Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!

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venerdì 20 aprile 2012

Quante pagine!

In questi giorni la lettura mi angoscia.
Ho la sindrome dello studente. Devo leggere!
Io odio "dovere" in generale.
Partecipando al torneo letterario di Mauri Spagnol entro il 30 aprile devo leggere e valutare 15 incipit.
Me ne rimangono 6.
Quelli meno attraenti, purtroppo...
Poi devo leggere un romanzo che mi piace moltissimo, è per un'amica, mi ha fatto un grande onore non posso deluderla, ma ha scritto pure 500 pagine word!
Ci sarebbe anche il manoscritto di un conoscente. Vuole pubblicarlo, è un testo tecnico, per così dire, ma richiede comunque attenzione.
C'è la revisione di un romanzo mio.
Devo ri-studiarmi la tesi di laurea per un incontro pubblico che si svolgerà la prossima settimana.
E i tre libri, uno cartaceo e due ebook, che leggo per diletto.
Un po' troppo?
Per i miei occhi mi sa di sì... dovrò fare una scelta, essere metodica, applicare strategie lavorative.
Non mi va, la lettura è un piacere, e mi impongo che resti tale.
La notizia del giorno è che la mia famiglia si allarga!
Oggi mi sono accaparrata una gattina da portare a casa ;))
Arriverà tra quindici giorni, è ancora troppo piccina per lasciare la sua mamma, io sto meditando il nome, ma me ne viene in mente solo uno: Daisy! Suppongo però che i miei figli dovranno dire la loro...
Eccola qui con i suoi fratelli e sorella:



Qual è dei quattro?
Ancora non lo so, lascio alla giovane proprietaria la scelta di tenere la gattina che preferisce, io prenderei quella che non guarda dove guardano gli altri ;)) ma sono tutti così coccoli che farà lo stesso.
è un'adozione, non l'acquisto di un prodotto su catalogo ^_^
Buonissimo Week End a tutti!

mercoledì 11 aprile 2012

Biblioteche condominiali



Ieri sera con un gruppo di amici si parlava di libri.
Ma pensa un po', io che parlo di libri? Che strano...
^_^
E' notizia di ieri che gli appartamenti di New York più interessanti, commercialmente parlando, risultano esser quelli in cui nel palazzo ci sono delle biblioteche.
Vi riporto il bell'articolo di Michela Proietti uscito ieri sul Corriere

MILANO - Negli anni Ottanta era la piscina condominiale a far decollare le vendite di un nuovo centro residenziale. Dopo è stato il turno della palestra, poi quello della lavanderia condivisa e via con altri «sogni americani» capaci di trasformare il grigio urbano in qualcosa di esotico. Ora l'America inverte la rotta dei servizi offerti e punta, in piena era dell'ebook, sulle biblioteche condominiali. «La palestra, gli spazi verdi e il tetto attrezzato ancora motivano fortemente l'acquisto - racconta al New York Times Tami Shaoul, vice presidente di Corcoran Group, gruppo immobiliare che investe sulla nuova tendenza -. Ma i clienti sgranano gli occhi quando scoprono che tra i servizi c'è la biblioteca condivisa».
Un «low cost frill», uno sfizio a buon mercato, rispetto alla cantina refrigerata per i vini, alla sala giochi dei bambini, alla vasca idromassaggio e all'area-ricevimenti. «Basta un piccolo spazio ricavato nella lobby e il gioco è fatto», suggerisce Kathy Braddock proprietaria di una società immobiliare. Eppure, al tempo stesso, un segno evidente di lusso, «quasi come avere il quarto figlio», azzarda il paragone Roy Kim, vicepresidente di Extell, un gruppo che entro il 2013 realizzerà condomini con libreria annessa. Adesso la scommessa è indovinare se il modello sarà esportabile in Italia, dove le librerie hanno fatto il loro ingresso nei musei, nei caffè, addirittura nei ristoranti, ma non rientrano nelle attrattive elencate dagli immobiliaristi.
«L'idea della library è profondamente radicata nello spirito americano e non è stata sorpassata dall'era digitale - osserva lo scrittore e critico Philippe Daverio, primo nella classifica ebook con il suo volume «Il museo immaginato» -. Pensiamo soltanto a quanti film americani abbiamo visto dove c'è un uomo che di sera, anziché guardare Porta a Porta, si siede nella sua poltrona di cuoio, illuminata da una lampada, e legge il libro preferito... ». Anche per questo l'affaccio delle biblioteche nel settore immobiliare non sorprende. «Dagli anni Settanta in poi, con l'AT&T Building di Philip Johnson, gli Stati Uniti hanno scoperto l'utilità di aggiungere arte e cultura agli immobili. L'idea di condividere piaceri in uno stesso luogo è simbolo dell'esclusività di alcuni condomini di Park Avenue, dove si entra solo dopo approvazione unanime dei residenti, e al tempo stesso di uno spiccato spirito collettivo - prosegue Daverio -. Nella nostra cultura individualista non vedo grandi sbocchi per idee come queste».
Opinione condivisa da Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines Italia, capofila del progetto Porta Nuova che a Milano ha ridisegnato su calco newyorchese l'area di Porta Garibaldi. Prima di approdare a un progetto definitivo l'imprenditore ha studiato da vicino i modelli anglosassoni, orientali e statunitensi. «Alla fine siamo giunti alla conclusione che stavamo confrontandoci con culture profondamente diverse dalla nostra, più esibizioniste, dove l'atout condominiale viene visto come qualcosa da mostrare agli altri ma non da godere», dice Catella. Nelle residenze Porta Nuova gli architetti hanno puntato su «vere necessità». «Per esempio una sala, da affittare al consumo, per organizzare cene e party impensabili in casa: in pratica un'estensione della propria abitazione».
La mancanza di spazi, d'altra parte, è anche uno dei motivi della nascita delle librerie nei condomini americani: al 1 Rector Park, complesso di lusso ma dalle metrature ridotte, lo spazio della biblioteca è vissuto come una boccata d'ossigeno dagli schiamazzi dei bambini o dall'aspirapolvere della cameriera. «L'idea dei condomini mixed-use è approdata anche qui - dice Cristina Paini, a.d. della società Gestione che cura i condo-Hotel Ramada in Italia, circa 7200 strutture in tutto il mondo. «Ma tra i servizi prediletti dagli acquirenti continuano ad esserci palestra, spa e al massimo un putting green, per i golfisti più fanatici».
Michela Proietti



Una boccata d'ossigeno! 
Sono d'accordo, leggere sarà sempre un angolo di pace dove rinchiudersi quando tutto pare andare male. 
Non solo strumenti per costruire, non solo fuga dalla realtà ma anche un rigenerarsi, come una corsa, una nuotata, una scalata. 
Momenti in cui la mente si svuota.
E, sarà pur vero che si tratta di un piacere solitario, ma noi lettori siamo subito pronti a rendere partecipe chi ci è accanto di ciò che leggiamo e tutti i nostri blog letterari lo dimostrano pienamente.
Niente ci piace di più di leggere e discutere con gli amici delle nostre letture, abbiano essi la nostra opinione, oppure no.
Sarebbe veramente divertente se tra vicini di casa si litigasse non più per il portone lasciato aperto per le impressioni divergenti sulla struttura narrativa dell'ultimo pubblicizzato bestseller.
Credo però, che questa sì, sia fantascienza, almeno in Italia ;)

domenica 18 dicembre 2011

Storia di Geswa Olers. Il cammino di un mago di Fabrizio Valenza


Continua l'iniziativa di Fabrizio Valenza e il suo progetto Storia di Geshwa Olers.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti ecco un piccolo riassunto con questo post che rinvia direttamente al sito di questo bravo scrittore dove potrete trovare tutte le informazioni relative alla saga fantasy di Ges.
Nel mio blog invece ho parlato de La faida dei Logontras, secondo capitolo della saga qui e intervistato l'autore qui.
Oggi segnalo con grande gioia quello che ha comunicato Fabrizio Valenza:
"da ieri è disponibile il terzo volume di Storia di Geshwa OlersIl cammino di un mago. Come sempre su Feedbooks. Il link da cui è possibile scaricarlo è: http://www.feedbooks.com/userbook/24396/il-cammino-di-un-mago. Tre formati, come per gli altri volumi: ePub, mobi per Kindle e Pdf.
Ecco la trama, in breve. Nargolìan Asergnac, amico d’infanzia di Geshwa Olers, ha diciotto anni. Si risveglia un pomeriggio ai margini di un bosco, con gli occhi ancora pieni di una visione alla quale ha assistito. Ma accanto a lui c’è anche una ragazza, che subito gli ruba il cuore.  
Che bellezza… e che confusione! Un Mago non può avere rapporti sentimentali. Inoltre, il suo maestro Asshar gli sta riservando una sorpresa (non troppo gradita e molto pericolosa) per farlo passare dal grado di Iniziato a quello di Aiutante.  
Come se la caverà? E, soprattutto, quale realtà si troverà ad affrontare?"
E già a questo punto io, che ho adorato Nargolìan fin dal primo libro, che potevo fare secondo voi? Ovviamente ho scaricato il libro!
Ma non sono stata l'unica visto che l'autore ci fornisce anche dei dati molto significativi aggiornati a ieri:
"Il viaggio nel Masso Verde (375 download):
240 pdf
83 ePub
52 Kindle
La faida dei Logontras (151 download):
98 pdf
39 ePub
14 Kindle
Il cammino di un mago (31 download – in un giorno: grazie!):
14 pdf
11 ePub
6 Kindle."

Ma le buone notizie non finiscono, Fabrizio dice:
"Vi ricordo anche che l’iniziativa di rendere il romanzo gratuito era legata alla donazione libera della cifra che volete per sostenere le spese di editing dei volumi, in modo da presentare un romanzo massimamente professionale. Le copertine, come sapete, sono fatte da mio fratello Enrico, e la stupenda cover che accompagna Il cammino di un mago, nella quale c’è rappresentata Tir Armal, la Torre della Ferocia Animale, è stata eseguita gratuitamente. Sarà così anche per le prossime, ma è un privilegio che posso concedermi perché ho un fratello illustratore. Per quanto riguarda l’editing, invece, non va così. L’editing di questo terzo volume è stato eseguito gratuitamente: dal momento che avevo già fatto delle spese per sito e logo e non potevo permettermi di pagare nient’altro, non essendo state fatte donazioni, l’editor mi è venuto incontro. Ma dal quarto volume non sarà così. Perciò spero di raccogliere qualcosa dalla vostra generosità (qualora il volume vi piaccia) per poter proseguire in questa iniziativa.
Per questo motivo faccio una proposta: a chi farà una donazione di 20 euro regalerò una copia di Commento d’autore. Chi ne farà una di 30 euro ne invierò due."
Credo che sia un'occasione assolutamente da non perdere perciò vi invito tutti a passare per il suo sito!
Vedrete che non avrete a pentirvene!


lunedì 17 ottobre 2011

La malattia dell’Occidente. Perché il lavoro non vale più. Commento


La malattia dell'Occidente
Marco Panara
La malattia dell'Occidente.
Perchè il lavoro non vale più
Laterza editore
158 pagine
16,00 euro

In questo libro Marco Panara illustra la storia economica e sociale degli ultimi quarant'anni. Con semplicità, ma anche con estrema concretezza, mette a nudo tutte le scelte che hanno portato alla crisi mondiale del 2008. Un percorso che tutti siamo chiamati ad avere ben presente per poter comprendere pienamente i fatti accaduti in questi giorni ed essere coscientemente preparati a quello che ci attende.
Le analisi sul lento ma inesorabile sbriciolamento del valore del lavoro e dei compensi derivati da esso sono lucidi e imparziali. Per tutto il libro l’autore si sforza di mostrare le scelte operate e di motivarle da più punti di vista, riuscendo però a farci sempre comprendere quale sia il suo pensiero, senza influenzare il lettore.
Attraverso dati, citazioni di analisi e di documenti della storia recente Panara conduce il lettore sino al finale. Ma la conclusione è un ritorno alle origini, una fotografia dei pensieri degli uomini della Costituente. Una splendida immagine di quelli che furono i principi fondanti della nostra Costituzione e di cui si è dimenticato completamente il valore.
Lo scenario finale, che prospettava nella primavera del 2010, periodo nel quale il libro è stato stampato, ha già trovato concreta attuazione nella mobilitazione mondiale contro il debito.
Un libro semplice ma coraggioso, una lettura che tutti dovrebbero fare per capire e per cambiare.

Questa volta non metto citazioni dal libro, perché ne avrei troppe.
Metto l'ultima frase. Io scelgo sempre i libri dall'ultima frase.

"Se per uscire dalla trappola faremo la nostra parte, la Storia potrebbe darci una mano"


giovedì 29 settembre 2011

La malattia dell'Occidente. Perché il lavoro non vale più






di Marco Panara
La malattia dell'Occidente
Perché il lavoro non vale più
20115, collana i Robinson / Letture, pp.158, 16,00 Euro




La quarta


Se il lavoro vale meno economicamente e come collante sociale, anche la sinistra politica e le rappresentanze sindacali hanno le loro responsabilità e insieme, forse, l'onere della ricostruzione. Tornare a riconoscere il valore sociale del lavoro è la prima missione di una classe politica che sappia davvero interpretare la novità del XXI secolo, e ricostruirne il valore economico è il progetto più moderno del quale possa dotarsi.


L'autore


Marco Panara*, giornalista de "la Repubblica", si è occupato di finanza presso la sede di Milano, è stato corrispondente per l'Estremo Oriente con base a Tokyo, responsabile del settore economico e attualmente cura il supplemento "Affari & Finanza". Insegna alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università Orientale di Napoli. Ha scritto un libro sulle piccole e medie imprese in Italia.





Sto leggendo un libro, un saggio di economia, di storia della nostra economia che consiglio a tutti.
Scritto molto bene in maniera chiara e per nulla noiosa.
Per darvi il giusto metro vi dirò solo che erano anni che non prendevo la matita e sottolineavo delle frasi. (Odio rovinare i libri, anche solo con la matita, lo so, sono malata...)
Tornando a questo libro,  copio la bella idea di Tanabrus (spero mi perdonerà) e vi lascio l'incipit dell'introduzione:

"L'Occidente è malato. L'infezione è antica di almeno vent'anni, forse venticinque, ed è di quelle silenziose, che conquistano lentamente ma progressivamente un pezzo di corpo dopo l'altro senza che quel corpo se ne accorga. Quello che sta accadendo in Occidente da un quarto di secolo a questa parte è che il valore del lavoro diminuisce costantemente."

A presto per il commento finale!



*Persona gentilissima, uomo dalla voce affascinate e un vero signore (n.d.D. ossia nota della Daisy ^^)

giovedì 25 agosto 2011

Comodamente Festival

Comoda Mente

V edizione, Fedeltà

2-3-4 settembre
Vittorio Veneto


Fedeli alla linea infedele

“Comodamente?”
“Con la ‘c’”
“Comodamente”
“Ma il significato qual è?”
“I pol far ‘na discussion de politica, de arte … de cinema, de teatro… e allora là i discute de tut, con una vision, disèn, un fià pì ampia de quel che pol aver la gente de qua…”
“… con comodità.”

Qui la gente ormai lo sa, come testimonia questo scambio di parole tra due anziani a passeggio a Vittorio Veneto. A Comodamente si parla di tutto – dall’arte alla politica, dalla filosofia all’attualità – adottando però nuove prospettive, alla ricerca di significati da definire e di definizioni da svuotare e riempire con nuovi significati, più veri, più vivi e vitali.

Solo su un aspetto forse quei signori, intercettati in salita verso la collina di Sant’Augusta, si sono sbagliati. La comodità, al festival, è proprio l’elemento a cui dare un calcio, la zolla da smuovere sollevando dubbi e stimolando il confronto, in un’arena in cui niente è dato per certo e ogni voce ha il diritto ad esporre la sua verità. Ed è proprio attorno a un argomento per certi versi scomodo, che a caldo porta a schierarsi da una parte o dall’altra, si svilupperà la quinta edizione, per trascinare al dunque i tantissimi ospiti coinvolti nell’evento.

Si parlerà di fedeltà. Un concetto che, nel 150esimo anniversario dell’Italia unita, ci porta a riflettere sui processi che hanno costruito la nostra identità e la nostra Storia, ma anche su quelli che concorrono a formare il nostro futuro: essere italiani significa non solo essere consapevoli di come siamo arrivati fin qui, ma credere contemporaneamente nell’idea di Europa, vivendo la fedeltà tra le polarità di passato e futuro. Al di là della storia con la “s” maiuscola, la fedeltà ci chiama in causa ogni giorno, nelle nostre piccole storie, non in quanto italiani ma semplicemente in quanto esseri umani dotati di libero arbitrio. Chi non ha mai dovuto farci i conti con la fedeltà? Solo a sentirla nominare qualcuno fa un salto sulla sedia, come si sentisse colto in fallo o spiato dal buco della serratura. Eppure è un argomento così estivo, quasi leggero, che parrebbe da copertina di settimanale. Ma rilassatevi, non vogliamo certo concentrarci sugli acciacchi dei rapporti sentimentali. Non sarebbe da noi che, come dicono quei signori, cerchiamo di avere una visione un po’ più ampia rispetto all’uomo della strada.
E allora guardiamo un po’ oltre il nostro naso da cortile, alla scoperta di come la fedeltà venga tirata in ballo continuamente, in ogni ambito dell’esistenza, ogni volta che si agisce scegliendo qualcosa al posto di qualcos’altro. Ogni volta che si decide di continuare per una strada o di cambiare rotta, seguire una persona o il proprio istinto. Perché la fedeltà non è un dogma (e qui si entra in un altro territorio, quello della fede, di cui comunque si parlerà), ma è un patto da rinegoziare ogni giorno, con il mutare del contesto e degli obiettivi da raggiungere. Pena la trasformazione della virtù in vizio – per mancanza di flessibilità – e soprattutto la perdita del piacere della scoperta, che è uno dei motori stessi dell’esistenza.

Non vi stiamo invitando ad essere libertini, ma solo liberi: di scegliere, di osare, di provare, di cambiare. Il 2, 3 e 4 settembre nuvole di idee si addensano nel cielo della città: dopo il temporale, forse, ci ritroveremo tutti un po’ più ricchi e sereni.

Claudio Bertorelli



Ecco il motivo del mio silenzio, date un'occhiata al programma e poi ditemi se non ho fatto bene!

mercoledì 3 agosto 2011

L'origine perduta


Matilde Asensi, L'origine perduta, Rizzoli, 2008, 10,90 euro

Un thriller in cui genetica, matematica e teorie linguistiche si sposano a una suspense di altissimo livello. Una misteriosa malattia contro cui la medicina non può nulla, una maledizione antica, codici criptati e lingue perdute. Arnau, spregiudicato imprenditore informatico e geniale hacker, viene avvisato che suo fratello Daniel, etnologo, è stato colpito da una rara sindrome contro cui i medici si dichiarano impotenti. Dopo aver esaminato l'antico testo inca su cui Daniel stava lavorando, Arnau si convince che la sindrome è in realtà una specie di maledizione dal meccanismo simile a un virus informatico. Una maledizione che risale a un lontano passato. La chiave è nel potere delle parole.

Una civiltà perduta, le capacità inesplorate della mente, un luogo lontano, un gruppo di amici in viaggio...

Secondo voi mi è piaciuto?

Ma certo che sì!

In questo romanzo ci sono tutte le caratteristiche che mi piacciono in un libro.
Una buona base storica e scientifica, una grande verosimiglianza, delle descrizioni precise ma non pensanti e il tutto condito con personaggi ben disegnati e un ritmo accattivante.
Tra l'altro l'idea da cui prende avvio tutta la storia è il saggio di Umberto Eco La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, in cui viene citata la lingua aymara per la sua struttura paragonabile a quella di un linguaggio informatico.
Anche solo per le innumerevoli riflessioni che una lingua naturale universale, comprensibile a tutti, può suscitare meriterebbe di essere letto.
Lo consiglio vivamente a tutti e mi rammarico di averlo finito solo da pochissimo tempo.
In generale consiglio proprio Matilde Ansensi per la sua capacità di mescolare più generi letterari e di creare personaggi psicologicamente ben strutturati.

mercoledì 8 giugno 2011

L'amore è idrosolubile

E' da pochi giorni nelle librerie il nuovo romanzo di Fulvio Ervas, la nuova avventura dell'ispettore Stucky: potevo perderla?
Certo che no!
Prossimamente lo leggerò per oggi un po' di informazioni


L'amore è idrosolubile di Fulvio Ervas
Marcos y Marcos (Gli alianti)
351 pagine
17,00 euro

"L'amore è idrosolubile. Talvolta come il sale, altre volte come lo zucchero. Il medico era dolce come lo zucchero. Forse perchè assomigliava a un fasmide, l'insetto fantasma. Cosa c'è di più dolce di un uomo fantasma?"

La quarta

Alice è scomparsa a ferragosto. Per dieci anni, di lei non si è saputo più nulla. Poi un'alluvione fa affiorare uno scheletro nella campagna e una giovane veggente marocchina è certissima che sia lo scheletro di Alice: l'ha detto la madonna. Ma come, la madonna? L'agente Sperelli è perplesso. Come fa la madonna ad apparire a una musulmana? L'ispettore Stucky è ancora più perplesso. Il suo spirito laico si ribella a ogni apparizione oltremondana, la sua vita privata è in burrasca. Deve portare a spasso Argo, cagnetto che sorride e ingolla salmone come un orso norvegese. Deve domare Michelangelo, adolescente armato di ormoni come bombe a mano. Ed Elena, calendari consumati trentotto, più pericolosa di un antibiotico senza febbre. Bianchi fogli manoscritti invadono Treviso. Compaiono sui tavolini all'aperto, sulle panchine, sui davanzali. Sono le fotocopie di un'agenda: rispettabili professionisti ritratti nel loro più intimo comportamento amoroso e paragonati a millepiedi, vermi solitari, larve luminose, cavallette. Erano amori deboli, idrosolubili. Come il sale e lo zucchero. Firmato: Alice. Spari risuonano nel buio, tremano gli ex amanti di Alice; e i satanisti si radunano a mezzanotte. Il mistero sembra più fitto di un frutteto di kiwi abbandonato, ma la soluzione è nell'aria. Basta saperla respirare. Per fortuna Stucky è più in forma che mai. In corpo e in spirito.

L'autore

Fulvio Ervas è nato nell'entroterra veneziano il 23 luglio 1955, senza sapere che Albert Einstein era morto da qualche mese. Quando ne avrà coscienza, si iscriverà a un liceo con la presunzione di doversi costruire una cultura scientifica. Inspiegabilmente attratto da tutti gli animali diversi dall'uomo, si laurea in Scienze Agrarie, con un'inquietante tesi sulla "Salvaguardia della mucca Burlina". Insegna Scienze Naturali nell'Impero della pubblica istruzione, e di questo ci racconta in Follia docente, ma è assediato da altre storie. In treno, nell'orto, vicende e personaggi gli si affollano in testa, e non gli danno pace finché non si sentono in salvo su una pagina. Insieme alla sorella Luisa ha pubblicato La lotteria (Premio Calvino 2001) eSucculente. Dopo Commesse di Treviso, Pinguini arrosto, e Buffalo Bill a Venezia, Finché c'è prosecco c'è speranza e L'amore è idrosolubile narrano le curiose indagini dell'ispettore Stucky, mezzo persiano e mezzo veneziano. Fulvio Ervas vive vicino a Treviso con la famiglia e un numero crescente di animali domestici, tra cui Argo, il miglior plurimeticcio non protagonista di questo libro.


martedì 31 maggio 2011

Boris Pahor

Ieri sera sono andata a un incontro veramente molto interessante.
Boris Pahor parlava ai diciottenni del mio paese in una cerimonia semi formale di consegna della Costituzione.
Devo dire che ho ammirato quest'uomo di novantotto anni per la sua serena sincerità.
Per due ore ha parlato della tirannide, della fame, degli umiliati e offesi nel corpo e della speranza.
Di tutte le sue parole credo che quelle che mi hanno colpito di più siano state quelle che ha rivolto ai diciottenni.
Un invito a conoscere la storia, a comprendere le ragioni di entrambe le parti, ma non di giustificarle e poi di averne memoria, affinché fatti del genere non si ripetano.
Per molti versi è sconvolgente sapere che solo nel 2008, cioè solo dopo avere ricevuto dalla Francia la Legion d'onore, questo scrittore è stato pubblicato da un grande editore italiano con la sua opera più famosa, Necropoli.

Riporto di seguito alcune informazioni di wikipedia:

Boris Pahor (Trieste, 28 agosto 1913) è uno scrittore italiano, della minoranza slovena di Trieste.

A sette anni vide l'incendio del Narodni dom, sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste. L'esperienza lo segnò per tutta la vita, e torna spesso nei suoi romanzi e racconti.

(Ne ha parlato anche ieri sera)

Finita la scuola media frequentò il seminario di Capodistria che non terminò. Dopo essersi laureato in Lettere all'Università di Padova, torna nella sua città natale dove si dedica all'insegnamento della letteratura italiana. Stabilisce stretti rapporti con alcuni giovani intellettuali sloveni di Trieste; tra questi spiccano le figure del poeta Stanko Vuk, di Zorko Jelinčič, cofondatore della organizzazione terrorista slovena TIGR (e padre dello scrittore Dušan Jelinčič) e dei pittori Augusto Černigoj e Lojze Spacal. Negli stessi anni incomincia il carteggio con il poeta e pensatore personalista slovenoEdvard Kocbek, nel quale riconoscerà un'importante guida morale ed estetica.

Nel 1940 viene arruolato nell'esercito italiano e mandato sul fronte in Libia. Dopo l'armistizio dell'otto settembre torna a Trieste, ormai sotto occupazione tedesca. Dopo alcuni giorni decide di unirsi alle truppe partigiane slovene che operavano nella Venezia Giulia. Nel 1955 descriverà quei giorni decisivi nel famoso romanzo Mesto v zalivu ("Città nel golfo"), col quale diventerà celebre nella vicinaSlovenia. Nel 1944 fu catturato dai nazisti e internato in vari campi di concentramento in Francia e in Germania (Natzweiler-Struthof, Dachau, Bergen-Belsen).

( Ci ha parlato a lungo del campo di Dora : Il Campo di concentramento di Mittelbau-Dora fu un campo di concentramento nazista costruito nel 1944 presso Nordhausen, a sud della catena montuosa Harz. Il campo venne esplicitamente costruito per la produzione delle Wunderwaffe tedesche, in particolare i missili V2. Alle sue dipendenze lavoravano altri 40 sottocampi. Aggiungendo anche le informazioni di come Von Braun abbia invece ricevuto molte onorificenze per i suoi meriti scientifici...)

Finita la guerra, torna nella città natale, aderendo a numerose imprese culturali dell'associazionismo cattolico e non-comunista sloveno. Negli anni cinquanta, diventa il redattore principale della rivista triestina Zaliv (Golfo) che si occupa, oltre che di temi strettamente letterari, anche di questioni di attualità. In questo periodo, Pahor continua a mantenere stretti rapporti con Edvard Kocbek, ormai diventato un dissidente nel regime comunista jugoslavo. I due sono legati da uno stretto rapporto di amicizia.

Nel 1975 Pahor pubblica, assieme all'amico triestino Alojz Rebula, il libro "Edvard Kocbek: testimone della nostra epoca" (Edvard Kocbek: pričevalec našega časa). Nel libro-intervista, pubblicato a Trieste, il poeta sloveno denuncia il massacro di 12.000 prigionieri di guerra, appartenenti alla milizia anti-comunista slovena (domobranci), e i crimini delle foibe perpetrato dal regime comunista jugoslavo nel maggio del 1945. Il libro provoca durissime reazioni da parte del governo jugoslavo. Le opere di Pahor vengono proibite nella Repubblica Socialista di Slovenia e a Pahor viene vietato l'ingresso in Jugoslavia.

Grazie alla sua postura morale e estetica, Pahor diventa uno dei più importanti punti di riferimento per la giovane generazione di letterati sloveni, a cominciare da Drago Jančar.

L'opera più nota di Pahor è Necropoli, un romanzo autobiografico sulla sua prigionia a Natzweiler-Struthof.

Le sue opere in sloveno sono tradotte in francese, tedesco, serbo-croato, ungherese, inglese, spagnolo, italiano, catalano e finlandese.

A giugno del 2008 ha vinto il Premio Internazionale Viareggio- Versilia, nel maggio del 2007 è stato insignito con la onorificenza francese della Legion d'onore, il Premio Prešeren, maggiore onorificenza slovena nel campo culturale (1992) e il San Giusto d'Oro 2003. Nel 2008 è stato finalista e quindi vincitore del Premio Napoli per la categoria "Letterature straniere" con Necropoli.

Il 17 febbraio 2008 è stato ospite nella trasmissione televisiva "Che tempo che fa" di Fabio Fazio.

Nel novembre 2008 gli è stato conferito il Premio Resistenza per il libro Necropoli. Il 18 dicembre 2008 Necropoli è stato eletto Libro dell'Anno da una giuria di oltre tremila ascoltatori del programma di Radio3, dedicato ai libri, Fahreneit.

È candidato sulla lista della Südtiroler Volkspartei (SVP), collegata con il Slovenska Skupnost per le elezioni europee del 2009.

Nel dicembre del 2009 è stato protagonista insieme al sindaco di Trieste Roberto Dipiazza della polemica per l'assegnazione della cittadinanza onoraria. Il comune avrebbe infatti voluto insignire Boris Pahor senza citare nella motivazione le colpe del fascismo, fatto al quale lo scrittore si era opposto.

Alla fine di ottobre 2010 è stato coinvolto in un attacco neofascista con scritte inneggianti alla rivoluzione fascista sui muri dell'ex Narodni dom a Trieste.

Pahor è pensionato e vive a Trieste.


Una vita decisamente segnata dai totalitarismi, ma non avvelenata dall'odio e dal rancore.

Almeno questa è l'impressione che ne ho dedotto io, sentendolo parlare.

Se qualcuno volesse leggere una sua opera, lui stesso consigliava Necropoli

Necropoli

Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell'anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.