Le cronache di Gaia

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martedì 6 luglio 2010

Arroganza medica



Uno dei motivi principali per cui mi piace la serie televisiva Dr. House è il realismo. Non certo nelle diagnosi fantasiose, né nelle dinamiche personali dei personaggi, quanto nell’atteggiamento del protagonista nei confronti dei pazienti.
È estremamente realista. Per grande sfortuna, ho conosciuto solo dr. House nella mia carriera di paziente e, doppia sfortuna, nessuno bello come il vero dr. House!
La psichiatria ha anche dato un nome a questo problema che colpisce molte persone, uomini e donne, con laurea in medicina e specializzazioni varie: delirio di onnipotenza.
I poveretti credono di essere Dio e di poter dare la vita e la morte, trattano tutti con malcelata sufficienza e credono che non si ammaleranno mai.
Un bellissimo film, che negli Stati Uniti hanno obbligatoriamente fatto vedere a diversi medici è “Un medico, un uomo”, la parabola discendente di uno stimato professionista della chirurgia, che ammalatosi di tumore, deve a malincuore saltare la staccionata e passare dalla parte dei poveri mortali malati.
Io capisco l’irrigidimento interiore indispensabile per preservare il proprio equilibrio mentale, specie nelle specializzazioni in cui i pazienti non hanno possibilità di salvarsi. Anzi ho una grande ammirazione per come riescano a mantenere rapporti umani semi normali.
Quello che non capisco è l’amore passionale, viscerale che questa categoria ha per il denaro.
Stuoli di ginecologi che intra ed extra moenia accumulano capitali che solo la loro moglie fedifraga potrà spendere(porella a casa tutto il giorno da sola!)
Cardiologi, urologi, otorini, gastronenterologi ... che si fanno pagare da i poveri mortali tanto quanto un mese di stipendio, e che trattano i malati come, o peggio, di una lumaca rossa sull’insalata dell’orto.
Per carità, ci saranno le eccezioni! I chirurghi plastici, of course. Gentilissimi con le loro pazienti, anche perché, torneranno di certo e loro devono comprarsi la barca più grande!
La forza di questa categoria è il loro essere indispensabili.
Ma non l’essere immortali.
Sì, un po’ li capisco, loro tengono in mano un cuore, fanno respirare i polmoni e prendono meno di un calciatore di serie B!
Per forza sono sempre arrabbiati!
Eppure qualche migliaio di anni fa un signore che si chiamava Ippocrate scrisse una delle pagine più belle della storia dell’umanità. Un giuramento che porta il suo nome. Vi è ancora qualcuno che lo professa?
Poi, per fortuna, e in ogni parte del mondo, vi sono gli eroi, quelli che sono i veri medici, e a loro va tutta la mia ammirazione.

2 commenti:

  1. Daisy, porta pazienza... comunque quoto del tutto... fare il medico non è un lavoro, ma una passione che ti deve venire dal cuore....M.P. Black

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  2. Come hai ragione! Porterò pazienza, ormai ne ho da vendere ^_^

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