Come il commento di Nadia Semeja a Esedion.
Ancora una volta devo constatare come un romanzo non sia dell'autore ma dei lettori, ognuno di loro trova aspetti originali che sottolinea e fa propri. Mi è capitato spesso confrontandomi con altri lettori di notare parole, frasi che ad altri sfuggivano. Ognuno di noi leggendo cerca la storia ma trova se stesso.
Nadia scrive poesie. Pensieri taglienti come lame che ti affettano dentro e ti colpiscono come frecce. Ragionando avrei dovuto sapere che sarebbe andata dritta al nocciolo di Esedion, ma non sapendo nemmeno che lo stava leggendo è stata una bellissima sorpresa.
Vi lascio al commento e non aggiungo altro di mio, se non buona settimana!
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In qualunque paese del mondo, su qualunque pianeta abitato in questa o altra dimensione, con qualunque tipo di governo, sia repubblicano che dittatoriale, ha origine, cresce e distrugge, sempre un unico frutto velenoso: la smania di potere.
Questo è ciò che traspare fin dai primi capitoli del romanzo “Esedion” della scrittrice Claudia Tonin. In teoria dovrebbe essere collocato nel genere fantastico ma a lettura finita si ha la sensazione che, in realtà, potrebbe benissimo essere riportato ai giorni nostri e alla nostra realtà. La narrazione è sciolta, scorrevole e la storia è ben costruita con ricchezza di particolari. Il ritmo vivace induce a una lettura veloce per scoprire capitolo, dopo capitolo il seguito delle avventure dei due giovani terrestri Sofia ed Alex capitati quasi per caso (o forse “gentilmente” catturati) nel regno parallelo di Estreira di cui sarà giocoforza condividerne le complicate vicende politiche.
Si parlerà di “porte spazio temporali”, di strumenti sofisticatissimi che permettono il controllo del tempo, di trasporto telecinetico, di capacità estreme di telepatia ma, in definitiva, per quanti di noi, al giorno di oggi, tutto ciò ha ancora il sapore di cose fantascientifiche? E che novità, purtroppo, sono gli intrallazzi, i disonesti giochi politici, le guerre con distruzioni e morti innocenti soltanto per accaparrarsi una ulteriore fetta di potere? Così, dunque, l’autrice ottiene immediatamente di far sentire nostro il racconto con il risultato di farci sentire noi stessi gli interpreti principali.
“Esedion” è, quindi, un libro di facile lettura, quasi una fiaba per tutti perché nei giovanissimi stimola la curiosità e il gusto dell’avventura e nei più maturi fa rinascere la speranza che, malgrado le brutture di questa nostra società, ci sarà sempre qualcuno che avrà il coraggio di combatterle e se saranno richiesti anche inevitabili sacrifici, alla fine, unendo tutte le forze di chi crede ancora nel bene e nell’onestà, il male sarà sconfitto.
Durante la pausa estiva dalla scuola i due cominciano a frequentarsi, ma il primo appuntamento non è all'altezza delle aspettative: Alex, dapprima interessato, diventa freddo e distante, mentre Sofia si strugge per l'accaduto. Il mutamento di Alex è dovuto all'improvvisa apparizione, nel cielo, di una strana e improbabile costellazione, la stessa che vede poi Sofia nel tragitto verso casa. I due s'interrogano su ciò che hanno visto e sul sogno che coinvolge entrambi quella stessa notte, inoltre Alex s'accorge d'avere il simbolo "tatuato" sulla pancia, per cui, tormentato, si adopera nelle ricerche su Internet, mentre Sofia, durante un'uscita nella vicina Venezia, ritrova casualmente il simbolo davanti al portone di una casa; solo quando i due s'incontrano per un nuovo appuntamento, scoprono d'essere entrambi coinvolti in un mistero che sconvolgerà per sempre le loro vite. Ad attenderli in quella casa a Venezia, infatti, ci sono Hennio e Adel, la donna che era apparsa loro in sogno, e altri sette tra uomini e donne, ragazzi e ragazze, che come spiega Adel hanno risposto al richiamo del simbolo, ovvero l'Onges, emblema dell'Isola di Estreira: i sette dovranno affrontare una serie di prove che decreterà un solo e unico prescelto, colui che è destinato a ricoprire il ruolo di Esedion, ambasciatore di Estreria sulla Terra. Come sarà rivelato al prescelto, infatti, il Regno di Estreira si trova in una dimensione parallela, pur facendo parte, un tempo, della Terra stessa. L'origine dell'Isola ha a che fare con i miti di Atlantide e il continente perduto di Mu, e tale deve restare (è compito dell'Esedion celare la realtà) perché Estreira è un'isola felice dove gli abitanti possiedono facoltà mentali e tecnologia avanzati.
Ma questi sono aspetti che in fondo non portano alla felicità, specie quando emergono sentimenti feriti, odio e rancore, perché Estreira nasconde un oscuro, tragico passato, che ruota intorno alle figure di Ryan e Myros.
La cosa più bella di questo romanzo è che effettivamente ogni personaggio ha le sue buone ragioni: dopo aver compreso la verità dei fatti, come dar torto al Re? Ma come, viceversa, darlo a Ryan, e ai suoi giovani sogni di libertà assieme all'amico Myros? Ognuno di loro (e non solo) ha commesso errori, consapevolmente o meno, ma al tempo stesso non li si può condannare né giustificare del tutto. Certamente, visti i risvolti finali, Ryan è il personaggio in cui, più di tutti, l'ago della bilancia punterebbe sul negativo, eppure c'è qualcosa in lui, forse il sincero dolore per Myros oppure la carezza ad Amnar, che m'intenerisce e mi spinge a credere che ci sia ancora una speranza per il suo animo tormentato, perché in fondo lui è quello che più di tutti è rimasto solo, isolato nella sua sofferenza e senza l'appoggio di nessuno; probabilmente sarebbe difficile farlo ragionare vista la situazione estrema che si è creata, ma perché non provarci? Perché nessuno è capace di parlargli, e viceversa, ascoltarlo? Ecco, se non si era capito Ryan è un dei miei personaggi preferiti. Se affermo questo, è perché la mancanza di una netta distinzione tra "buoni" e "cattivi" dona profondità ai personaggi; ho apprezzato questa caratteristica anche perché crea un intreccio intrigante.
Il finale scivola via in fretta ma da l'idea che ci sia un seguito, anzi, pone un dubbio che spinge ad aspettarlo con ansia. Forse l'autrice ha volutamente lasciato in sospeso alcuni dettagli, e chissà che non ci siano altre verità. Ho un sospetto...