Le cronache di Gaia

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venerdì 18 febbraio 2011

Il canto della notte



Camilla Morgan-Davis, Il Canto della Notte (2010) - FANTASY ROMANTICO - Zero91 - 2010 - pagine 262 - prezzo 17,00 euro

Il romanzo

“Il mondo, molto tempo fa, si è diviso nel mondo che gli umani riescono tuttora a vedere e in quello che ha finito nel sottrarsi alla loro vista senza che se ne rendessero conto. Sicuramente tutti gli animali conoscono questo mondo.
Soprattutto i lupi.”
È una giornata qualunque.
Il sole è alto nel cielo. Gli umani si svegliano, chi si prepara per andare a scuola o chi al lavoro e fra questi molti credono di essere i soli a dominare la terra. Non molto lontano da loro si muovono altre creature dall’aspetto umano, ma che sanno richiamare su di loro l’anima dei lupi: sono licantropi, muta forma.
In un paese pressoché sconosciuto del Piemonte risiede una comunità che apparentemente si occupa del recupero di ragazzi difficili e talvolta orfani. È così, ma i ragazzi, così come gli educatori, sono tutti uomini lupo.
Maila è una di loro, ha diciotto anni, si veste di nero, ordina scarpe e libri da Internet e fa esperimenti con erbe, fiori e piante. Non parla volentieri con gli alti, a differenza loro vive con conflitto la sua natura; spesso vorrebbe essere una ragazza normale, ma le è concesso tutto tranne questo. Anche per lei, come per gli umani, la giornata che sta avendo inizio sembra comune, ma non è così.
La quiete del paese è interrotta: due grossi lupi aggrediscono un uomo del posto. Da quel momento per Maila tutto cambierà: le apparirà uno strano segno sul petto, incontrerà un ragazzo dal nome misterioso e dovrà salvare la sua gente dall’attacco degli Artigli Rossi, un gruppo di licantropi assettati di odio e carne.
Ed eccola Maila, in viaggio fino agli Alti Tatra, accompagnata da Othar, un valoroso guerriero. Riuscirà a portare la testa del capo dei nemici nel regno sotterraneo di Ayta, il luogo di confine fra la vita e la morte, in cui i lupi accompagnano le anime dei defunti nell’aldilà?
Una cornice fantasy per tanti temi di bruciante attualità come l’inquietudine degli adolescenti, la necessità dell’integrazione, le regole del “branco”, la diffidenza e il pregiudizio nutrite nei confronti di chi non ci somiglia.


L'autrice

Camilla Morgan-Davis (Sanremo, 1982) allo scoccare della mezzanotte inizia a scrivere seduta alla scrivania, chiusa in un appartamento ricavato da vecchio monastero abbandonato. Di giorno si occupa di scienze sociali e letteratura on line, utilizzando il suo vero nome. Il canto della notte è il suo debutto nella letteratura fantasy

La mia opinione

Romanzo fantasy che narra le avventure di una giovane ragazza lupo, la prescelta della Luna.
Di questo libro mi sono molto piaciute le leggende e le storie a giustificazione dell’esistenza dei licantropi. Si capisce subito che l’autrice ha lavorato molto sulle antiche tradizioni dei mutaforma e niente è lasciato in sospeso.
Molto suggestive le sensazioni animalesche della ragazza e del suo rapporto con la natura, a tratti addirittura poetiche.
La storia è lineare senza particolari colpi di scena, se non nel finale che lancia il sasso per un nuovo romanzo.
La lettura è scorrevole e il testo cattura il lettore trascinandolo verso la fine con maestria.
Accanto a tutti questi aspetti positivi però ho trovato alcune imperfezioni e spero che nei prossimi suoi libri l’autrice possa migliorarsi.
Il libro inizia e spiega ben poco, il lettore deve arrivare nella terza parte per iniziare a comprendere esattamente chi è la protagonista e i licantropi. I continui sogni, visioni della madre adottiva sono criptici e annoiano perché non aggiungono nulla alla storia.
Il personaggio di Ren non ha alcuno spessore psicologico e fa solo pena poveraccio.
Poi c’è il dubbio che mi ha assalita fin da subito, ma questi licantropi quando da lupi diventano uomini per non dare nell’occhio si trasformano e sono belli e vestiti o restano nudi? Per tutto il libro continuano a trasformarsi ma non si capisce mai come possano risolvere lo spinoso problema vestiario…
Non mi sono piaciuti molto gli scontri, più sanguinari che violenti, in cui la rabbia era solo scritta e non percepita.
Insomma non è brutto, ma poteva essere molto più interessante se costruito, pensato e scritto con più calma.

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