sono curiosi appassionati, come si addice a dei veri Spiriti Antichi. I tre Guardiani mostrano lati del loro carattere che ci fanno desiderare di leggere subito un nuovo romanzo della serie. Quello che spero parlerà di Karl, il terzo guardiano.
Per me è stata una lettura piacevole e sorprendente. Una storia dal rosa più acceso del solito, molto passionale e con punte noir. Lo consiglio a tutti quelli che amano i romanzi d'intrattenimento di qualità.

mercoledì 24 luglio 2013

La spada di Allah di Francesca Rossi



Francesca Rossi, La spada di Allah 
La mela avvelenata editore



Cosa sarebbe accaduto se l’Impero Ottomano avesse conquistato Vienna, in quel fatidico 11 settembre 1683, quale sarebbe stato il destino del mondo?

A questo quesito cerca di rispondere Francesca Rossi con il suo racconto lungo, novella si sarebbe detto una volta, La spada di Allah.

Per chi non lo sapesse la civiltà come la intendiamo noi occidentali non esisterebbe se la notte tra l'11 e il 12 settembre 1683 Vienna non avesse resistito e sotto la guida di un grande generale, il re polacco Jan III Sobieski, non avesse sconfitto le armate turche.
(Qui per la pagina wikipedia e saperne di più^^)

Una data così importante e così poco ricordata!

Uno snodo nell'autostrada della quarta dimensione in cui prendere l'uscita sbagliata poteva comportare la creazione di un mondo differente.
Quello che oggi si direbbe una "sliding doors".

L'autrice de La mela avvelenata ipotizza un intervento magico delle forze oscure che consentono  a un nuovo sultano di vincere quando nella nostra epoca invece avrebbero perso.
Nella grande storia si insinua la piccola storia di uomini e donne i cui destini diventeranno il destino del mondo.
Non svelo il finale, ci mancherebbe! 

Ma lasciatemi dire che i due jin sono semplicemente perfetti nella parte! 
Il cattivo è proprio cattivo e la principessa da salvare una di quelle che si salvano da sola :)

Il racconto mi ha catturata per le atmosfere orientali, profumate e crudeli, in cui ci sono tutti gli elementi del romanzo storico mescolati con quelli del romance.
I personaggi sono ben delineati e, in una novella, non è per nulla semplice riuscire a farlo.
Ci sono spunti per riflessioni sulla storia, alcuni temi toccano l'alchimia facendo venire la curiosità di approfondire gli argomenti.
Francesca Rossi mostra di possedere un'ottima padronanza della lingua italiana e nello stesso tempo dà alla novella quel ritmo che consente al lettore di non staccarsi dalle vicende narrate.
Un racconto perfetto sotto l'ombrellone, ma anche a casa adatto a chi vuole gustarsi una bella storia scritta proprio bene.
Per finire lasciatemi dire che la copertina è strepitosa!

L'autrice :

Francesca Rossi è nata a Roma nel 1984 e vive a Latina. ​
Dopo la laurea in "Lingue e Civiltà Orientali" presso l'Università "La Sapienza" di Roma, si trasferisce ad Alessandria d'Egitto per approfondire lo studio della lingua araba e della cultura arabo-islamica. Attualmente è specializzanda nel corso di Laurea Magistrale in "Lingue e Civiltà Orientali" presso "La Sapienza".​Collabora con diversi magazine online ed è membro della "Società delle Letterate".​Gestisce tre siti culturali: "La Mano di Fatima", dedicato al mondo arabo-islamico, "Divine Ribelli", dedicato alle grandi donne della Storia ed il sito ufficiale interamente incentrato sulla figura dell'eroina francese "Angelica la Marchesa degli Angeli".  Tra le sue passioni ci sono la lettura, la scrittura, la musica e la danza del ventre.
SITOhttp://elioreds.wix.com/francescarossi
CONTATTIelioreds@libero.it



giovedì 28 febbraio 2013

Commento a Warm Bodies


Come promesso arrivo con il mio commento a Warm Bodies, se volete un altro parere potete leggere la recensione precisa e dettagliata di Storie dentro Storie, che proprio ieri ha detto la sua su questo libro.



Ho iniziato la lettura di questo libro con molti pregiudizi.
In verità non volevo proprio leggerlo, io leggere un libro che parla di zoombie? 
Morti che camminano, magari perdendo pezzi? 
Una storia d’amore tra una ragazza viva e un ragazzo zombi? Metti mai che lui perda “quel” pezzo?
 “Adio bisi!” come dice mia nonna e no, non vi faccio la traduzione in italiano  J

C’era troppo da ridere per prenderlo sul serio! Poi persone fidate mi hanno quasi obbligata a leggerlo e diciamolo, a 1,99 euro potevo rischiare.
Invece, bang! Una rivelazione.
R. fin dalla prima frase mi è piaciuto, con la sua ironia, con la sua voglia di ricordare e di essere un individuo.
La parte del consumo del cervello e annessa digestione mi hanno fatto un po’ schifo, ma erano perfettamente inserite nella storia e i dialoghi e le riflessioni con Perry mi sono piaciuti moltissimo.
La fine del mondo, la fine della speranza, il senso di solitudine, ho capito fino in fondo il povero Perry e i suoi pensieri e il cambiamento.
Julie è un personaggio che all’inizio non mi piaceva ma che poi ho apprezzato per la sua comprensione e per la sua voglia di vivere.
Uno Young adult narrato in prima persona da un uomo, si perché, R. avrà venticinque anni, non può dirsi ragazzo. Elementi di originalità che con Twilight non hanno proprio niente a che vedere. Se proprio vogliamo cercare un paragone con dei vampiri dobbiamo andare a quelli di Io sono leggenda, ma qui c’è una leggerezza e una speranza più adatta al pubblico giovane.
Una rivisitazione della Bella e la Bestia in chiave postapocalittica in cui “amor vincit omnia”.
Sì, insomma niente di nuovo, ma narrato bene, rielaborato con intelligenza.
Magari avrei preferito un finale meno sbrigativo e qualche chiarimento in più sugli "ossuti" ma nel complesso è un romanzo ben riuscito. Alcuni hanno notato dei cali di tensione narrativa e di ritmo, a me non è sembrato, forse perché le riflessioni della parte centrale del romanzo, sono la mia parte preferita.
Mi è piaciuto talmente ricredermi, che ho scaricato anche The new hunger, l’inizio della storia. Vedremo se sarà altrettanto coinvolgente.

lunedì 25 febbraio 2013

Commento a Mastodon di Nox A.M. Ruit

Ciao a tutti!
Oggi vi parlo di Mastodon un romanzo ucronico di cui avevo letto la sinossi, mi aveva incuriosita molto e mi ero messa in catena di lettura in aNobii.
Sono passati mesi ma alla fine è arrivato il mio turno e sono felice di avere letto questo libro perché si è rivelato originale e verosimile come pochi fantasy riescono ad essere.
Mi sono piaciuti in modo particolare i personaggi, ben delineati con una loro spiccata personalità. E poi Dioniso. Ho una vera predilezione, dai tempi dell'università, nei confronti di questo dio così diverso dal panteon degli dei occidentali. Magari se e quando avrò tempo vorrei scrivere qualcosa su di lui, attingendo anche alle storie di Von Hofmannsthal.
Ma andiamo per ordine e parliamo un po' di Mastodon.



Nox A.M. Ruit
Mastodon
Casini editore

Proprio quando l'impero è sull'orlo del baratro, giunge un prodigio a segnare per sempre il destino di Roma: i dodici dèi dell'Olimpo tornano a camminare fra gli uomini e si manifestano attraverso l'imperatore Adriano Severo, il primo rivelato, cioè un mortale toccato dagli dèi. Adriano Severo rifonda l'impero e crea il Collegio della Rivelazione, che con gli anni diventerà l'organizzazione religiosa dominante, i cui membri, chiamati consacrati, possono invocare a comando il tocco degli dèi, acquisendo grandi poteri per la gloria di Roma. Cento anni dopo, Branwen di Caledonia, un consacrato di Apollo disprezzato dai propri confratelli, è coinvolto dal suo dio in una strana storia che fatica a comprendere, fatta di sacrifici umani rituali, culti dionisiaci proibiti e intrighi di palazzo. Attraversando l'impero da Bisanzio a Delfi, da Alessandria d'Egitto alla Siria, dovrà lottare contro nemici umani e disumani, mortali e immortali, affrontando anche il più temibile degli avversari: se stesso e il suo passato.


Il mio commento

In un impero romano simile a quello che conosciamo, ma allo stesso tempo molto diverso, assistiamo alle avventure di Branwen il caledone, portatore del dodekon e consacrato di Apollo. 
L’autore immagina che anziché il Cristianesimo l’Impero abbia abbracciato una rinnovata fede verso gli dei dell’Olimpo quando questi sono scesi tra gli uomini aprendo i confini tra i mondi. Da allora gli dei si scelgono i consacrati, degli aletti a cui parlano e che hanno un rapporto privilegiato con loro. Chi è in grado di evocarli riceve il dodekon, diviene un consacrato ed è protetto dai vessillari, soldati speciali votati alla difesa dei consacrati. Spesso questi abili soldati sono essi stessi uomini e donne toccati dagli dei che però non superato la prova del Collegio. Così è stato per Juba e per Egle, due vessillari fedeli al Vessillo e agli dei. Il nobile Lucio Valeriano invece è molto particolare, astuto e non sempre sincero, come il suo patrono, Mercurio. 
Ai tre soldati e al consacrato si unirà anche Domizio, un giovane trace, dal talento speciale per la musica. Questa sarà la compagnia che accompagnerà il lettore attraverso l’oriente per capire chi abbia ucciso magistro Pacoro ed evocato la marea arcana. Chi è in realtà il cavaliere Sabazios, e che cosa c’entra Dioniso, il dio venuto da lontano? 
L’autore ci porta attraverso iniziazioni misteriche, evocazioni e profonde miserie umane perché gli dei sono esigenti con gli uomini. Una narrazione precisa, ricca di dettagli e dotata di incredibile coerenza storica che porta il lettore ad immergersi nella storia e ad affezionarsi ai personaggi ben tratteggiati. Personalmente avrei dato più volte la daga in testa a Branwen per il suo pessimo carattere, mentre ho apprezzato molto le divagazioni e le descrizioni della vita di Zagreo, fedeli alla tradizione dionisiaca. 
Un romanzo corposo ma non noioso, anzi, una lettura molto piacevole e anche istruttiva, ringrazio di cuore l’autore per avermi permesso di leggere un libro così ben scritto.


Alla fine il romanzo si conclude lasciando la porta aperta a nuove avventure, spero proprio di poterle leggere!

martedì 18 settembre 2012

Il cavaliere oscuro il ritorno



Chi frequenta questi luoghi sa che io stravedo per Batman.

Da sempre, dai tempi del fantastico duo, del Batman con un po' di pancetta, con i cazzotti con le scritte Bang! E la musichetta tarataratabatmaaaannn
^_^
Perché?
Perché lui è l'eroe che si fa da solo, che decide di essere eroe, senza ragni radioattivi (Peter, I love you!), senza criptonite, senza radiazioni gamma, senza, senza... Solo il suo cervello, e sì, anche un bel po' di soldi, ma sorvoliamo, la filosofia è altra.
L'eroe che sorge dal buio.



(disegno di Simone Bianchi)


In questa visione mia personale ho trovato perfetta rispondenza nella trilogia di Nolan.
La Gotham buia, sporca, il male che genera il bene, il bene che genera il male...
Il Joker più perfetto che si possa immaginare. 
(Una lacrima in memoria del povero Heath Ledger, sigh!)

Christian Bale non mi è piaciuto, né in Batman Begins, né nel cavaliere oscuro.

Ero curiosa da morire di vedere la fine della trilogia e sono rimasta molto soddisfatta.

Persino Bale mi è piaciuto, oserei dire che è stato la personificazione del tormento.

Ma tutto il cast è riuscito a rendere credibili i personaggi che interpretava, mi ha sorpreso Anne Hathaway, è diventata bravissima, per non parlare di Marion Cotillard, e del poliziotto buono Blake.



Sono fumetti, sono supereroi, non dobbiamo vederci più di quello che c'è.
L'anarchia, il dittatore, la rigidità del sistema, tutto è estremizzato.



Ma il discorso di Selina a Bruce fa venire la pelle d'oca, perché è talmente calzante con il momento attuale che non ci si può non leggere una profezia nefasta.

In conclusione, chi non l'avesse visto al cinema è pregato di rimediare come meglio crede (...)
Lo consiglio vivamente.

E, ehm, non per tirare in ballo Pearls... ma chi è l'unico che esce dal pozzo?
Chi è che fa fuori Bane?

Se avete visto il film sapete la risposta, se non l'avete visto, fateci caso quando lo vedrete ;))







domenica 15 aprile 2012

Siamo pazzi, arrendetevi




In questo uggioso week end ho letto Hunger Games.
Colmo una lacuna, lo so bene, ma non voglio incentrare il post su questo libro straordinario che comunque invito tutti a leggere.
No, questa volta scriverò un post diverso dagli altri.
Fedele alla scelta di fare di Esedion un blog pensatoio di idee e piaceri mi ritrovo a scrivere alcune considerazioni.
Arrendetevi.
Nonostante i volumi straordinari scritti finora da Jordan e da Martin qual è il libro fantasy più letto, amato degli ultimi dieci anni?
Harry Potter!
Chi l'ha scritto? J.K Rowling.
Seguitemi, c'è una logica.
Nonostante tutta la paura che il grande re ha saputo mettere in noi, qual è stato il fenomeno di massa degli ultimi anni?
I vampiri.
Di chi è frutto?
Per non citare la Meyer, posso citare Anne Rice.
In un panorama letterario in cui la presenza maschile è storicamente dominante l'inizio del nuovo secolo si caratterizza dalla follia creativa delle scrittrici.
Sono loro a rompere gli schemi e creare il nuovo.
Per la prima volta la spinta innovativa viene portata avanti dalle donne, era successo anche prima, solo che i costumi sociali non potevano consentire alle donne lo stesso peso degli autori maschi. Si limitavano ad essere sostenitrici o defilate protagoniste. Anche quelle che poi, tanto defilate non erano, ci hanno pensato i critici a oscurarle.
Che le donne siano pazze lo si sa da secoli, altrimenti non farebbero quello che fanno ogni giorno, ma forse sta arrivando il momento in cui gli uomini dovranno arrendersi alla loro manifesta follia.
Chissà se il nuovo secolo vedrà, non solo grandi fenomeni di massa, culturali e sociali, innescati dalle donne, ma anche politici?






domenica 26 febbraio 2012

Fightclub, commento



Chuck Palahniuk
Fightclub
Mondadori
9,00 euro



“La prima regola del fightclub è che non si parla del fightclub.
La seconda regola del fightclub è che non si parla del fight club.
La terza regola è due uomini per combattimento.
Un combattimento alla volta.
Si combatte senza camicia e senza scarpe.
Il combattimento dura per il tempo che decidono loro e quando uno dice basta, o non reagisce più, il combattimento è finito.
E la settima regola del fightclub è che se questa è la vostra prima sera al fightclub, dovete combattere.”

ATTENZIONE STO PER VIOLARE LE PRIME DUE REGOLE DEL FIGHTCLUB!

Era da molto tempo che desideravo leggere qualcosa di Palahniuk e, da molto di più, che desideravo leggere questo libro. Da quando avevo visto il film di David Fincher.


Andai al cinema per vedere Edward Norton un attore che trovavo e trovo eccezionale, il fatto che nel ruolo di Tyler ci fosse Brad Pitt era valore aggiunto, e che Marla fosse Helena Bonhan Carter una chicca. 


Devo dire che il film è stupendo e, dal punto di vista della trama, forse addirittura superiore al libro. L’attrice protagonista mostra quel lato folle che riprenderà nel personaggio di Bellatrix di Harry Potter, Brad Pitt dimostra di non avere solo un bel faccino e Edward, beh, è superbo e sublime. Il viso di un folle nella mia testa ha il suo viso.


Scusate la divagazione e torniamo al libro.

La storia nel libro è ingarbugliata, ridondante, ripetitiva; scritta in uno stile che mi ha conquistata. Il modo di narrare segue l’andamento dei pensieri della voce narrate ed è ripetitivo. Io adoro le ripetizioni, perché sono il modo giusto di scrivere i pensieri umani. È una sciocchezza parlare di introspezione e cercare sinonimi. No, è sbagliato, non è così che pensiamo. Rimuginiamo mille volte la stessa frase, le stesse parole pronunciate da chi ci vuole ferire, da chi ammiriamo.
Lo sconosciuto protagonista ripete all’infinito le parole di Tyler Durden, il suo amicissimo, rielabora e decostruisce i significati di quelle parole in un’azione introspettiva degna della miglior psicanalisi.
Se nel film lo spot era “Combatti e scopri chi sei” nel libro essere pestato a sangue (prenderle, non darle, badate bene!) è quello che ti permette di essere te stesso. Non il tuo nome e il tuo lavoro ma proprio tu, carne e sangue e pensiero.
Un romanzo con più piani di lettura in cui, sebbene ci sia spargimento di litri di sangue, non c’è compiacimento per il dolore, lo si percepisce appena. Tutto ha un motivo, uno scopo. Le elucubrazioni mentali di questo viaggiatore perfettivo, che giustifica l’imperfezione delle autovetture, sono il frutto della sua educazione. Seguire strettamente le regole. Collezionare e riempire il vuoto di oggetti, finché le cose che possiedi possiedono te.
La libertà può avvenire solo tramite la distruzione. Degli oggetti, del lavoro, ma soprattutto di se stessi e della apparenze.
Il nuovo viso d’angelo che entra nel fightclub è suo, lo deve annientare, dice a un certo punto il protagonista. E questo ragazzo con gli occhi tumefatti e il viso non più d’angelo, dopo averne prese quante mai in una vita, sarà il primo del progetto caos: la prima scimmia spaziale.
Un esercito di discepoli di Tyler Durden che sono andati al fightclub perché avevano paura di qualcosa e ogni combattimento avevano sempre meno paura. Finchè alla fine non hanno più paura di niente. Ripetono come mantra le parole di Tyler. Tyler il Robin Hood della sofisticazione alimentare (e per decenza non dirò i dettagli delle sue sofisticazioni), Tyler il proiezionista creativo che destabilizzava gli spettatori inserendo fotogrammi hard in film Disney, un nano secondo di immagine che il nostro cervello registra e non capisce.
Destrutturare la società, annientarla, per ricavare qualcosa di meglio dal mondo.
Per distruggere intende letteralmente spazzare via, con bombe e fuoco. Nel romanzo ci sono indicazioni a profusione di sistemi con cui realizzare esplosivo.
Il saponificio richiederebbe tutto un discorso a sé, ma un saponificio mandato avanti da uomini vestiti in nero, rasati, mi ha fatto venire in mente i campi di concentramento…
Il protagonista e tutti gli altri uomini che hanno bisogno di un immagine maschile forte di riferimento e che la trovano in Tyler sono una metafora dell’analisi antropologica fatta per i nati degli anni Ottanta nei ghetti americani. Ragazzi cresciuti da madri e nonne, perché i padri erano morti o in galera. Giovani incapaci di avere un proprio esempio di uomo e bisognosi di avere qualcuno a cui guardare.
Nel libro la parabola distruttiva avvolge il protagonista finché anche lui scoprirà che “uccidi sempre ciò che ami” e che è vero anche il contrario.
Non svelo il colpo di scena finale (unico rimpianto per avere prima visto il film) che rivela molto della storia e rende la conclusione del romanzo ancora più angosciosa.
In conclusione, più che la trama, ho apprezzato lo stile narrativo, assolutamente fuori dagli schemi e, secondo alcuni, pure scorretto. Credo che per scrivere un libro del genere l’autore abbia perso qualche anno di vita, tanto è intenso e coinvolgente.
Questo non vuol dire che io condivida le idee che sostiene, anzi, tutt’altro, eppure ne ammiro la capacità di analisi e di descrizione, la mancanza di paura nell’affermare verità scomode, l’assoluto anticonformismo narrativo.
Tanto di cappello a Chuck Palaniuk per il suo romanzo d’esordio, la sua fama è completamente meritata.



venerdì 6 gennaio 2012

10 domande + 1 a Deborah Epifani





Come promesso ieri, ecco il regalo che mi ha fatto la Befana!
(No, non io, quell'altra, quella che vola a cavallo di una scopa e porta i doni nel sacco grande)






Il regalo è una bella intervista con Deborah Epifani!




A un mese esatto dal regalo di San Nicolò, l'intervista al bravissimo Daniele Nicastro (ve la siete persa? Niente paura eccola qui) non poteva che arrivare un altro regalo^^


Prima di lasciare la parola all'autrice vi parlo del suo libro



Le leggende di Aron. Il segreto degli Undici di Deborah Epifani
Linee Infinite Edizioni
480 pg.
16 euro




Genere: Fantasy per ragazzi (dai 9 - 11 anni in poi).

“Un muso più nero dell’ombra emerse dal nulla seguito da un corpo possente. La belva che apparve smise di soffiare e dalla gola levò il verso più agghiacciante che Aron avesse mai sentito.”


Aron ha quindici anni e una vita felice sulla sua piccola isola. Le giornate in mare, i tuffi dalla barca di Gorgo, il sale che tira sulla pelle e l’amore della sua famiglia sono tutto ciò che possiede, tutto ciò che desidera. Quasi tutto. Manca un giorno al suo compleanno e alla cerimonia che lo ammetterà al Consiglio dei Germogli, giovani pronti a difendere l’isola e i suoi abitanti da qualunque insidia li minacci. Ormai fervono i preparativi che lo renderanno a pieno titolo un uomo del Popolo del Mare. Basterà una notte di tempesta perché tutto cambi: dal buio emerge una misteriosa presenza che lo trascinerà lontano dagli affetti e dall’isola, nel mondo magico e insidioso di cui ora fa parte. Chi sono i Guardiani che lo cercano? Chi sono i misteriosi Undici il cui destino si intreccerà inevitabilmente con il suo? Quali enigmi nascondono e cosa vogliono da lui? Aron dovrà fare appello a tutto il suo coraggio e imparare a fidarsi della tenebra che lo accompagna, se vorrà salvare se stesso e le persone che ama. Una corsa contro il tempo per sfuggire al nemico comune. Un’avventura alla scoperta di se stesso e di quel Potere che lo rende unico al mondo. Un segreto da svelare per trovare la verità.




Il mio commento

Aron ci guarda dalla magnifica copertina del romanzo e ha una lunga storia da raccontarci ma la fa scrivere al suo migliore amico Liam, che incontreremo solo alla fine del libro.
Il suo sarà un lungo viaggio e ci porterà con sé alla scoperta del suo destino.
Fin dalla prima pagina veniamo catapultati nel mondo fantastico di Deborah Epifani, catturati dalla magia del luogo e portati sulle ali del vento da un personaggio all’altro.
Solo in un secondo momento conosceremo Aron che sta per compiere quindici anni ed entrare a pieno titolo nella vita adulta del popolo islyano. La notte del suo compleanno però accade qualcosa che lo renderà un intoccabile e sarà allontanato per sempre dal suo popolo; abbandonato su di uno scoglio in attesa della morte, forse. Il segno che porta nel petto è il marchio del male, della magia oscura di cui tutti gli uomini hanno paura. Aron verrà venduto e come prigioniero conoscerà il male più oscuro e ne uscirà solo pagando un prezzo molto alto.
Ma questa non è solo la storia di Aron e del suo salvataggio e iniziazione alla magia ad opera di Gwyniver, è la storia di Undici per i quali le leggi precostruite non sono veritiere.
"Il segreto degli Undici" è sostanzialmente un fantasy classico che parla della lotta eterna tra bene e male.
"Il segreto degli Undici" è un romanzo di formazione in cui Aron lascia la fanciullezza per entrare nell’età adulta. 
"Il segreto degli Undici" è uno scrigno di magia pronto ad aprirsi a ogni pagina.
Sono rimasta rapita dalla scorrevolezza e, nello stesso tempo, dalla complessa trama di questo romanzo.
Sorprendente l’esordio di Deborah Epifani che si dimostra capace di gestire la suspance e il susseguirsi degli eventi padroneggiando benissimo uno stile elegante e avvolgente.
Lo splendore dell’isola di Aron lascerà un segno in ogni lettore, soprattutto perché poi verrà gettato nel gelido buio di Nebuk.
Una carrellata di personaggi credibili e ben delineati accompagnano il protagonista regalando momenti di spasso e di commozione. Niente è lasciato al caso e tutti concorrono magnificamente al risultato finale.
Denso di significato anche il messaggio intrinseco al libro in cui bianco e nero non paiono così netti e la predestinazione non può essere una condanna a un destino.
Spero di leggere al più presto il seguito perché Aron si dimostra essere una saga all’altezza di altre più blasonate e più pubblicizzate.
Un libro da non lasciarsi sfuggire.


La parola all'autrice:

Ciao Deborah!
Accomodati sulla mia poltrona.





Grazie per avere accettato di essere qui e di rispondere alle mie domande.
La tua è la prima intervista del 2012 e sono contenta che sia proprio tu a iniziare l’anno con l’appuntamento periodico (a questo punto posso definire mensile ^^) di 10 domande + 1!

Oh, caspita, è un onore! :) Saluto i tuoi lettori, e sono io che ti ringrazio per l’ospitalità e l’opportunità che mi dai.

Per rinfrescare la memoria a chi legge ricordo che le prime 6 domande sono quelle che faccio a tutti gli autori, le ultime 4 sono specifiche sull’autore e i suoi lavori e la + 1, beh quella è la domanda dell’autore!
Cominciamo:


1. Per cominciare ti va di raccontare qualcosa di te?

Ci provo. Sono nata nel 1976 in un paese del Salento bagnato dal mare, anche se da sempre vivo in Piemonte. Per qualche tempo ho vissuto anche a Pavia e a Roma. Mi sono laureata in Educazione Professionale con una tesi dal titolo bizzarro: Harry Potter e il calice di fuoco: l'amicizia in adolescenza. Alcuni spunti di riflessione pedagogica. Ho svolto lavori in diversi ambiti della pedagogia, ma la mia prima passione sono le scienze naturali. Adoro viaggiare, incontrare persone diverse da me e, ogni tanto, se bevo troppi caffè, utilizzo i fondi per antichizzare mappe di mondi fantastici. Ho un amore incondizionato per le torte di mele, mi piace scoprire nuovi sentieri di montagna e ignorare la mia allergia ai gatti.


2.   Quando hai iniziato a sentire la necessità di scrivere?

Se ti riferisci alla scrittura in generale, non lo so. Mi è sempre piaciuto fantasticare e mettere su carta storie mie. Invece per Aron c’è stato un momento preciso; come in certe favole, è iniziato tutto in una triste giornata invernale. Era il mio compleanno e avevo perso il lavoro per tagli all’azienda. È scattato qualcosa, non ci ho nemmeno pensato più di tanto: sono salita in mansarda e ho scritto di getto l’Oracolo (quello completo che ancora il lettore non conosce). Aron era già nei miei pensieri da molti anni, un po’ come un amico immaginario che è cresciuto con me. A quel punto avevo un Oracolo e un personaggio che conoscevo bene. L’associazione è stata spontanea.


3.   Quali sono i libri e gli autori a cui senti di essere più legato?

Ho un libro che non dimenticherò mai, il primo romanzo che ho letto, all’età di sette anni: La Storia Infinita, di Michael Ende. La mia maestra delle elementari ce lo leggeva in classe interpretando le voci dei personaggi, e noi dovevamo tenere il segno per fare altrettanto. Alcuni miei compagni si sono scoperti attori provetti!




4.   Ti va di suggerirci un libro da leggere?

Penso di averne troppi, perché ogni libro mi lascia un’eredità, persino quelli che non mi sono piaciuti affatto. Qui ne scelgo uno e, a costo di essere scontata, dico Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, di Sepùlveda. Dolcissimo, aiuta a non arrendersi al di là delle logiche previsioni.






5.   Ci sono altre forme di arte, come la musica o la pittura, per fare un esempio, a cui sei legato? Influenzano il tuo scrivere?

La mia prima fonte di ispirazione sono i libri. Poi il cinema, e spesso la musica. Riguardo a quest’ultima sono varia. Spazio tranquillamente dal metal alla classica, dalla zen al rock, dalla etnica alle colonne sonore, che adoro. A volte strimpello ancora (malissimo) la mia Yamaha acustica. Ma solo quando non mi ascolta nessuno!


6.   Come scrivi? Cioè progetti, documenti e poi scrivi o ti siedi e poi cominci a digitare parole al computer? Hai dei riti particolari?

Prima di essere un’educatrice sono una scienziata nella forma mentis (per via dei miei primi studi da naturalista). Alla fine i due modi di pensare non si discostano poi tanto, ma diciamo che la scienziata è decisamente più incline alla pignoleria! ^^’’ Progetto molto, mi documento, faccio in modo che tutto quadri secondo la logica che intendo dare al romanzo. È a quel punto che ho davanti a me un mondo nuovo ma completo, devo solo esplorarlo dando libero sfogo alle emozioni. Da lì subentra l’estro, è indifferente se cambio qualcosa, se scrivo prima il capitolo uno o quello finale. Il motore è l’ispirazione. Riguardo ai riti, ne ho solo uno: banale, noiosissimo silenzio assoluto.


7.   Non voglio fare spoiler ma Aron non pare intenzionato a seguire un destino già segnato. Lasci intendere il grande tema del libero arbitrio. Quanto pesa quello che siamo nel nostro futuro? Quanto peso hanno le scelte personali nella vita di ciascuno e quanto ne hanno nella vita dei ragazzi? (Ho imbrogliato son due domande, faccio finta di niente^^)

Hai detto bene, Aron è un ribelle e un gran cocciuto. In ogni caso io la vedo così: le scelte sono tanto più formative, quanto più ne siamo consapevoli. Vale per adulti e ragazzi. Non importa quale sia la scelta, quanto grande o piccola, quanto riconosciuta o meno dalla società. Qui, però, vorrei aggiungere un concetto che mi sta a cuore e che condivido in pieno: “Difficilmente le nostre condotte sono, come teme chi non ha mai tentato nulla, assolutamente irreversibili. Di solito sommano vantaggi e svantaggi. E ciò che oggi sembra sfavorevole, domani può trasformarsi in una straordinaria opportunità”. (Da L’età incerta, Mondadori).


8.   Fino a un certo punto Aron è come tutti, anzi forse un po’ meglio della media, poi ne fai un emarginato. Anche la maestra di Aron, a suo modo, è un’emarginata, come Liam, anche se di lui vi è appena un accenno nel libro. Perché protagonisti non di successo? Come mai questa scelta negli eroi della tua saga?

Bellissime domande a cui rispondo con queste: che gusto c’è se l’eroe è già formato? Dove sta l’immedesimazione che permette di crescere insieme a lui? Se l’eroe è come noi (anche peggio!) ma è in grado di affrontare pericoli immensi, di superare prove orribili, di vincere le proprie paure, allora tutto sommato possiamo fare altrettanto! Io lo trovo incoraggiante.


9.   Essendo io fissata con le isole e i lettori del blog lo sanno. (Poveri loro!) Non posso non chiederti quanto importanza ha per te l’ambientazione e a quale luogo ti sei ispirata per creare l’isola di Aron? Visto che qui siamo tutti amanti dei libri, perché non ci dici anche se nella realtà esiste una biblioteca di Irìsia?

Anche queste sono due domande! ;) Cominciamo dalla prima. Il mondo di Aron è molto vasto, complesso. Non so se riuscirò a inserirlo tutto, ma è sicuro che sia dettagliato nella mia testa. Mi sono ispirata al contesto culturale in cui vivo. Sono un misto di tradizioni, il Nord e il Sud, perciò, in generale, credo di aver preso spunto da questo mio modo di essere, anche se alla fine ho allargato la visuale, spaziando dalla cultura mediterranea a quella celtica. Scendendo invece nei particolari, la felice isola di Aron rappresenta, più che un luogo fisico, la solarità del Salento e... mio nonno, che era un guardiano dei fari. La Biblioteca di Irisìa, invece, è ispirata a un luogo reale: la facoltà di lettere e filosofia di Pavia, città a me cara per diverse ragioni.


(e qui mi metto a saltare. Deborah forse non lo sa ma vivere in un faro era, è e forse sarà il mio sogno. Dunque grazie nonno di Deborah che hai ispirato Islya)




10. Domanda quasi finale e molto personale. Ovviamente non ci anticiperai nulla della saga ma magari ci potresti dire qualcosa sui tuoi progetti futuri. Pensi di scrivere il romanzo ispirato a “Il risveglio” il racconto con il quale hai vinto la scorsa estate il concorso del Fantasy World Forum?

Sì, quello è uno dei miei progetti futuri. Carattere e storia personale di Gabe e Nerissa sono già tracciati, così come l’ambientazione steampunk. Manca una trama che mi soddisfi, il che, come avrai intuito, significa ben strutturata e se possibile originale. Finché non ho questi elementi, continuerò a lavorare principalmente sul seguito di Aron. Ho anche altre idee, tra cui dei progetti con biblioteche e scuole, ma sono ancora così incerte che aspetto a dirne di più.

La domanda +1 è la domanda di riserva.
C’è qualcosa che avresti sempre voluto che qualcuno ti chiedesse, ma non l’ha mai fatto?
Ora è il momento giusto!
Suggerisci la domanda che desideri e poi regalaci la risposta.

Oddio, questa è bellissima, ma difficile! Be’, forse mi piacerebbe se mi chiedessero qual è il personaggio da cui mi discosto di più anche se, per chi non ha letto il libro, temo non abbia molto senso dire Gil, il migliore amico di Gwinever. Questo perché è l’unico personaggio ispirato a priori a una persona reale. Altrimenti, se posso tuffarmi sulla domanda di riserva (sto barando), mi chiederei: pensi di scrivere qualcosa di diverso dal fantasy? Non è escluso. E magari per adulti.
Ti ringrazio tanto, Claudia, è stata una bellissima chiacchierata! :)   

Grazie a te Deborah!
Le tue risposte sono state proprio interessanti e svelano molto anche del perché "Il segreto degli Undici" mi sia piaciuto così tanto.

A questo punto non ci resta che attendere il seguito della storia di Aron ma anche i futuri lavori di questa brava autrice^^


E per concludere come si deve vi lascio tutti i link per trovare



Il blog dell'autrice qui;
L'estratto del libro qui;
Il book trailer e le letture di alcuni capitoli del libro fatte dalla viva voce di Deborah qui