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sabato 12 maggio 2012

Il canto della rivolta - Commento


Il canto della rivolta


Posso dire senza alcun dubbio che Hunger Games è una delle saghe più belle che abbia mai letto.
Suzanne Collins ha tutta la mia stima, come narratrice e come persona, per avere costruito una storia dai risvolti reali e drammatici. Ha lanciato un messaggio forte e coraggioso ai ragazzi, ma probabilmente i più colpiti dalle sue storie sono gli adulti, che ne comprendono appieno le sottigliezze.

Il mio commento, con SPOILER ENORMI, che invito a non leggere, se non dopo la fine della lettura del libro.
Perché questo è un libro che dovete leggere, assolutamente!
Visto che ci siete andate pure al cinema perché il fim merita sul serio!
Buoni Hunger Games a tutti!


Commento

L’ultimo capitolo della saga degli Hunger Games si apre in un Distretto 12 incenerito dalle bombe di Capitol City.
Katniss è stata salvata dai ribelli e portata nel Distretto 13  dove ritrova la sua famiglia e si riprende dai giochi della Memoria. Il pensiero fisso sulla sorte di Peeta non è lenito nemmeno dalla presenza di Gale.
La presidente Coin del Distretto 13 vuole che lei sia la Ghiandaia Imitatrice, l’icona della rivolta che solleverà i distretti. Katniss ha i postumi del trauma cranico, un enorme senso di colpa per la morte delle centinaia di persone che popolavano il Distretto 12 e anche per avere lasciato Peeta.
In questo romanzo assistiamo alla crescita della protagonista che comprende pienamente la crudeltà della guerra e si trova spesso a non condividere le scelte crudeli della rivoluzione.
Quello che fanno a Peeta poi la sconvolge e la fa sentire ancora più in colpa.
Gale porta alle estreme conseguenze i suoi discorsi di ribellione e diviene anche lui, come spesso accade, da perseguitato a persecutore, lasciandosi cambiare dalla guerra.
Se devo essere sincera il Distretto 13 mi ha spaventata tanto quanto Capitol City, soprattutto quando dimostra delle rigidità disumane nei confronti dei preparatori.
Peeta resta il mio personaggio preferito, nonostante il depistaggio, una tortura psicologica e farmacologica che gli fa credere di odiare Katniss, lotta per non farsi cambiare. La sua indole resta fedele a se stessa, come quella di Annie e Finnick, nonostante tutto quello che possono avergli fatto, c’è chi ha la forza per non farsi cambiare, per capire il limite etico invalicabile. 
La presenza di questi personaggi è un punto che voglio sottolineare per la speranza che queste figure portano all’interno della storia.
Possiamo comprendere Gale, Haymitch, la stessa Katniss per la loro rabbia e per la violenza, ma sono altri gli eroi. 
Alla fine anche Katniss lo capisce.
Chi sceglierà tra i due? (Non sto parlando di Gale e Peeta)
La protagonista alla fine dovrà scegliere da quale parte stare e sceglie di stare dalla propria.
Il finale mi ha spiazzata completamente. La morte di molti personaggi, i bambini, i bombardamenti ma soprattutto la morte di Prim chiudono un cerchio di violenza. 
Mentre con il presidente Snow era riuscita a salvare la sorella con la presidente Coin non può riuscirci. Non riesce a immolarsi come tributo. I nuovi Hunger Games, che mostrano tra i vincitori di che pasta sono fatti, con il colpo di scena finale davvero sorprendente.
Alla fine però non sarà Katniss a scegliere tra Gale e Peeta "quello che tornerà più utile alla sua famiglia", come sosteneva Gale. Inevitabile che sia così, giusto se vogliamo. L’espiazione della colpa di Gale nel Distretto 2, che ha tentato di annientare, mostrano che anche lui è cresciuto e ha compreso. Quando verrà il momento Katniss riuscirà a capire chi ama e perché la scelta non può che essere quella. 
Ma solo perché Gale si allontana e Peeta insiste per portarla di nuovo verso la vita, come aveva già fatto.
Un finale amaro ma di speranza, con la vita che, nonostante tutto, continua.

lunedì 16 aprile 2012

Hunger Games

Buon inizio di settimana!
Come accennavo nel precedente post ho letto questo romanzo e ve ne vorrei parlare.


Libro stra-consigliato da lettori fidati, che l’avevano letto in lingua originale, e che è stato assolutamente all’altezza delle aspettative.

Di seguito un milione di spoiler, mi spiace, ma altrimenti non avrei potuto proprio commentarlo.

Un reality show che è un’arena in cui gli sconfitti si sacrificano come tributi di fronte alla città vincitrice.
Impossibile non pensare a Roma e ai suoi "giochi", anche il più distratto lettore noterà come i nomi degli abitanti di Capitol City siano tutti romaneggianti.
Il conduttore è Caesar e il presentatore è Claudius…
Dicano tutti quello che vogliono, ma di Roma e del suo Impero, la nostra cultura occidentale pare non poter fare mai a meno.
Lasciando perdere reminescenze storiche, direi che l’attualità del libro e il modo in cui i temi sono affrontati sono perfetti per gli young adults ma anche per gli adults.
La fame, la guerra, l’obbedienza al sistema, la rappresaglia del sistema.
L’apparire, l’opulenza di pochi e la fame di molti.
Questo per il sociale, poi si passa al personale.
Katniss e la sua salda presa nella famiglia, il suo astio nei confronti della madre caduta in una comprensibile depressione dopo la morte dell’amatissimo marito. L’attaccamento ossessivo nei confronti della sorella. La sua crescita insieme a Gale.
Il sentirsi in debito. Su questo punto vorrei tornare dopo.
Altra psicologia quella di Peeta. Questo personaggio mi suscita un malessere quasi fisico, per tutti i maltrattamenti psicologici che deve avere subito. Figlio non amato, nullità apparente dimostra un’intelligenza fuori dal comune. Il suo discorso prima dell’inizio dei giochi coglie in pieno l’essenza dei giochi. Non vuole farsi spersonalizzare, né strumentalizzare. Ci riuscirà?
La storia non finisce, è sospesa in bilico sul pericolo che incombe sul capo di Katniss e sui suoi confusi sentimenti, verso chi le è sempre stato vicino e che conosce, e chi, invece, ha conosciuto e che, a suo modo, è il motivo per cui lei è viva.
Povera ragazza in debito con entrambi. Per lei spezzo una lancia, dopo tanti triangoli sdolcinati questo è veramente crudele da far star male chiunque.

La figura di Rue spicca nel buio dei giochi. Inutile che vi dica che ho pianto mentre Katniss la cospargeva di fiori. 
Gli abitanti del distretto 11 sono trattati peggio degli altri e, come spesso accadeva proprio negli imperi passati in cui gli agricoltori erano quelli che per primi morivano di fame, anche nel distretto di Rue la fame uccide.
Interessante il confronto tra i distretti di Panem.
Mi incuriosisce moltissimo il distretto 13, come pure la ragazza senza voce. Suppongo che nei prossimi due libri capirò di che si tratta.
Dovessi sintetizzare questo libro direi che mostra il meglio e il peggio degli animi umani e che nonostante la crudeltà della storia non cede mai al compiacimento verso la disperazione.
C’è una compostezza e una fierezza nei partecipanti ai giochi che naturalmente lascia trasparire quella che sarà la ribellione verso Capitol City.
Per contro c’è l’assuefazione, che ben conosciamo, al reality. Che piace a tutti, tranne ai partecipanti, ovvio.
L’unica perplessità che mi è rimasta è su come potessero riprendere i giocatori durante i giochi.
Avevano sì inseriti i localizzatori e dunque, quando morivano, potevano saperlo immediatamente ma come riprendevano i giocatori? Il territorio su cui si muovevano era così vasto che posizionare telecamere in ogni albero mi pare decisamente poco verosimile. Magari l'autrice lo spiegherà nei prossimi libri. Non che sia fondamentale, ma è l’unica perplessità che mi resta.

Il pensiero finale è al fatto che è l’arte a salvare i due protagonisti.
Peeta non si salva per la sua forza ma per la sua dote di saper dipingere e decorare se stesso. Katniss fa un uso intelligente del suo dono del canto e da Rue apprende la melodia che l’aiuterà molto.
Anche questo mi ha fatto riflettere, alla fine rimanere persone ha coinciso con non perdere capacità artistiche per darsi solo alla forza bruta. Magari l’hanno già scritto tutti, ma io l’ho trovata un’idea eccezionale.

domenica 15 aprile 2012

Siamo pazzi, arrendetevi




In questo uggioso week end ho letto Hunger Games.
Colmo una lacuna, lo so bene, ma non voglio incentrare il post su questo libro straordinario che comunque invito tutti a leggere.
No, questa volta scriverò un post diverso dagli altri.
Fedele alla scelta di fare di Esedion un blog pensatoio di idee e piaceri mi ritrovo a scrivere alcune considerazioni.
Arrendetevi.
Nonostante i volumi straordinari scritti finora da Jordan e da Martin qual è il libro fantasy più letto, amato degli ultimi dieci anni?
Harry Potter!
Chi l'ha scritto? J.K Rowling.
Seguitemi, c'è una logica.
Nonostante tutta la paura che il grande re ha saputo mettere in noi, qual è stato il fenomeno di massa degli ultimi anni?
I vampiri.
Di chi è frutto?
Per non citare la Meyer, posso citare Anne Rice.
In un panorama letterario in cui la presenza maschile è storicamente dominante l'inizio del nuovo secolo si caratterizza dalla follia creativa delle scrittrici.
Sono loro a rompere gli schemi e creare il nuovo.
Per la prima volta la spinta innovativa viene portata avanti dalle donne, era successo anche prima, solo che i costumi sociali non potevano consentire alle donne lo stesso peso degli autori maschi. Si limitavano ad essere sostenitrici o defilate protagoniste. Anche quelle che poi, tanto defilate non erano, ci hanno pensato i critici a oscurarle.
Che le donne siano pazze lo si sa da secoli, altrimenti non farebbero quello che fanno ogni giorno, ma forse sta arrivando il momento in cui gli uomini dovranno arrendersi alla loro manifesta follia.
Chissà se il nuovo secolo vedrà, non solo grandi fenomeni di massa, culturali e sociali, innescati dalle donne, ma anche politici?