Le cronache di Gaia

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lunedì 21 febbraio 2011

Logica e lessico, sono sconosciuti?


Premetto che ciò che segue non ha niente a che vedere con i miei attuali libri in lettura.
Detto questo, riporto una divertente discussione che ho letto su aNobii, confidando che la sua autrice, Ziadada, non si arrabbi.
Ho messo nel mio blog il suo pensiero perchè lo condivido e trovo che lei l'abbia esposto in modo ironico e per nulla offensivo.

Leggete e, se volete, dite pure la vostra.


Il proposito di questo post è rivolgere un semiserio ma accorato appello agli aspiranti scrittori fantasy, e per conoscenza ai lettori, affinché se possibile prestino maggiore attenzione a quello che scrivono/leggono: almeno tanta quanta ne prestano all'aria che respirano ed al cibo che mangiano, perché ahinoi pure le parole sbagliate nel loro piccolo inquinano e fanno danni. (FINE PREAMBOLO ;-) )

La logica. "Logica" non è una parolaccia, né un vezzo per matematici puri. Quello che scrivete/leggiamo non deve avere solo un bel suono, ma anche avere senso. Se scrivere senza (frequenti) errori di ortografia e sintassi bastasse ad essere scrittori, anche i bollettini postali sarebbero pubblicati, ed i quaderni di quarta elementare sarebbero bestsellers. Ma c'è di più: esercitarsi a controllare sempre, instancabilmente, se quello che diciamo o ci dicono ha senso logico impedirà che ci vengano fatte credere cose senza fondamento o senza coerenza. (Non si è ancora estinta una generazione in cui dattilografe e commesse di Berlino si sono lasciate raccontare che ciabattini e lattai di un villaggio polacco erano per loro una minaccia grave e diretta, e le conseguenze le ricordiamo ogni 27 gennaio. Correttezza e coerenza delle parole che girano possono essere questioni dannatamente serie). Ergo: verificate sempre se le azioni e gli accadimenti del vostro racconto sono logici e coerenti. Se nella vostra storia un genio del male trama da anni nell'ombra, deve venirsene fuori con un piano diabolico a prova di bomba e, semmai, fallire a causa di una circostanza assolutamente imprevedibile a priori. Se dopo tanto tramare agisce a casaccio o con un piano raffazzonato, lui non è un genio del male e voi non siete scrittori. Se una situazione precipita o si risolve a causa di una persona o di un oggetto che si trova sulla scena, persona od oggetto devono avere un motivo per essere lì. Almeno in una logica interna: se siete la reincarnazione di Jacovitti, va benissimo che la situazione sia salvata da un salame a due zampe.

Lessico: se usate una parola, assicuratevi di sapere come si scrive e cosa significa. Se usate un termine scientifico e tecnico assicuratevi anche che sia esattamente quello appropriato: le ciliegie non sono pomodori piccoli. Se il vostro racconto ha un rimando preciso ad un determinato periodo della storia terrestre, controllate anche che quella tecnologia o quella scoperta fossero noti al tempo del vostro racconto. Re Artù non mangiava il purè.
Purtroppo, oltre alla coerenza storica dei dati materiali, dovete fare caso pure alla coerenza dei comportamenti. Se piazzate la vostra storia in un contesto storico e/o geografico reale, non dovete solo documentarvi sui dati materiali: i vostri personaggi dovranno pensare e parlare come uomini e donne di quel tempo/luogo, non come il bidello del vostro liceo. Se descrivete Gengis Khan che esce dalla sua tenda, rappresentare correttamente quello che c'è là fuori è solo il vostro dovere; ciò non toglie che, se il condottiero è venuto fuori per fare una sfuriata ad un servo, il servo possa restare paralizzato dal terrore, cagarsi addosso, cadere fulminato, buttarsi ginocchioni, ma non possa rispondere "WTF".
Se proprio il "WTF" del servo o il purè di Camelot sono elementi centrali nella vostra narrazione, assicuratevi almeno di essere i Monty Python.

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