Le cronache di Gaia

Cronache di Gaia.

Un luogo di viaggio e di passaggio, benvenuti!

martedì 7 dicembre 2010

Scrittrici italiane

Visto che siamo in tema natalizio e, come si sa, è il momento top per le vendite librarie mi sono messa a pensare anche io a suggerimenti di letture.
Certo non voglio mettermi in concorrenza con blog più precisi e puntuali del mio, perchè non ho la loro bravura. Quindi ho pensato che anzichè proporre libri novità, sfornati caldi caldi per questo Natale potrei suggerire libri "vecchi".
Tre per ogni settimana, e possibilmente di donne dimenticati della nostra letteratura italiana ;))) (nessuno ha detto che devo essere imparziale!)
Io appoggio da sempre la teoria di Antonia Arslan che dice chiaramente che nella nostra letteratura c'è una "galassia sommersa" di brave autrici troppo presto dimenticate.

Come prima non potevo non mettere Emilia Salvioni di cui sono fan accanita.



da Wikipedia :
Emilia Salvioni (Bologna, 2 aprile 1895 – Bologna, 4 giugno 1968) è stata una scrittrice italiana. Fu una delle autrici di letteratura più pubblicate tra gli anni venti e gli anni cinquanta del XX secolo[senza fonte].

Nata da famiglia di origini pievigine, visse tra Bologna, dove il padre si era trasferito per insegnare alla locale Università, e Pieve di Soligo, cui rimase sempre fortemente legata, tanto da ritenersi "veneta per quattro quarti".

Emilia Salvioni pubblicò 21 romanzi per adulti e 14 per ragazzi, collaborando con varie case editrici (Mondadori, Cappelli, SEI, SALES). La sua attività giornalistica produsse centinaia di interventi sui giornali, in forma di racconti brevi, elzeviri e commenti di respiro nazionale.


Vista la difficoltà di reperimento dei suoi testi non posso che suggerire
Lavorare per vivere


Opera tra le più significative di Emilia Salvioni, questo romanzo è un inno alla femminilità di fine Ottocento. Sono pagine ricche di sentimento e suggestione, in cui le due sorelle Urban rompono, come spesso accade coi personaggi di Elisa, la quotidianità imperitura del piccolo centro rurale. Alla consuetudine di maniera, al ritmo lento e cadenzato che nasconde dietro la facciata della solidarietà e della comprensione una realtà di soffocante controllo sociale e di ammorbante pettegolezzo, le protagoniste oppongono con tenacia una scelta. Una volontà che è di studio, che diviene poi lavoro. In una società costruita per l’uomo e subita dalle donne, le due sorelle impongono la propria visione, i propri progetti, la loro caparbia voglia di libertà di potersi gestire. Le accompagna lo sguardo attento e affettuoso della Salvioni, le segue la sua versatile e deliziosa ironia, le avvolgono le istantanee che vivificano sapientemente in poche righe personaggi strambi e gustosi.
Là dove la provincia veneta si fonde con la campagna, e i primi rumori della cittadina affondano nelle armonie ritmate dei campi, Emilia Salvioni ha saputo dare dignità, forza e maestosità alle paure, ai sentimenti, alle speranze di due piccole vite di paese in un grande, prezioso affresco poetico-letterario.




Poi vorrei suggerire Annie Vivanti, bravissima scrittrice e poetessa, passata alla storia solo come l'amante, forse, di Giosuè Carducci.



Di lei wikipedia dice moltissimi dettagli:

Anna Emilia (Annie) Vivanti (Norwood, 7 aprile 1866 – Torino, 20 febbraio 1942) è stata una poetessa italiana. Visse ed operò all'interno di varie culture e fu scrittrice eccentrica, personaggio dagli interessi multiformi, protagonista della vita intellettuale e mondana di molti paesi.
Figlia di Anselmo Vivanti, patriota mantovano di antico ceppo ebraico, e di Anna Lindau (scrittrice tedesca, sorella dei celebri letterati Paul e Rudolph, d'importante casata germanica), Annie Vivanti nacque il 7 aprile 1866 a Londra, dove il padre, seguace degli ideali mazziniani, aveva trovato rifugio politico in seguito ai moti di Mantova del 1851.

Cresciuta fra l'Italia, l'Inghilterra, la Svizzera e gli Stati Uniti, dopo aver vissuto esperienze stravaganti come artista di teatro la Vivanti esordì nel mondo letterario con la raccolta poetica Lirica (Milano, Treves 1890), pubblicata in Italia con la prefazione di Giosuè Carducci, che le dette subito un vasto successo di pubblico e legò il suo nome a quello del grande poeta italiano per il quale Annie nutrì un intenso sentimento che durò fino alla morte di lui. Nel 1891 pubblicò il primo romanzo, Marion artista di caffè concerto (Milano, Galli) ma dopo il matrimonio con l'irlandese John Chartres - celebrato in Inghilterra nel 1892 - la Vivanti trascorse quasi venti anni fra l'Inghilterra e gli U.S.A., scrivendo soltanto in inglese racconti (Perfect, 1896; En Passant, 1897; Houp-là, 1897; A fad, 1899), romanzi (The Hunt for Happiness, 1896; Winning him back, 1904) e opere teatrali (That man, 1898; The ruby ring, 1900). In Italia sembrò aver lasciato la letteratura, con l'unica eccezione del dramma La rosa azzurra, rappresentato in teatro fra il 1898 e il 1899, l'unico clamoroso insuccesso della sua fortunata carriera, mai pubblicato.

Un nuovo capitolo della sua vita si aprì dopo il 1900, anche a seguito di un difficile periodo vissuto a cavallo fra i due secoli, quando la figlia Vivien - nata nel 1893 - cominciò ad affermarsi come enfant prodige del violino ed in breve divenne una acclamata celebrità internazionale. Dall'esperienza del successo di Vivien, Annie trasse motivo per un suo rilancio in letteratura, prima col racconto The true story of a Wunderkind (1905) e poi con l'opera sua più celebre, The devourers, scritta e pubblicata in Inghilterra nel 1910 e poi riscritta in italiano col titolo I divoratori (1911) con cui, dopo vent'anni, tornò a dominare il mercato editoriale italiano. Da questo momento in poi, fino alla fine degli anni trenta, Annie Vivanti conobbe un successo ininterrotto con romanzi come Circe (1912), Vae Victis (1917), Naja tripudians (1920), Mea culpa (1927); raccolte di novelle (Zingaresca, 1918; Gioia, 1921; Perdonate Eglantina, 1926); drammi (L'Invasore, 1915; Le bocche inutili, 1918); opere per l'infanzia (Sua altezza, 1924; Il viaggio incantato, 1933); réportages di viaggio (Terra di Cleopatra, 1925). Le sue opere furono accompagnate sempre da un notevole successo internazionale di pubblico e di critica, furono tradotte in tutte le lingue europee e recensite da grandi nomi della cultura quali Benedetto Croce (che le dedicò due saggi critici nel I e nel VI volume della Letteratura della nuova Italia) e Giuseppe Antonio Borgese in Italia, George Brandes, Jaroslav Vrchlický, Rado Antal e Paul Heyse in Europa.

Durante la Prima guerra mondiale, la Vivanti si impegnò a difendere la causa italiana sulle colonne dei principali giornali inglesi e nell'immediato dopoguerra abbracciò la causa delle nazionalità oppresse principalmente in chiave antibritannica, avvicinandosi sempre di più a Mussolini e al nascente fascismo. Contemporaneamente sostenne col marito - attivista sinnfeiner - la causa dell'indipendenza irlandese, impegnandosi su varie testate giornalistiche europee e facendo da assistente alla delegazione irlandese a Versailles nel 1919, dove strinse un rapporto d'amicizia personale anche con Zagloul Pascià d'Egitto.

Stabilitasi da anni definitivamente in Italia, accompagnata sempre dal fedele segretario Luigi Marescalchi, Annie Vivanti era una celebrata ed ormai anziana scrittrice quando la svolta anglofoba del regime fascista la colpì, nel 1941, con un provvedimento di domicilio coatto ad Arezzo, in quanto cittadina britannica. Presto liberata per diretta intercessione di Mussolini, poté tornare a Torino, dove risiedeva, ma l'aggravarsi delle sue condizioni fisiche e la notizia della morte di sua figlia Vivien, suicidatasi a Hove nell'autunno 1941, precipitarono la situazione ed ella morì, il 20 febbraio 1942, poco dopo essersi convertita al cattolicesimo. È sepolta al Cimitero Monumentale di Torino, e sulla sua semplice tomba sono scritti i primi versi della più celebre fra le poesie che Carducci le aveva dedicato:

« Batto alla chiusa imposta con un ramicello di fiori /
Glauchi ed azzurri come i tuoi occhi, o Annie. »


In effetti da sola la sua vita pare un romanzo, quanti di voi la conoscevano?
Io vi suggerisco di leggere un libriccino piccino picciò in cui traspare tutta la sua sensualità e, se vogliamo, cattiveria:
Marion artista di caffè-concerto



Come Marion, anche Annie Vivanti prima dei vent'anni era stata un'artista di café chantant; e con Marion, adolescente ed amorale stellina delle ribalte, nasce il suo primo, più celebre e longevo personaggio, che nella finzione letteraria incarna l'anima della sua autrice. Il pubblico decretò il successo del romanzo proprio grazie alle pieghe morbose di questa storia di perdizione, nonché per gli aspetti autobiografici che conteneva, mentre un condizionamento moralistico impedì all'establishment della letteratura di accettarlo in tutto il suo valore. Eppure quest'opera senza morale e senza lieto fine possiede una eccezionale attualità, perché tratta di un personaggio estremo, raccontato col realismo di chi vive la scena come dall'interno dell'anima di chi la vive.

E per finire Neera



Di lei wikipedia dice:

Neera, pseudonimo di Anna Zuccari (Milano, 7 maggio 1846 – Milano, 13 luglio 1918), è stata una scrittrice italiana.
Nacque in una famiglia borghese da Fermo e da Maddalena Manusardi, che morì quando Anna aveva solo dieci anni. Conclusi gli studi elementari, rimase nella casa paterna fino alla morte del padre nel 1866, circostanza che le impose di trasferirsi a Caravaggio presso due zie nubili, vivendo in precarie condizioni economiche; nel 1871 sposò il banchiere Emilio Radius, con il quale ebbe due figli, Adolfo, che divenne ingegnere, e Maria, che sposò nel 1898 l’editore e giornalista Guido Martinelli.

Raggiunta la tranquillità economica e ristabilitasi a Milano, vi frequentò l'ambiente letterario, esordendo nel 1875 come scrittrice di novelle pubblicate in importanti riviste del tempo - il «Pungolo», «L'illustrazione italiana», il «Marzocco» - viaggiando ed entrando in contatto con Verga e Capuana, esponenti della corrente letteraria del Verismo, alla quale ella stessa aderì. Nel 1890 fu tra i fondatori della rivista «Vita intima», che tuttavia cessò le pubblicazioni l'anno dopo. Negli ultimi anni Neera fu colpita da un tumore che le impedì di scrivere - ma riuscì a dettare le sue memorie, Una giovinezza del secolo XIX, pubblicate postume nel 1919 - e la condusse alla morte nel 1918.

Scrittrice prolifica e di successo, il tema dominante della sua narrativa è l’analisi della condizione femminile – della quale ella accetta il ruolo socialmente subordinato [1] – limitandosi a rivendicare le ragioni del cuore e della sensibilità femminile a fronte della mediocrità della realtà quotidiana nella quale le protagoniste dei suoi romanzi finiscono per ripiegare.


Io vi suggerisco Crevalcore



"Questa di "Crevalcore" è una strana storia, che a riassumersi risulta gratuita, un montaggio di motivi e di tempi già uditi, un impasto romanesco messo insieme a effetto, insomma una ben poco leggibile cosa. Eppure, entrandovi, la voglia che hanno i bambini quando si racconta loro una favola, sapere come va a finire, nasce anche nel lettore smaliziato. Ci sa fare la nostra romanziera milanese, sa come catturare l'attenzione di quel pubblico di cui si è dichiarata fedele ed è tanto preoccupata. Se rinascesse oggi, sarebbe un'autrice di best-seller, capace com'è prima di stuzzicare l'attenzione del lettore e poi, avutala, di permettersi persino di scrivere solo di ciò che le sta a cuore: la sensibilità femminile, i soprusi sociali, l'incommensurabile violenza che la realtà esercita su chi è devoto al sogno e alla fantasia." (dalla presentazione di Gina Lagorio)

Bene mi pare che per oggi possa bastare questo tuffo nel passato...
Buone letture!

1 commento:

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