Linee Infinite Edizioni mi pubblicherà ancora!
Tenetevi pronti!
Ryan sta per tornare...
Questa volta non sarà solo.
26 dicembre 2004,
ricordate questa data?
Presto il seguito di Esedion spiegherà ogni cosa!
Cronache di Gaia prende il nome dalla saga fantascientifica di Claudia Tonin. Ma è anche un blog in cui parlare di libri, film, mare, natura e ogni cosa le passi per la testa.
Cronache di Gaia.
Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!
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venerdì 13 gennaio 2012
giovedì 18 novembre 2010
Aryn

(Questo è un regalino per M.P. Black, ma potete leggere tutti!)
Io sono Ines, la madre di Ryan.
Nei secoli mio figlio è stato chiamato in molti modi: folle, assassino, traditore…
Eppure, il giorno in cui lo tenni in braccio per la prima volta, era solo Ryan.
Nessuno avrebbe potuto scorgere, nello sguardo indagatore dei suoi innocenti occhi neri, la scintilla del genio che sarebbe divenuto da adulto.
Ora, che finalmente il mio sposo, mi ha raggiunta, posso lasciare questo luogo.
Ma la mia mente vaga ancora tra i giorni lontani, in cui il nostro bambino aveva lunghi capelli scuri, e correva accanto a Myros, inseguendo le libellule.
Ero la primogenita del Re.
I miei poteri erano incomparabili, superavano quelli di mio padre e di mia madre, ma non potevo regnare su Estreira.
La rabbia e l’invidia, verso mio fratello Nicolas, hanno corroso il mio animo, come la ruggine il ferro.
Quando conobbi lui, l’unico uomo che potesse tenermi testa, lo sposai.
Causando la sua e la mia infelicità.
Lui mi amava, io no.
Volevo un alleato, qualcuno con cui combattere la mia guerra, lui voleva una famiglia e una sposa.
Tanti e tali errori hanno guidato i miei passi nel viaggio della vita, fino al baratro finale, ma una sola cosa potrà salvare la mia memoria.
Mia figlia Aryn.
martedì 7 settembre 2010
Pensando a un personaggio...
Quello che colpiva di più erano i suoi occhi.
Iridi castano dorate che sprofondate in occhiaie scure scrutavano con leggerezza il mondo circostante.
Occhi perennemente arrossati dalla fatica di scorgere quello che nessuno poteva vedere.
Finestre dell’anima che si spalancavano su ognuno di noi con potenza dirompente.
Nessuno rimaneva indifferente al suo fascino.
Un carattere gentile lo rendeva un compagno di chiacchiere piacevoli e di lunghe pause sigaretta.
Le donne, ma probabilmente anche gli uomini, ammiravano la grazia con cui le sue dita si muovevano, ne rimanevano affascinate.
Forse proprio il suo indolente muoversi nello spazio era ciò che per primo attirava lo sguardo ma poi tutto di lui scompariva incrociando i suoi occhi.
Quando lo vidi per la prima volta ero troppo impegnata a pensare alle molte occupazioni ancora da svolgere e lo notai, ma non subito, altri chiedevano la mia decisione e io non esitai a dargliela.
Il suo sguardo come pugnale conficcato nella carne mi faceva male.
Lo percepivo come concreta minaccia.
Con uno sforzo, usando violenza alla mia buona educazione, che imponeva di non spostare lo sguardo dall’interlocutore a cui mi stavo rivolgendo, voltai la testa verso di lui e ne fui travolta.
Quegli occhi non li ho più dimenticati.
Iridi castano dorate che sprofondate in occhiaie scure scrutavano con leggerezza il mondo circostante.
Occhi perennemente arrossati dalla fatica di scorgere quello che nessuno poteva vedere.
Finestre dell’anima che si spalancavano su ognuno di noi con potenza dirompente.
Nessuno rimaneva indifferente al suo fascino.
Un carattere gentile lo rendeva un compagno di chiacchiere piacevoli e di lunghe pause sigaretta.
Le donne, ma probabilmente anche gli uomini, ammiravano la grazia con cui le sue dita si muovevano, ne rimanevano affascinate.
Forse proprio il suo indolente muoversi nello spazio era ciò che per primo attirava lo sguardo ma poi tutto di lui scompariva incrociando i suoi occhi.
Quando lo vidi per la prima volta ero troppo impegnata a pensare alle molte occupazioni ancora da svolgere e lo notai, ma non subito, altri chiedevano la mia decisione e io non esitai a dargliela.
Il suo sguardo come pugnale conficcato nella carne mi faceva male.
Lo percepivo come concreta minaccia.
Con uno sforzo, usando violenza alla mia buona educazione, che imponeva di non spostare lo sguardo dall’interlocutore a cui mi stavo rivolgendo, voltai la testa verso di lui e ne fui travolta.
Quegli occhi non li ho più dimenticati.
sabato 10 luglio 2010
Desideri

Tra i tanti meravigliosi luoghi che ci sono sul nostro azzurro pianeta vi è un'isola a me particolarmete cara: Lombok.
Fa parte dell'Indonesia, è molto vicina a Bali, ma meno nota al grande turismo.
Al centro di questa isola sorge un vulcano, che la rende bellissima ma inquietante.
L'ho scoperta molti anni fa, nove per la precisione, e darei qualsiasi cosa per tornarci!
Nell'attesa ci sono andata con la fantasia, rapida dall'Esedion e nascosta nella tana del cattivo.
Certo che ho messo davvero una foto inquietante, o sbaglio?
giovedì 24 giugno 2010
Rabbia

Ira.
Anni fa uscì un film intitolato Seven con Brad Pitt e Gwineth Patrol in cui un serial killer uccideve delle persone, colpevoli a suo dire di un peccato capitale(sette appunto). Alla fine l'Invidia risultava essere il peccato peggiore di tutti, ma quello che annientava l'esistenza era l'ira.
"Vedo rosso", "Il sangue che va alla testa" espressioni tipiche per descrivere una rabbia cieca che prende all'improvviso e azzera la possibilità di pensare.
Grande nemica della felicità umana, secondo filosofie orientali, è però innata nell'uomo e nella donna.
La rabbia che monta come una marea e non si può fermare e si infrange spazzando tutto ciò che incontra è una delle sensazioni più forti ed eccitanti che ci siano.
Peccato che poi bisogna raccogliere i cocci.
Perdere il controllo può essere liberatorio, a tratti indispensabile. Liberare il lato animale fa senz'altro sentire meglio. Ma bisogna esserci preparati, per gestire il limite oltre il quale non si deve andare.
Non a caso la saggezza popolare dice:"guardati dalla furia dei miti".
Chi è buono per indole e tende a non arrabbiarsi, quando lo fa, è come uno tsunami. Tragedie grandi e piccole si sono consumate proprio a causa delle furia di persone assolutamente tranquille.
Mentre i saturnini si arrabbiano con cadenza lunare i miti sono tornadi inarrestabili.
Questo ho pensato mentre descrivevo il mio cattivo: Ryan.
Invidioso per eccellenza ma anche terribilmente mite e calcolatore. Il giorno in cui si arrabbia perde il senno e diviene un nemico implacabile. La cui invidia lo preserva dai sensi di colpa.
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